[quote] # 12

Il [quote] che segue è tratto da Le Sirene di Titano di Kurt Vonnegut, un libro che avevo già trafugato per una citazione in una bustina di zucchero. Ma come ho spiegato a suo tempo, Vonnegut è uno degli autori che più riescono a ispirarmi, per cui non è raro che una sua opera mi coinvolga intensamente in più momenti.


Breve introduzione per poter comprendere il brano che segue. I due personaggi presenti, lo Zio e Boaz, si trovano su Mercurio, sul quale sono capitati dopo essere fuggiti dall'invasione della Terra da parte dell'esercito marziano (esercito di uomini, niente alieni). Su Mercurio vivono sottoterra in un intricato sistema di caverne, occupato, oltre che da loro, dagli Armonium, creature fosforescenti simili a stelle marine che stanno appiccicate alle pareti, e reagiscono (e si nutrono) di vibrazioni e suoni. In particolare, pare che gradiscono la musica suonata da Boaz. Quando finalmente lo Zio scopre il modo per riattivare l'astronave e tornare sulla Terra, corre dal compagno per invitarlo a prepararsi alla partenza, ma l'altro lo interrompe:

Boaz alzò la grossa mano destra, e fu un gesto tenero per chiedere silenzio, un gesto fatto da un uomo veramente grande. "Tu non dirmi la verità, Zio" disse Boaz "e io non la dirò a te." Si asciutò le lacrime col pugno.
Lo Zio non era mai stato capace di passare sopra quell'invito. Era una cosa che lo spaventava. Una parte della sua mente lo avvertiva che Boaz non stava bluffando, che Boaz conosceva realmente una verità sullo Zio in grado di farlo a pezzi.
Lo Zio aprì la bocca e la richisue.
"Tu vieni a darmi la grande notiza" disse Boaz. "'Boaz...' tu dici, 'presto saremo liberi!' E io mi faccio prendere dall'entusiasmo, mollo tutto quello che stavo facendo, e mi preparo a essere libero."
"E non faccio che dirmi che presto sarò libero" disse Boaz "poi cerco di pensare a come sarà, e tutto quello che riesco a vedere è la gente. Che mi spine di qua, poi mi spinge di là... e non le va bene niente, e si arrabbia sempre di più, perché niente la rende felice. E se la prende con me perché non l'ho resa felice, e allora tiriamo e spingiamo tutti un po' di più."
"E poi, improvvisamente" disse Boaz " mi ricordo di tutti questi strampalati animaletti che rendevo così felici, tanto facilmente, con la musica. E quando li vado a cercare scopro che sono morti a migliaia perché Boaz si era completamente dimenticato di loro, perché si era tanto entusiasmato all'idea di essere libero. E tutte quelle vite perdute io avrei potuto salvarle, se solo avessi pensato a quello che stavo facendo."
"E allora mi dico" disse Boaz "'Io non ho mai fatto nulla per la gente, e la gente non ha mai fatto nulla per me. Perché dunque voglio essere libero in mezzo a tutta quella gente?'"
"E allora ho saputo cosa ti avrei detto, Zio, quanod tu fossi tornato qui" disse Boaz.
Boaz ora lo disse: "Mi sono trovato un posto dove posso fare del bene senza fare alcun male, e io capisco che faccio del bene, e quelli cui faccio del bene sanno che lo faccio, e mi amano, Zio, più che possono. Mi sono strovato un focolare."
"E quando morirò qui, un giorno" disse Boaz "potrò dire a me stesso: 'Boaz, tu hai reso milioni di vite degne di essere vissute. Nessuno ha mai seminato più gioia di te. Non hai un solo nemico in tutto l'Universo.'" Boaz era diventato per se stesso gli affettuosi genitori che non aveva mai avuto. "'Dormi, adesso'" si disse, immaginandosi steso su un roccioso letto di morte nelle gortte. "'Sei un bravo ragazzo, Boaz'" disse. "'Buonanotte.'"

A parte la commovente immagine di queste fragili creature che soffrono per la mancanza della musica e muoiono per essa, ho voluto riportare questo estratto perché contiene un altro concetto importante. Lo Zio e Boaz, nelle caverne di Mercurio, erano prigionieri: prigioneri per definizione, perché chiusi in uno spazio in cui non avevano desiderato di arrivare, impossibilitati a uscirene e ad avere contatti col mondo esterno. Eppure, anche lì, Boaz era riuscito a trovare una ragione di vita, e non solo: "un posto in cui posso fare del bene senza fare del male". Per lui, la prospettiva di morire sapendo di aver reso felici milioni di Armonium è sufficiente a renderlo sereno. Non c'è altro di cui abbia bisogno.

È comprensiblie: perché voler essere liberi in mezzo alla gente, quando questa non ha mai fatto niente per te e viceversa? Ci può essere altro, ci può essere di più, oltre a quello che è il mondo in cui viviamo, fatto di persone, di edifici, di rumori. Ci sono cose che possono anche sembrare una prigione, ma che rappresentano l'occasione per tirare fuori tutto quello che si è in grado di dare, per quanto poco sia. E questo è un messaggio davvero confortante.

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