Si comincia con un classico.
Eric Frank Russell è un autore di
fantascienza che forse non rientra tra i Grandi Nomi citati spesso, ma la sua attività è stata senza dubbio di rilievo, in particolare agli albori del genere, e quanto letto di lui finora non mi ha mai deluso. In questo
Schiavi degli invisibili (cioè:
Sinister Barrier), Russel parte da alcuni fatti inspiegabili ("dannati" in senso fortiano, come
le piogge di animali e le morti improvvise di persone con assurdi elementi in comune) e cerca di condurli tutti a un'unica spiegazione, che si può tutto sommato riassumere nella citazione proprio di Charles Fort: "siamo tutti proprietà altrui". La storia procede come una vera e propria indagine, con i primi indizi che vengono messi insieme e conducono lentamente alla soluzione: la scoperta di una specie di esseri eterei, invisibili, che alleva gli umani come greggi da cui mungere le emozioni di cui si nutrono. L'idea è estremamente intrigante, e gli esempi portati a favore della tesi rendono tutto alquanto inquietante e
credibile, al punto che si arriva a chiedersi se non possa davvero essere vero che siamo controllati dai Vitoni. I personaggi sono forse leggermente stereotipati, ma il ritmo è così rapido, tra azione e successive rivelazioni, che si procede senza intoppi fino al confronto finale con i nostri padroni.
Voto: 8/10
I vermi conquistatori è invece un libro recente, scritto nel 2005 da
Brian Keene e portato in italia nel 2009 da
Edizioni XII. Keene si conferma in questo romanzo maestro dell'
horror internazionale, con una storia che parte da un diluvio intenso e globale, tanto da sommergere buona parte della superficie terrestre, al quale si accompagnano in seguito creature mostruose e devastanti che emergono dalle profondità della terra e dei mari. Il tutto è narrato dal punto di vista di un solitario campagnolo ottantenne, che se pure sembra aver perso quasi tutto nella sua vita non si lascia sconfiggere dall'evidente apocalisse che sembra intenzionata a cancellare l'umanità. Il libro si fa da subito avvincente, e anche nelle prime fasi, più lente e meno spaventose, pone le premesse per l'orrore che viene evocato in seguito, raccontato dal protagonista e dai suoi improvvisati compagni. Le descrizioni sono accurate e evocative, e ogni dettaglio riesce a rendere appieno l'idea della fine di tutto.
Voto: 8/10
Dopo averlo ignorato sullo scaffale per almeno cinque o sei anni, ho deciso di aprire la raccolta dei
Premi Hugo 1995 - 1998, edita dalla
Nord e curata da Piergiorgio Nicolazzini. In effetti in questo volume sono raccolti solo i racconti o romanzi brevi, e non i romanzi completi che si spera siano stati pubblicati a sé. Il livello qualitativo è naturalmente medio-alto, e gli autori (quasi tutti nomi noti: Resnik, Steele, Martin, Willis, Sterling...) spaziano sui temi più classici: dal contatto con alieni al viaggio nel tempo, dall'ucronia alla storia di civiltà ormai scomparse. Da segnalare che contiene il romanzo breve
Sangue di drago di George R.R. Martin, che in pratica è la prima parte delle
Cronache del Ghiaccio e del Fuoco che si svolge nel Dothrak e vede come protagonista Daenarys. Non so poi se fosse nato come storia a sé, in seguito espansa con la storia del Westeros, o Martin l'avesse isolato all'interno del romanzo intero.
Voto: 8/10
Seconda origine, a quanto pare, è un romanzo molto noto in Spagna, o almeno in Catalogna. Il suo autore,
Manuel de Pedrolo, pare infatti sia uno dei maggiori scrittori moderni catalani, e probabilmente il più importante in ambito fantascientifico. Questo romanzo parte da un'istantaneo sterminio dell'umanità, a opera di non meglio precisati dischi volanti, alla quale sopravvivono solo due ragazzini. I due comprendono subito la situazione, e si danno da fare per rimettere insieme i pezzi della civiltà perduta. La storia ha quindi innanzitutto un'impostazione survivalista, ma nelle azioni e dialoghi dei protagonisti non si nota tanto lo sforzo per sopravvivere, quanto la volontà di creare qualcosa di nuovo, di autentico, con impegno e responsabilità (verso il passato e verso il futuro). Il libro è scritto in modo insolito, suddiviso in "versetti", che la fittizia postfazione dell'editore chiarisce, aggiungendo una dimensione intertestuale alla storia. Portato in Italia da
Atmosphere libri,
Seconda origine è un libro forse più adatto ai "ragazzi" (infatti in Spagna per molto tempo è stato fatto leggere nelle scuole, quando da noi si legge
I Malavoglia...) ma non per questo banale o ingenuo.
Voto: 7.5/10
Di
Chuck Palahniuk ho letto praticamente tutto. E so quello che si dice di lui: che ormai è un autore finito, che va avanti per inerzia, che i livelli di
Soffocare e
Fight Club non li raggiungerà mai di nuovo. Ora, a parte che tra i suoi libri i miei preferiti sono
Diary e
Rant (in italia:
Rabbia), che molti dicono appartenere già alla parabola discendente, in ogni caso credo che non sia tanto la bravura dell'autore a venire meno, quanto la "freschezza" del suo stile particolare, fatto di ripetizioni e citazioni e leit-motiv che si ripetono alla nausea nel corso di ogni libro. Se si accetta che i romanzi di Palahniuk sono
così, se ne può godere comunque. Infatti, anche
Tell-All (in italia:
Senza veli) è scritto in questo modo, stavolta applicando la formula al mondo delle stelle del cinema degli anni 50-60. Protagonista/narratrice è l'assistente di una di queste superdive in declino, che racconta della vita assurda della sua padrona e dei tentativi ancora più assurdi del suo amante di assassinarla. Come sempre, il tono è volutamente ironico, con momenti quasi grotteschi, ma capace di evocare ciniche riflessioni e in grado di sorprendere in più occasioni. Una buona prova, come sempre.
Voto: 7.5/10
Infine, terminata il mese scorso ma iniziata ad agosto, la lettura di
365 racconti horror per un anno, raccolta di 365 racconti horror (chi l'avrebbe mai detto?) realizzata dalla Delos grazie al contributo di altrettanti autori italiani. Ora, mi rendo conto che l'horror, specialmente compresso in una sola pagina, è un genere difficile, perché si cade presto nel cliché, ma quando si fatica tanto per leggere un libro vuol dire che qualcosa non va. In effetti, tra tutti, i racconti meritevoli sono una percentuale esigua (direi meno di un quarto), quelli memorabili forse meno di dieci, mentre un'altra parte mi è risultata del tutto incomprensibile. Classidicazione, questa, che prescinde dalla presenza di "autori noti" (quelli in copertina), che non si discostano dal livello medio degli sconosciuti (
me incluso). Era mia intenzione segnalare i giorni corrispondenti ai racconti migliori, ma mi sono dimenticato di farlo volta per volta e a libro finito, mesi e mesi dopo la lettura, non sono più riuscito a ritrovarli. Nel dubbio, credo che possiate evitarlo senza soffrirne troppo.
Voto: 4/10