Dopo l'ottima Mother of Exiles, arriviamo a quella che mi è sembrata finora la puntata più debole della stagione. Intendiamoci, non è un episodio inutile, la trama procede e assistiamo a un paio di snodi importanti, ma nel complesso sembra che in questo episodio ci fosse relativamente poco da comunicare.
Forse la cosa più importante che si ottiene da Genre è una backstory di Serac. Apprendiamo del suo rapporto con il fratello e l'avvicinamento a Dampsey (padre di Liam che era stato adescato da Dolores) in cerca dei fondi necessari per costruire il cervellone in grado di predire il futuro, Solomon (di cui Rehoboam è appunto il figlio). A questo punto i dubbi sulla reale esistenza di Serac si possono considerare archiviati, anche se non è detto che tutte le volte che lo abbiamo visto fosse presente in carne e ossa, visto che a quanto pare è parecchio indaffarato a smuovere l'assetto globale.
Le Person of Interest vibes salgono sempre di più, visto che scopriamo che l'origine di Rehoboam non è così diversa dall'origine della Macchina di Harold Finch, anche se viene usata per scopi più simli a quelli di Samaritan, cioè indirizzare il mondo su un percorso sicuro. Il dilemma di fondo di Serac è in effetti molto simile a quello di Finch: usare il potere di predizione per muovere le persone come si ritiene meglio, oppure lasciare a tutti la libertà di scelta? Anche se sappiamo che nel giro di trecento anni tutte le previsioni convergono sull'estinzione dell'umanità, è giusto lasciarli liberi e avviarsi a questa fine, oppure privarli della libertà è giustificato dalla necessità di assicurargli la sopravvivenza? Chiaramente Serac ha fatto la sua scelta, già quando ha deciso di isolare il fratello come uno degli outlier dal comportamento imprevedibile. Ma probabilmente anche tutti gli host in giro sono outlier, e sono proprio loro a provoare il distanziamento degli eventi reali dal modello predittivo di Rehoboam.
Una cosa interessante da notare, e che forse ho capito un po' tardi, è che a differenza della Macchina/Samaritan in Person of Interest, Rehoboam non sembra avere una sua coscienza propria. Contrariamente a quanto sembrava all'inizio, il supercomputer non è un'entità indipendente, ma soltanto un enorme algoritmo predittivo, sicuramente sofisticato ma che non fa altro che fornire a Serac informazioni sul suo orologio. Quindi per quanto potente, rimane comunque uno strumento e non un giocatore nella partita che si sta delineando. Certo, tutto potrebbe ancora cambiare o venire rivelato, ma al momento la situazione è questa.
In tutto questo, dove si colloca Dolores? Il suo obiettivo è quello di acquisire i dati di Rehoboam, come ha acquisito quelli nella Forgia, in modo da poter affrontare meglio i suoi nemici? Oppure sta cercando di mettere l'umanità sullo stesso percorso di presa di coscienza che ha vissuto lei, mostrando loro che la realtà che vivono è già stata programmata? Verso la fine della puntata fa proprio questo, invia a ogni persona la sua scheda personale elaborata da Incite, come aveva mostrato a Caleb qualche puntata fa. Questo innesca di per sé un certo caos, perché ognuno si trova a conoscere il proprio futuro previsto e in molti casi non è piacevole, oltre al pensiero stesso che qualcuno stesse progettando la loro vita. Ma Dolores si accontenta di instradare tutti nel loro personale Labirinto, oppure ha fatto questo soltanto come tappa nel suo piano più complesso?
Dall'altra parte abbiamo Caleb che forse è il punto debole di questa puntata. Continua a seguire Dolores e ci viene dato qualche altro indizio sul suo passato, che probabilmente non è quello che ha creduto. Ma arrivati a questo punto forse ci saremmo potuti aspettare un po' più di proattività da parte sua, mentre invece rimane ancora un personaggio passivo. Secondo alcune ipotesi sarà proprio lui la chiave di volta per scardinare il sistema, una sorta di Eletto cone in Matrix, un outlier zero che Rehoboam non riesce a fattorizzare nei suoi calcoli. Ma se così fosse verrebbe fuori una sorta di plot di predestinazione che svilirebbe di molto il suo ruolo, perché come abbiamo già detto in riferimento all'ultima stagione di Doctor Who, quando il protagonista è speciale allora non è speciale per niente. Se invece Caleb continuasse a essere uno qualsiasi (magari pure un outlier) ma che sceglie di fare la differenza allora le cose sarebbero ben diverse. Per una stagione che si basa interamente sul tema del free will questo sarebbe il minimo sindacale.
In Genre Caleb ha un'esperienza di alterata percezione, dopo una dose della droga Genre, che gli fa vivere la realtà come film di generi diversi, cosa che viene sottolineata con la musica, regia e fotografia. Stratagemma narrativo simpatico, che se non altro dà la possibilità a Ramin Djawadi di sbizzarrirsi con l'uso di colonne sonore e cover (da segnalare quella di Space Oddity), ma non aggiunge niente di particolarmente rilevante se non una battuta finale "che genere è questo?" "la realtà". Questo meccanismo avrebbe potuto essere spinto di più e ne sarebbe nata una puntata davvero particolare, in cui si poteva sottolineare ulteriormente il confine tra vita vera e narrazione, con diversi livelli di metatestualità, ma invece la cosa rimane fin troppo blanda, poco più di una scelta stilistica.
Oltre a questo la storia di Serac fornita come una narrazione a posteriori con voce fuori campo contribuisce a dare l'idea di una puntata un po' frettolosa,
avrei preferito un episodio intero dedicato alla gioventù di Serac e al suo rapporto conflittuale con il fratello. Fatto così rimane grossolano, capiamo il dramma a livello razionale e non emotivo, e così non sentiamo davvero il tormento del personaggio.
Insomma un episodio di transizione, necessario ma forse non abbastanza caratteristico, che si perde con un giochetto forse superfluo. La cosa incoraggiante è che la diffusione delle schede personali Incite che Dolores esegue verso la fine, in un altro show sarebbe stato il climax della stagione, mentre qui arriva a tre puntate dalla fine. Questo vuol dire necessariamente che il finale alzerà ulteriormente conflitto e posta in gioco, quindi ci possiamo aspettare qualcosa di grandioso.
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