A me non piace il carnevale. Non so se sia perché non condivido l'entusiasmo del mascherarsi, o sia il forzato buonumore a insospettirmi, ma è una festa che non mi ha mai esaltato. Nonostante questo, proprio per stasera ho in programma di buttarmi nei rioni viareggini (per la prima volta nella mia vita), e come poco tempo fa è avvenuto coi porri, potrei anche scoprire di essermi perso qualcosa. In ogni caso, mi è sembrato che questo fosse il giorno giusto per parlare di un libro di cui ho promesso un approfondimento.
Si tratta di Carnevale, un'antologia pubblicata all'inizio di quest'anno da Edizioni XII. Ne voglio parlare perché dopo il mio sfogo di qualche mese fa sulle scelte di autori italiani pubblicati da Urania, mi sento in dovere di portare dei controesempi virtuosi di quella che ritengo sia la buona letteratura fantastica di casa nostra. Così, dopo aver dedicato uno spazio al romanzo Pinocchio.2112 di Silvio Donà, ora mi occupo di questa raccolta.
Non mi soffermo sull'ottimo catalogo delle Edizioni XII, se non per sottolineare che non ho utilizzato questo aggettivo a sproposito. Carnevale è il secondo libro della collana "Camera oscura", la sezione antologica del catalogo della casa editrice. Anche il metodo di selezione dei lavori sarebbe interessante, soprattutto per quanti conoscono le dinamiche della piccola editoria, ma non è questa la sede adatta.
Carnevale è una raccolta di 12 racconti che contengono tutti un elemento in comune: sono ambientati a Venezia, durante il giovedì grasso del carnevale 2009. In ognuno di essi la città non è solo un fondale, ma parte integrante e determinante della trama. Come ho già scritto nell'ultimo rapporto letture, Veneiza si può considerare a sua volta un personaggio della raccolta, e lo si capisce subito dall'evocativa copertina disegnata da Diramazioni. Ma i veri protagonisti di Carnevale, come in effetti avviene davvero durante i festeggiamenti, sono le maschere. Infatti, ogni racconto ruota intorno a una specifica figura tradizionale del carnevale: da Colombina ad Arlecchino, dalla bautta alla moreta, da Brighella a Pulcinella, e visto che ne ho già rivelati metà non mi sembra il caso di citare anche gli altri. Si tratta di racconti di genere fantastico, principalmente riconducibili a qualche filone horror, ma con inserti di fantascienza e weird.
Ne parlo come di esempio virtuoso, perché, semplicemente, i racconti sono belli. È una caratteristica tutt'altro che scontata, se si considera il livello medio della qualità delle antologie rintracciabili in giro. In un mercato che si basa esclusivamente sul romanzo, relegando il racconto a opera "minore", per la quale non vale la pena di impegnarsi, trovare una raccolta che si prefigge esplicitamente di raggiungere un alto livello con le opere di dodici (anzi, in effetti quattordici, ma spiegherò in seguito) autori diversi è di per sé un'eccezione. Quando poi questo obiettivo viene anche raggiunto, il piccolo lettore di antologie fantastiche che solitamente si sente snobbato dalle grandi case editrici ha di che gioire.
Se si esclude la presenza dell'ospite straniero Michael Laimo (che io non conoscevo, ma a quanto pare è un esponente di spicco dell'horror internazionale), gli autori sono tutti italiani, e si possono di fatto considerare "esordienti", anche se alcuni hanno già diverse e interessanti pubblicazioni alle spalle. Non credo sia appropriato soffermarsi sui singoli racconti, dato che per sua natura un racconto è più "concentrato" di un romanzo, e anche un breve commento rischia di rovinare il piacere della lettura. Posso comunque accennare qualcosa di quello che si può trovare in Carnevale: un guardiano infernale alla ricerca di uno dei suoi prigionieri fuggito dalla bolgia, un agente di un improbabile servizio segreto paranormale che cerca di stabilire contatto con un nuovo alleato, una divinità della laguna evocata per errore che torna a camminare tra gli uomini, un viaggiatore temporale a caccia di se stesso, un complotto vecchio di secoli per far tornare la Serenissima Repubblica al suo antico splendore. Eccetera. La qualità è di livello medio-alto, e se alcuni racconti non si possono definire entusiasmanti, di certo nessuno è brutto o fuori luogo. Ognuno è costruito in modo equilibrato, scritto bene e perfettamente contestualizzato. Ci sono poi delle punte di eccellenza che non si possono notare: sfido chiunque a non provare il minimo segno di inquietudine dopo aver letto Peste di Samuel Marolla. Non faccio mistero delle mie tendenze fantascientifiche (sì, l'ho confessato anche ai miei genitori e l'hanno accettato), per cui potrebbe essere giudicato imparziale il fatto che i due racconti più sf della raccolta (Carnem levare di Stefano Andrea Noventa e Distorsione di J. Romano) mi sono piaciuti parecchio, ma magari chi legge è a sua volta appassionato di fantascienza e apprezzerà il consiglio. Se invece cercate qualcosa di più cupo, potete provare con La Caìgo di Marica Petrolati, mentre per chi vuole una storia più leggera (ma tutt'altro che banale) c'è Una sola notte di David Riva.
Fin qui ho parlato dei dodici racconti. Ma poco fa ho parlato di quattordici autori: chi sono gli altri due? Ecco qui un'altra caratteristica unica di Carnevale: la cornice. Ian Delacroix e Mario Cella si sono sono occupati di scrivere, tra un racconto e l'altro, una storia che le racchiudesse tutte, aumentando in questo modo la coesione dell'intera raccolta. Le storie quindi non sono solo ambientate tutte a Venezia intorno al 19 febbario 2009, ma sono tutte tra loro collegate attraverso questo stratagemma, un "metaracconto" che a sua volta si svolge durante il carnevale in città, e oltre a fare da interludio tra i racconti li rende tutti maggiormente interdipendenti. Ora, devo essere onesto: non è che l'effetto sia riuscito benissimo: in effetti la cornice non è determinante, e si potrebbe benissimo leggere solo i racconti senza perdersi niente. Ma se la si considera come un modo per amalgamare utleriormente le dodici storie, e col senno di poi si riescono a cogliere tutti i riferimenti, allora essa si rivela un piacevole valore aggiunto, ulteriore testimonianza dell'intenzione di creare una raccolta omogenea piuttosto di un pout-pourri di storie diverse.
Bene, non ho ancora detto nulla delle illustrazioni? Ho parlato della copertina eseguita da Diramazioni, ma il duo di illustratori ha realizzato anche una tavola a colori ispirata ad ogni racconto, inserita in apertura dello stesso. E non stiamo parlando di schizzetti fatti a inchiostro, ma di roba come questa (e le altre due che ho sparpagliato più su):
Con le illustrazioni, il libro non solo è un'ottima lettura, ma diventa anche uno stupendo "oggetto" in senso strettamente materiale, un aspetto che qualunque bibliofilo non può ignorare, almeno fino a quando gli ebook non ci seppelliranno tutti. A questo proposito, sul blog di Edizioni XII sono stati pubblicate le tavole affiancate dalle interviste agli autori dei raccoti corrispondenti. Date pure una sbirciatina, anche se per il rischio spoiler non so se vi conviene leggere i commenti prima dei racconti stessi.
A questo punto, credo di aver chiarito perché considero Carnevale un esempio di come non solo i buoni romanzi, ma anche i buoni racconti esistono davvero, e per chi ha fame e sete di storie appassionanti possa trovare di che saziarsi e dissetarsi. Insomma, io faccio del mio meglio per mostrarvi la strada, poi sta a voi valtutare se intraprenderla. Qualora lo vogliate, Carnevale si trova con un po' di fortuna (o meticolosità) in parecchie librerie (Feltrinelli e Mondadori tra le altre), o altrimenti sull'e-shop di Edizioni XII. Nel secondo caso, magari vi ci scappa anche un SegnaCorto, e se siete fortunati vi arriva il mio. Che volete di più?
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