Mi vergogno quasi a rilevare che a maggio ho letto solo quattro libri. Certo non è un'onta irrecuperabile come quella volta che ne ho letti solo due. Ma i miei quattro libri in un mese mi collocano già a un ritmo di lettura che corrisponde a circa il 5000% della media nazionale. Quindi non dovrei giustificarmi, no?
Eppure per me assimilare solo quattro titoli, quando ne ho sempre cento e passa in attesa di essere aperti, sembra quasi uno spreco. Quindi a posteriori ne analizzo le cause. A maggio la piccola defaillance è probabilmente dovuta a due libri piuttosto lunghi e uno la cui lettura si è rivelata difficile e quindi più lenta. E in più, nella seconda metà del mese ho letto "in parallelo" anche Steampunk!, ma avendolo terminato i primi giorni di giugno rientrrerà nel prossimo rapporto letture. In conclusione: io mi sono comportato bene, sono stati i libri stessi a mettermi in difficoltà più del solito.
Ecco il primo dei due libri lunghi: San Leibowitz e il Papa del giorno dopo, opera postuma di Walter M. Miller Jr. In realtà il libro conta meno di 400 pagine, niente di sconvolgente, ma il formato e l'impaginazione fanno sì che queste corrispondano probabilmente a oltre 600 pagine in un libro di dimensioni "standard". Inoltre, si tratta di un libro davvero denso, in cui ogni pagina contiene molte informazioni, per questo richiede una notevole concentrazione. Mi sembra inutile parlare più nel dettaglio del libro, dato che gli ho già dedicato un post intero, quindi vi rimando a quello per sapere cosa ne penso. Aggiungerò solo che è una lettura molto coinvolgente, che soffre del confronto con l'immortale capolavoro dell'autore Un Cantico per Leibowitz, ma soddisfa pienamente. È quasi romantico pensare che ho terminato di leggerlo in una chiesa arroccata su una collina, durante la celebrazione della prima comunione di mia nipote. Probabilmente chi mi ha visto commosso ha pensato che fossi preso dalla cerimonia. Voto 8.5/10
E ora un quiz: che cos'hanno in comune il libro di sopra e la novelization de Il Quinto Elemento? Se leggeste i libri fuori da qualunque contesto, la risposta sarebbe inevitabilmente "niente!", col punto esclamativo, perché uno è un grande libro e l'altro è una schifezza totale. Ma in realtà, entrambi sono stati "scritti" da Terry Bisson. Ho messo le virgolette perché, in tutti e due i casi, il suo contributo è più quello di un ghost writer che quello di un autore vero e proprio. Infatti, nel Papa del giorno dopo Bisson è stato contattato per mettere insieme il manoscritto incompleto e scrivere solamente alcuni capitoli mancanti (la differenza si nota, ma è assimilabile), e ne Il Quinto Elemento gli è stato chiesto di mettere su carta la storia del famoso film di (brutta) fantascienza di Luc Besson. D'altra parte, guardando il curriculum di Bisson, pare che lui lavori principalmente in questo modo, con novelization, fanfiction e adattamenti, da Star Wars a Star Trek a Superman. Il problema è che, in questo caso, il risultato è improponibile. Più che una novelization, questo sembra un libretto d'opera, che segue fedelmente le sequenze del film e le riporta pari pari, con tanto di stacchi di scena e cambi di prospettiva da una riga all'altra. Insomma, già il film è brutto (uno degli esempi più disgustosi di fantascienza che è tale solo perché siamo nel futuro e ci sono i mostri, ma si svolge come una favoletta insipida), ma il libro, a cui mi ero rivolto appunto alla ricerca di maggiore significato è del tutto inutile. Fortunatamente è corto e scivola via senza provocare traumi. Voto: 3/10
Ed ecco il secondo libro più lungo del normale: Il sogno del Vuoto di Peter F. Hamilton. Hamilton è uno dei maggiori esponenti di quella che viene definita "nuova space opera", cioè la riproposizione in chiave più moderna delle epopee galattiche in cui umani ed extraterrestri si trovano ad affrontare qualche minaccia cosmica, che andava forte agli esordi della fantascienza e poi si è assopita con l'emergere di altre tendenze. Negli ultimi anni la space opera è tornata, ed è "nuova" perché oggi basta infilare al punto giusto la parola "quantico" e si può tirare su una storia complessa senza necessità di doverla del tutto spiegare. Vabbè, in realtà questo è un genere che riesce a catturare, e alcuni dei migliori romanzi che ho letto ultimamente fanno proprio parte di qusesto genere. Penso a The Algebraist di Iain M. Banks, A Fire Upon the Deep di Vernor Vinge, Hyperion di Dan Simmons. In particolare, Hamilton è famoso per le sue opere ciclopiche, e questa non è da meno: la trilogia del Vuoto da poco completata è composta di tre libroni che Urania pubblicherà in seguenza (a maggio è uscito il secondo, Il tempo del Vuoto), ed è incentrata sul mistero del "vuoto" che occupa il nucleo della nostra galassia, una zona insondabile in cui, a quanto pare, alcuni umani sono riusciti a penetrare e costruire una sorta di mondo utopico in cui esistono telepatia e telecinesi. Da questo sottouniverso i sogni di uno degli abitanti del Vuoto raggiungono un umano, e dalla loro diffusione sorge un movimento pseudoreligioso che mira a un pellegrinaggio di massa all'interno del Vuoto. Il problema è che, a quanto pare, questo potrebbe "risvegliare" il Vuoto, che in passato ha già divorato parte della galassia e potrebbe rifarlo. La storia segue diversi personaggi, mostrandone le vicende che, a livelli più o meno evidenti, si incrociano, e nonostante sia sicuramente prolissa è comunque appassionante. C'è solo un grosso problema: questo non è il primo libro di una trilogia, ma al massimo la prima parte di un libro molto più lungo, perché non è conclusivo in nessun senso. Buona lettura, anche se lunga, ma da sostenere solo se si pensa di farcela anche con le 1200 pagine che mancano per completare la saga. Voto 7.5/10
E questo è invece il libro che mi è risultato difficile. Al pari di Hamilton, anche Greg Egan è il maggiore esponente di qualcosa: in questo caso la fantascienza hard SF, ovvero quella che si concentra sugli aspetti prettamente scientifici e speculativi. Il romanzo Incandescence ne è un perfetto esempio. Finora di Egan avevo letto principlamente racconti, e alcuni mi avevano sorpreso per la grande immaginazione e la potenza delle idee dell'autore; questo romanzo probabilmente è altrettanto ambizioso, ma forse si spinge troppo nell'illustrazione scientifica, mostrando per metà libro una razza di alieni insettoidi che, in pratica, scoprono le leggi della gravitazione e della relatività. Si assiste letteralmente ai loro esperimenti, agli errori, all'esposizione e verifica di teorie diverse... il che comporta alcune difficoltà, se si pensa che tutto avviene all'interno dei cunicoli scavati in un frammento di un pianeta, e tutto viene spiegato nella terminologia degli alieni. L'autore stesso deve essersi reso conto che era difficile immaginare quello che descriveva, e per questo ha creato un'applicazione che riproduce le condizioni degli esperimenti. Parallelamente agli insettoidi si svolge la vicenda di un umano e di quella che credo sia un IA, ingaggiati dalla razza più antica e potente della Galassia per scoprire la provenienza di un meteorite infestato di DNA. Anche qui, le due vicende (umana e insettoide) non si incrociano, e se si intusice il collegamento non è dato di sapere come ognuna delle due si concluderà. In definitiva, si tratta di un libro davvero impegnativo, che sicuramente ha del valore, ma che non sono riuscito ad apprezzare, forse perché mi ha fatto sentire stupido. Voto: 5/10
Nessun commento:
Posta un commento