Questo è un post che avevo annunciato già scorrendo gli ultimi acquisti del mese di giugno, quando ho dichiarato di essere appena entrato in possesso di questo disco, e che avrei avuto da parlarne in modo più apprfondito. Il tempo necessario per assimilare tutto il considerevole materiale è trascorso, per cui adesso sono pronto a fornire la mia recensione di Luna, l'album partorito nel marzo di quest'anno da Stephan Bodzin e Marc Romboy.
Come è sucesso anche per le altre recensioni della rubrica musicale del blog, spendo prima due parole sugli autori, certo che risultino pressoché sconosciuti al pubblico. Entrambi sono nomi di grande rilievo, che già da diversi anni hanno assunto un ruolo centrale nel panorama elettronico internazionale. Marc Romboy è il fondatore dell'etichetta Systematic, che ha prodotto anche lo stesso Luna, e che da anni propone i lavori di gente come Robert Babicz, John Dahlback, Chelonis R. Jones e lo stesso Bodzin. Quest'ultimo è stato uno dei più importanti innovatori degli ultimi tempi, e lo si può considerare uno dei principali inventori della cosidetta "neotrance", quel genere di origine techno-minimal contaminato da melodie distorte che riesce tanto bene ad altri come James Holden, Dominik Eulberg ed Extrawelt. Il suo album Liebe Ist... del 2007 è una delle esperienze più musicalmente sconvolgenti dell'epoca. È facile immaginare come l'intersezione di questi due talenti possa generare tutto un mondo nuovo.
Anzi, in effetti più di uno. Perché a partire dal 2005 Bodzin e Romboy hanno iniziato ad allearsi per creare una serie di EP contenenti tracce ispirate ai satelliti del Sistema Solare. L'"ispirazione" non è da intendersi solo nel senso che tutti i pezzi sono battezzati con il nome di una luna, da Ariel a Phobos, da Tritone a (appunto) Luna, ma anche perché le sonorità utilizzate sono molto particolari, e non si fatica a definirle "spaziali", evocative del gelo degli spazi siderali, della vastità dei limiti cosmici, della scoperta di territori ignoti. Sto sparando cazzate? Pensate che non si possano sentire cose del genere in un pezzo musicale, tanto più quando è roba unzunz e (come si ostinano a sostenere i mainstreamer musicali) è tutta uguale? Ok, allora provate a sentire questo a occhi chiusi e ditemi cosa vi viene in mente:
(e se non vi avesse convinto il viaggio su Phobos, provate a raggiungere Triton, Io, Callisto, Telesto...)
Così, dopo alcuni anni di satelliti, gli autori hanno pensato che fosse il momento di mettere insieme tutto il lavoro svolto insieme, che aveva ottenuto un notevole successo, e tirarne fuori un album da distribuire finalmente anche su cd, per accontentare anche i più profani collezionisti come me. I due hanno scelto le tracce da includere nell'album (non tutte, purtroppo!), dimostrandosi tanto convinti del loro genio che si sono azzardati ad inserire anche i "synthappella", ovvero i synth puliti da ogni altra componente delle tracce, in modo che il puro suono lunare da loro concepito possa essere apprezzato.
Ma questo non sarebbe bastato. Oltre al cd con i singoli, hanno ben pensato di aggiungere anche un cd mixato dei pezzi, nelle loro versioni originali e remixate, con anche qualche interessante mash-up di mix dello stesso mondo. Un viaggio che parte e si conclude su Hydra, toccando le atmosfere di Hyperion, Puck, Pandora, Mab, che offre una varietà di suoni eccellente, in un set che si ascolta e si riascolta volentieri.
Ma nemmeno questo sarebbe bastato. Luna doveva essere qualcosa di memorabile, e per questo Bodzin e Romboy hanno gettato i loro pezzi in un'arena di agguerriti remixer, che si sono cimentati nel reinterpretarli secondo il loro stile più caratteritico. Il risultato è il terzo cd, che contiene 34 tracce in formato mp3, opera di una schiera di remixer che fa sfigurare qualunque operazione realizzata prima d'ora. Raramente si trovano nello stesso disco lavori di mostri leggendari della techno come Chris Liebing e Speedy J, accanto a nuovi talenti del calibro di Gregor Tresher e Martin Buttrich. Le varianti introdotte da questo esercito sono impressionanti, e vanno dai 26 minuti di minimal introspettiva di Minilogue alla techno-funk di Gui Boratto, dal beat deciso di Joris Voorn al dub di Moritz Von Oswald, dai malinconici suoni avvolgenti di Domink Eulberg a quelli disarmonici di Stimming. Una raccolta che si legge con l'acquolina in bocca, e che durante l'ascolto riesce a evocare farfalle nello stomaco, fremiti nelle gambe, brividi lungo la schiena, per concludersi infine con un senso di completezza memorabile. Personalmente adoro Callisto (forse anche perché è stato il primo pezzo di tutta la serie di Bodzin e Romboy che ho scoperto), sia nella sua versione originale che nel synthappella, oltre che nei due eccellenti remix di Voorn e Eulberg, differenti nello stile ma entrambi validi nell'affermare a loro modo la musica a cui si ispirano.
Il tutto confezionato in un elegante cofanetto nero, con i tre cd avvolti nella custodia di cartoncino il cui fronte riporta una porzione del titolo dell'album, e un libretto di una decina di pagine che invece di riportare autori, copyright e amentià simili, si occupa di fornire le schede dei diversi satelliti tirati in causa, riportando immagini e dati salienti di ognuno di essi. Perché in fondo siamo dei nerd, e ci piace farlo vedere.
Luna non è un album come quelli, seppur ottimi, che escono ogni mese. È una pietra miliare, un evento epocale che difficilmente si ripeterà, e che chiunque apprezzi l'elettronica dovrebbe cogliere prima possibile.
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