Rivedere i film da adulti

Non vorrei che il titolo di questo post fosse letto con l'enfasi sbagliata: non si parla di "film da adulti", di quelli che danno dalle 22 in poi su Cielo, ma di film di qualsiasi genere, rivisti in età adulta.

Tutti abbiamo dei film che da bambini/ragazzini abbiamo visto e rivisto fino a imparare le battute a memoria. O almeno, tutti quelli fino alla mia generazione. Non so le leve da 2000 in poi come se la passano in questo senso, per dire, non so nemmeno se capiscono le citazioni dei Simpson che per me fanno parte del patrimonio culturale dell'umanità, ma questo è un altro discorso. Partiamo dall'assunto che esistono dei film che conosciamo alla perfezione, immagine per immagine, parola per parola, nota per nota. Quelli che quando avevamo otto, dieci, dodici anni continuavamo a riavvolgere e rivedere fino a smagnetizzare il nastro delle VHS. Il punto è: li conosciamo davvero, quei film?

Mi è capitato in tempi recenti di rivedere alcuni di questi film iconici della mia infanzia. E nonostante, appunto, conoscessi perfettamente il loro svolgimento mentre mi si presentava davanti, riguardandoli li ho capiti in modo del tutto diverso. Mi si sono presentati una serie di temi e significati che forse proprio in ragione della mia giovinezza non avevo colto. Facciamo un esempio pratico con tre di questi, sono film della metà degli anni 90 che hanno avuto un buon successo e sono ormai considerati dei cult: Jurassic Park, Jumanji, Independence Day.

Con Jurassic Park forse è più facile. Quando sei un ragazzino vedi i mostri, vedi gli inseguimenti e i raptor furbi come gatti. Questo è tutto quanto ti serve a farti contento, ed è ragione sufficiente a premere replay over and over. Ma rivisto adesso, con gli occhi di un adulto, noti che i dinosauri non sono il centro tematico della storia. Non sono nemmeno il vero nemico. Certo bisogna essere piuttosto superficiali per non capirlo, visto che ci sono una serie di battute che rendono la cosa piuttosto esplicita, durante il primo pranzo degli ospiti al parco, quando tutti gli invitati di Hammond si oppongono al suo progetto. Il tema è quello dell'illusione del controllo, di come sia facile credere di avere un potere sul mondo (animali, persone, eventi naturali) che invece può sgretolarsi in pochi istanti. La mancanza di controllo si manifesta da subito, quando durante il giro inaugurale i dinosauri non si mostrano ai visitatori, e in seguito la tempesta peggiora la situazione. Abbiamo poi il sabotatore interno all'azienda, un altro esempio di sottovalutazione, soprattutto per via della sua indispensabilità nella gestione del parco. Poi naturalmente i dinosauri, che non sono pericolosi in quanto "mostri", ma solo perché sono creature imprevedibili, di cui non sappiamo anticipare il comportamento nel mondo in cui si trovano. E poi si scopre che, ops!, anche il sistema di controllo sulla loro riproduzione non funziona. Nella seconda conversazione durante un pasto tra la dottoressa Sattler e John Hammond, il concetto viene ribadito, e si arriva alla conclusione che il controllo si può ottenere solo come illusione: era possibile forse al circo delle pulci, che era di per sé un'illusione, ma altrimenti non c'è modo di ottenerlo. Sarebbe semplicistico limitare la lezione di Jurassic Park a un monito contro i rischi della scienza. Certo, anche questo rientra nel tema, ma il film non è una parabola luddista. È l'arroganza umana, in termini più generici, a essere sotto accusa, perché tutti, protagonisti e anatagonisti, ne soffrono e tutti devono confrontarsi con essa, uscendone in modo tragico o vittorioso.


Passiamo a Jumanji. Ne ho parlato tempo fa quando è stato visto durante una Coppi Night, quindi posso rimandare anche a quel post per riprendere la mia interpretazione adulta della storia. Riassumendo, quella che si configura come un'avventura fantasy anche in questo caso con mostri e inseguimenti, funziona a un altro livello come metafora del rapporto tra genitori e figli. Lo vediamo fin da subito: il giovane Alan Parrish subisce la disciplina ferrea del padre e da questa cerca di sfuggire... salvo poi rimanere intrappolato nel gioco. Dall'altra parte, i due ragazzini degli anni 90 che riscoprono Jumanji sono orfani, ed entrambi elaborano il lutto convincendosi di aver avuto genitori terribili. Quando poi Alan torna nella civiltà, si accorgerà di usare con il piccolo Peter le stesse odiose parole che suo padre rivolgeva a lui. Ed è emblematico il fatto che il cacciatore della giungla che esce dal gioco per uccidere Alan è interpretato dallo stesso attore di suo padre (cosa che all'epoca non avevo notato).


Il caso di Independece Day è più complesso. Perché è un disaster movie dei più classici, quello che ha consacrato Roland Emmerich tra i registi più fracassoni del secolo, e una di quelle storie in cui il big american dream salva il mondo, perché chi altri può farlo? Pare difficile trovare un senso remoto in un film del genere, che è fatto apposta per spegnere il cervello e godere della distruzioni di quei cazzo di alieni tentacolati, tornatene a casa vostra EARTH FIRST!!! Eppure, a ben guardare, anche qui c'è un tema meno evidente, e lo si nota seguendo con più attenzione il background dei protagonisti. Il presidente (Bill Pullman), il pilota (Will Smith) e lo scienziato (Jeff Goldblum, anche qui) sono tutti dei falliti: sicuramente sono capaci, appassionati, ma non vengono presi sul serio. Lo scienziato viene considerato un paranoico, fissato per la tutela dell'ambiente, è stato mollato dalla moglie e non se ne fa una ragione; il pilota vorrebbe avanare di carriera per diventare astronauta ma viene continuamente scartato, e si è invischiato in una relazione con una stripper single-mother che non lo aiuterà; il presidente è accusato di inesperienza, non è al corrente degli affari della sua Nazione (non sa niente dell'Area 51) e viene continuamente scavalcato nelle decisioni dai suoi sottoposti: lo si vede bene nelle prime scene, in cui sono i suoi segretari a decidere come affrontare la minaccia, contraddicendolo apertamente. Anche l'ubriacone reduce del Vietnam che racconta di essere stato rapito si rivela alla fine come l'eroe determinante per la sopravvivenza dell'umanità. Ecco il tema nascosto, dietro gli abbagli dei laser ed esplosioni: la storia fatta dai numeri due, quelli che sono messi da parte perché reputati inadatti al loro ruolo. Certo questo non basta a fare di Independence Day un'opera di utilità sociale, ma contribuisce quanto meno a rendere la storia più avvincente.


Di seguito a questa riflessione, mi pare di vedere che questo secondo livello di interpretazione è quello che spesso manca nei sequel. Non ho visto il recente Jumanji quindi non parlo di quello, ma tutti i sequel di Jurassic Park (incluso il terribile Jurassic World, e non ho avuto ancora la forza di vedere Fallen Kingdom) e pure Independence Day Resurgence sembrano capaci di cogliere solo l'aspetto superficiale di queste storie, e non aggiungere nessun approfondimento, che poi non deve necessariamente essere lo stesso ma anche un tema diverso capace di dare più profondità alla storia e allo sviluppo dei personaggi. Invece no, come afferma il sempre profetico professor Ian Malcolm: "Siete saliti sulle spalle di altri per raggiungere questo risultato, e ora lo avete impacchettato e volete venderlo."

Conclusa la parentesi old man yells at people, vi invito a riprendere i film della vostra infanzia, quelli che siete convinti di conoscere alla perfezione, e rivederlo adesso, a distanza magari di vent'anni dall'ultima volta. Magari siete convinti di sapere tutto quello che contiene, ma come è successo a me potreste scoprire qualcosa, e apprezzarlo ancora di più. Ma occhio, non garantisco che sia una formula universale: può darsi anche che il vostro film preferito da bambini sia solo un film per bambini, e rivederlo distrugga i vostri dolci ricordi: i film di merda li sapevano fare allora come oggi. Procedete solo a vostro rischio, consapevoli di poter avere l'infanzia distrutta.

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