Ultima uscita delle
Edizioni XII è l'antologia
Carnevale, che mi sono procurato subito e ho voluto leggere prima possibile. Qualcuno potrebbe ricordare le
ottime impressioni lasciate da altri libri della stessa casa editrice (e qualcun altro potrebbe anche notare che si tratta di quelli che mi hanno fatto finire su un
segnalibro), e in questo caso devo ripetermi negli elogi per il lavoro svolto da questa combriccola. In
Carnevale dodici racconti di carattere principalmente horror (ma con qualche incursione anche in altri generi come la fantascienza) si incrociano a Venezia durante il giovedì grasso del carnevale 2009. I dodici lavori, tenuti insieme da una cornice che aumenta la loro interdipendenza, sono tutti di livello più che buono, con alcune punte di eccellenza. Non mi dilungo sui singoli racconti sia perché l'ho già fatto
qui (warning, spoiler ahead!), sia perché, quando sarà il tempo, forse parlerò più ampiamente di questo libro. Ma posso dire che attraversando Venezia seguendo storie e stili diversi che si combinano per creare una miscela univoca, sono riuscito a percepire davvero l'atmosfera di un luogo speciale, tanto che sono rimasto così affascinato e inquietato al tempo stesso dalla città che, un giorno, vorrò vederla.
Voto: 9/10
La mia biblioteca è composta quasi interamente da libri di narrativa. Sono rari i casi in cui divergo da questa linea e leggo testi di saggistica, forse perché sono convinto che per avere nuove idee non serva necessariamente farsele spiegare. Ma ogni tanto capita anche questo, e ringrazio qualunque entità superiore mi stia ascoltando di averlo fatto, perché
Il gene egoista di
Richard Dawkins è uno dei libri che più mi hanno sconvolto. Sì, proprio
sconvolto. Ma in modo positivo, nel senso di "scosso", "indotto a pensare". L'autore è attualmente noto soprattutto per il suo
attivismo pro-razionalismo, ed è l'esponente principale del cosiddetto ateismo radicale. Forse per questa sua posizione può apparire come un personaggio antipatico, ma non bisogna dimenticare che Dawkins è prima di tutto un biologo. La teoria che presenta in questo libro non è solo scientificamente corretta, ma rivoluzionaria sotto ogni punto di vista, illuminante a livello etico, storico, psicologico, artistico, architettonico, e, boh, metteteci qualsiasi aggetivo perché sarebbe comunque appropriato. Conoscevo già la teoria del "gene egoista" da altri scritti (avevo già letto
L'orologiaio cieco), ma nonostante questo leggere questo libro mi ha, ripeto, sconvolto (infatti poco tempo fa ho tratto da qui un
[quote], e presto estrarrò altri brani/argomenti interessanti). Tra l'altro, dopo aver letto questo libro si capisce perfettamente la prospettiva atea di Dawkins, e si arriva ad accettarla come naturale pur senza aver letto uno dei suoi ultimi libri dedicato proprio all'argomento,
L'illusione di dio.
Voto: 10/10 - best of the month!
Theodore Sturgeon non mi ha mai deluso. In questo
Nascita del superuomo, uno dei primi Urania Collezione
, un gruppo di bambini minorati in un senso, ma dotati di poteri straordinari in un altro, si uniscono (non in senso fisico) a costituire un unico essere super-umano, che verrà in seguito definito
homo gestalt. Come nei suoi migliori romanzi Sturgeon utilizza come protagonisti dei
freaks relegati ai margini della società e mostra in loro la vera umanità. Ma il senso di questa storia si ha nell'ultima parte, dove con grande forza viene mostrato il valore della morale e dell'etica, e viene affermata la natura dell'uomo in quanto individuo e specie.
Voto: 9/10
Credo di poter affermare che
A fire upon the deep, aka
Universo incostante, sia uno dei miei libri preferiti. Si tratta di una di quelle space opera contemporanee costituita non solo da esplorazioni e guerre interplanetarie, ma da rivelazioni sull'origine e destino dell'universo intero. A parte questo romanzo però,
Vernor Vinge non mi ha mai impressionato parecchio, pur dopo aver letto numerosi suoi racconti. Per questo ero leggermente scettico ad avvicinarmi ad
Alla fine dell'arcobaleno, temendo un'altra delusione. Ad abbassare ulterioremente le aspettative c'era anche la
polemica scatenata nei confronti di Urania dopo l'uscita del libro, a causa dei pesanti tagli operati sul romanzo (e a quanto pare, non solo su questo). Ma, alla fine, è andato tutto bene. In questa sorta di
Neuromante aggiornato all'inizio del XXI secolo, molti elementi vengono messi in gioco, e nonostante un inizio un po' fiacco la storia riesce a farsi avvincente, pur conservando qualche punto oscuro. Si spera che questa oscurità non sia rimasta a causa dei famigerati tagli...
Voto: 8/10
Anche nei confronti di
Stella variabile (uno dei titoli usciti nella breve collana Nuova Galassia di
Armenia) sono partito prevenuto, principalmente per il fatto che in copertina ci fossero due nomi:
Robert A. Heinlein e
Spider Robinson. Il cielo sa quanto sia scettico nei confronti di queste opere a quattro mani, dove accanto a un nome illustre se ne affianca uno di livello tutt'altro che notevole. Potrei chiamare sul banco degli imputati
Brian Herbert e Kevin J. Anderson, o anche
Eoin Colfer, ma non è questa la sede adatta. Ma questo signor Ragno non ha solo preso in affitto un nome da mettere sulla sua copertina per vendere di più: Robinson ha scritto una storia
alla Heinlein, ma a modo suo. Si sente che l'idea originale era di uno dei Maestri della fantascienza, ma il romanzo non sa di tentativo di imitazione. Nel tempo in cui l'astronave impiega a raggiungere Brazil Novo si ha anche modi di fare un sacco di considerazioni interessanti su storia, psicologia, musica, agricoltura, terraformazione, ninfomania eccetera. Inoltre il romanzo si conclude con una sorta di "making of", in cui Robinson spiega chiaramente come è arrivato ad essere l'autore di quest'opera perduta di Heinlein. Questo autore finora sconosciuto ha ottenuto tutta la mia stima.
Voto: 8.5/10
Relativamente irrilevante nel mese, letto in un giorno e mezzo (ma sono solo un centinaio di pagine),
Le stelle senzienti di
Lucius Shepard, pubblicato nella collana Odissea della
Delos, mi ha convinto poco. Una storia piuttosto banale, con strane creature sferoidali provenienti (forse) da un'altra dimensione che sembrano "coltivare" il talento, ma soprattutto tanto blaterare intorno al lavoro di un produttore di musica rock alla ricerca di nuovi talenti di cui, francamente, avrei fatto volentieri a meno. Ma il mese era già andato troppo bene per arrabbiarmi, quindi, a sto punto non ma la sento nemmeno di trattarlo male.
Voto: 5/10