Tutti i membri del Coppi Club hanno delle caratteristiche peculiari che si traducono in un loro modo di intendere e apprezzare l'arte cinematografica, influenzando così la scelta dei film da proporre per le loro serate da Anfitrioni. Così, come la settimana precedente era il turno del membro dedito al peggior cinema trash (e si sono visti i risultati), questa domenica a scegliere la rosa dei proiettabili era l'elemento la cui cultura filmografica si compone di due parti: i film visti da ragazzino, e quelli di cui vede i trailer in tv. La cosa è ormai tanto assodata che il suo turno è ormai definito "serata blockbuster". Che poi non è necessariamente una cosa negativa, perché alcun film che hanno un ampio riverbero mediatico sono comunque buoni.
Ma domenica scorsa non è andata bene. Anch'io mi sono fidato di Zemeckis, pensando che qusto Romancing the Stone avrebbe potuto essere un buon filmetto d'avventura in qualche paese esotico, con una buona dose d'azione e humor. Qualcosa alla Grosso guaio a Chinatown, che mi sarei visto volentieri. Questo film invece si è rivelato di tutt'altra risma.
Zemeckis deve aver pensato, visto il successo del primo Indiana Jones di qualche anno prima, che bastasse prendere un eroe rude ma dal cuore d'oro, una fanciulla un po' impacciata ma coraggiosa, uno scagnozzo imbranato, un cattivo dalla faccia cattiva, shakerare il tutto con una mappa del tesoro e guarnire con un coccodrillo per avere un buon film d'avventura. Ma la rricetta di Spielberg non gli è uscita così bene, e il risultato è un Indiana Jones farlocco, decisamente sotto tono. L'azione non è abbastanza attiva, le gag non sono incisive, e i personaggi, necessariamente stereotipati, non hanno quel guizzo in più che servirebbe per farli passare da macchietta ad antonomasia. Buone le prestazioni degli attori, ma è l'insieme a non essere incisivo.
Tenetevi la pietra verde (di cui peraltro si scopre l'esistenza a tre quarti di film) e ridateci l'arca perduta!
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