Non è passato molto in termini di minutaggio da Into the Wild Green Yonder, il lungometraggio che avrebbe dovuto essere la conclusione dell'intera serie, che l'evoluzione torna a essere il tema centrale di un episodio. Nel film due forze opposte lottavano fin dai primordi dell'universo per affermare la più fiorente biodiversità o la più spietata selezione naturale; in A Clockwork Origin (è necessario che faccia notare a cosa si riferisce il titolo?) è invece il processo evolutivo che a partire da creature semplici conduce agli esseri senzienti ad essere messo in discussione.
Dopo un'introduzione in cui il Professore è sfidato da un rivale sostenitore del creazionismo a individuare l'ultimo "anello mancate" tra l'uomo e la scimmia, la scena si sposta su un pianeta alieno, sul quale viene innescato per errore un processo evolutivo a partire da microscopici nanobot. Con l'usuale efficienza robotica, le macchine si sviluppano rapidamente, e si assiste così a tutte le fasi della storia zoologica della Terra, riprodotte su base metallica invece che organica.
L'intento degli autori è chiaro: le pretese del creazionismo vengono demolite in più occasioni, ma come in Proposition Infinity la componente didascalice non è monopolizzante, e sebbene è chiaro quale sia la tesi che si vuole avvalorare, non si tratta semplicemente di un gioco al massacro delle teorie creazioniste. Nel finale anzi viene lasciato uno spiraglio di dubbio anche per i fautori dell'evoluzione, e un possibile punto di contatto tra le due teorie (anche se non è corretto equipararle, dato che una è ormai un paradigma scientifico accettato, l'altra è un'immane cazzata superstiziosa; per esercizio individuate quale è quale). L'episodio riesce soprattutto a essere divertente, con una serie azzeccata di battute e gag visive, e risulta anche molto spettacolare nella sua riproposizione delle creature terrestri in forma robotica. E, siccome so che ci avete pensato subito, voi nerd là fuori, posso confermarlo: ci sono anche i dinobot! Anche il subplot, in cui viene formata un'altra coppia inconsueta (Zoidberg + Cubert), funziona a dovere come intervallo nella trama principale, e fornisce un'ottima battuta finale.
Da rilevare come, per la prima volta esplicitamente, in Futurama faccia la sua comparsa il Flying Spaghetti Monster, divinità della Chiesa omonima, nata proprio in reazione all'ondata di creazionismo che si è diffusa negli USA a partire da alcuni anni fa, e che già in altre occasioni era stato visto, più come easter egg che come un vero personaggio, all'interno di episodi precedenti. Voto: 9/10
Non sono mai riuscita a farmi piacere Futurama, troppo simile ai Simpson senza essere i Simpson :)
RispondiEliminaPerò lo descrivi in modo molto accattivante.
le affinità sono innegabili, e il discorso sarebbe molto lungo.
RispondiEliminaperò, quello che credo distingua maggiormente le due serie, è l'assenza, in Futurama, di "morali". mentre i Simpson è sostanzialmente una sit-com animata, in cui i personaggi hanno delle avventure e da queste "imparano" qualcosa, Futurama è molto più orientata alla storia. il che non vuol dire che i personaggi non abbiano sviluppo, dato che la continuità è anche superiore a quella dei Simpson.
levaci poi quella parte di cultura americana del XX secolo, che a volte noi inquadriamo anche male, e sostituiscila con una dose abbondante di nerdosità... ecco, così ci si avvicina dai Simpson a Futurama.
ma come ho detto sarebbe un discorso molto ampio, e mi pare di aver parlato anche troppo per essere un commento di un mio post.