Gli affezionati seguaci del Coppi Club (se ce n'è qualcuno, lì fuori, alzi la mano) avranno notato che l'ultimo post pseudorecensorio risale a due settimane fa. Il 17 luglio infatti ospiti internazionali mi hanno costretto a saltare la serata. Per gli archivi posso riferire che è stato visto il recente film Unknown, che sul mio blog sarebbe stato decisamente in tema, ma non posso fare il mio resoconto, per cui passo a parlare del film di domenica scorsa, che appartiene a una selezione approntata da me.
Dopo due film piuttosto deludenti, c'è voluto il mio intervento per riportare sugli schermi del Coppi Club qualcosa di davvero interessante. Il nuovissimo film di Duncan Jones, interpretato da un efficace Donnie Darko con la barba mal rasata, ha conquistato la variegata platea del Club. Il film parte da un'idea già sfruttata in altre occasioni: rivivere ripetutamente uno stesso intervallo di vita, e scoprire le differenti conseguenze delle differenti condotte. Ma questo è solo lo spunto, perché in realtà c'è molto di più: la missione anti-terroristica che il soldato Stevens è stato incaricato di compiere infatti aggiunge una dimensione di complessità, oltre a imporre una scadenza per i tentativi che gli è concesso di compiere. Aggiungendo a questo la vicenda personale del protagonista, si ottiene una storia che risulta completa e coinvolgente sotto ogni punto di vista.
Mi piacerebbe parlare di più di questo film, che nonostante lo scetticismo iniziale alla vista dei primi trailer sono stato convinto a provare da un post iguanoide, perché mi ha davvero convinto, e oso definirlo uno dei migliori film di fantascienza che abbia mai visto. Anzi, posso dire che questo è il tipo di fantascienza che più rende giustizia a un genere che troppo spesso è vittima di aberrazioni, che da genere fondato per definizione su idee brillanti lo riducono a una semplice scusa per divertirsi con la CGI. In Source Code non c'è quel dispiegamento di effetti speciali che rendono tanto appetibili i trailer, ma una volta digerito il film lasciano vuoto come una cena a base di sushi. In questo film lo spettatore viene trattato con grande rispetto, gli vengono concessi tutti gli strumenti per arrivare a comprendere quello che sta vedendo, senza esagerazioni né in un senso che nell'altro nella difficoltà di gestione della trama.
Mi piacerebbe parlarne di più, dicevo, ma non voglio farlo, perché è uno di quei film che devono essere sperimentati e goduti, e in cui ogni particolare rivelato anche per sbaglio può rovinare il piacere della visione. Aggiungo solo che, per quanto mi riguarda, Source Code sarebbe stato già perfetto se fosse finito con quel fermo immagine (quello, non posso dire altro: guardatelo!). La sequenza successiva apre un mondo di possibilità ancora più ampio, e lascia forse qualche dubbio sul destino di tutte le iterazioni dell'incidente che si sono viste in precedenza. Grazie a quel tocco finale, una volta arrivati ai titoli di coda il cervello non smette di macinare, e si continua a pensare, ipotizzare, immaginare. Questa è la fantascienza che piace da queste parti.
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