Sarà che ho appena finito di leggere
Memorie di un cuoco d'astronave, e mi trovi quindi predisposto alla cucina "esotica", o quanto meno insolita. E sarà che il motto del protagonista "vesti a gusto degli altri, ma mangia a gusto tuo" mi sembra proprio una bella frase. E sarà anche che con la frittata di cipolle e porri di stasera è bene che rimanga alzato ancora un po', ché mettermi a letto così presto potrebbe rivelarsi letale. Insomma, forse in un altro momento la notizia che l'ansa si è preoccupata di recapitarmi via sms non mi avrebbe colpito, ma in questi giorni sono molto recettivo all'argomento.
La
notizia in questione è quella di un ragazzo di Firenze (che mi è affine tanto per età quanto per collocazione geografica) ha ucciso e mangiato il cane della sorella. Non mi soffermo sul fatto che il protagonista della vicenda è definito "senza fissa dimora", viveva in un casale abusivo ma nonostante questo era attivo su facebook, da cui anzi è partita la segnalazione. Per quanto mi sia difficile far combaciare questi particolari, non è quello che mi interessa.
A insospettirmi è l'immediata levata di scudi in difesa dei diritti degli animali. Intendiamoci: io non riuscirei mai ad ammazzare una bestia, e se non avessi la fortuna di poter scambiare qualche euro con un animale già ucciso, dissanguato e affettato, credo che la carne non rientrerebbe nella mia dieta. Inoltre, per quanto possa valere, sono totalmente contrario a qualsiasi attività ludica (non si può onestamente parlare di "sport") che implichi l'uccisione volontaria di altre creature, e già in precedenza mi ero espresso a
questo proposito. Per dirla breve, io non ammazzerei mai un animale, e mi piacerebbe che anche gli altri facessero lo stesso.
Detto questo, io la carne
la mangio. E di gusto, anche. Non sono un carnivoro esclusivo, e in particolare da alcuni anni ho iniziato a scoprire il piacere di un pasto solo vegetale (che poi, anche qui,:perché una pera o un cavolfiore dovrebbero essere lieti di essere mangiati?). In quanto consumatore delle membra di altri esseri non-più-viventi, non mi sento in diritto di dire a chicchessia quali di questi può mangiare e quali no. Nel momento in cui si uccide un animale per mangiarlo (ho detto "per mangiarlo", non "per dimostrare di
avercelo duro"), che importanza può avere se si è sottratta la vita a un cinghiale piuttosto che a un coniglio, a una tartaruga, uno stambecco, un colombo, un salmone, una talpa...
...o un cane? Perché di questo si tratta. Il motivo per cui
viene invocato il carcere per il ragazzo colpevole di questo crimine, è che l'animale è stato
mangiato. Sicuramente se la bestiola fosse stata "solo" fatta a pezzi e gettata nel canale più vicino, l'indignazione dell'opinione pubblica non sarebbe stata così forte.
Ora, ammetto che se qualcuno avesse preso il mio gatto e ci avesse fatto un insaccato (evito la battuta sul "salame felino") un po' mi sarei risentito. Non si può negare il ruolo particolare che gli animali "da affezione" ricoprono nella società umana. In questo senso l'uccisione del cane in questione è assolutamente da condannare, e non lo giustifico affatto. Ma il problema è: quale discriminante separe gli animali che è giusto uccidere per potersene cibare da quelli di cui invece si possono scaricare dal CUD le spese mediche?
Posta così per molti la domanda è semplice: cane e gatto sono come noi. Bene. Ma un indù potrebbe pensarla diversamente, quando gli spieghiamo che la bistecca che gli abbiamo preparato proviene da una vacca. La salsiccia alla brace è uno degli alimenti più conviviali che esistono, ma a un barbecue del genere non invitate George Clooney perché potrebbe prenderla male. Io stesso ho un iguana, e una delle cose che più desidero fare nella mia vita è assaggiare un bel cosciotto di iguana arrosto. Non la mia, magari, o almeno non finché è in vita. Di certo non lo ucciderò per mangiarlo, e probabilmente quando morirà non sarà più buono per essere cucinato. Ma, se tra i lettori c'è un esperto cuoco messicano, mi lasci pure il suo numero...
Quello che sto cercando di dire è che mi sembra veramente restrittivo, al limite dello
specismo, creare eccezioni per uno o due animaletti che ci stanno simpatici, abbandonando al loro destino tutti gli altri. Perché, dato che è lecito macellare un cavallo, non dovrei poter (sotto le stesse condizioni igieniche) fare lo stesso con un gatto? Non molto tempo fa qualcun'altro, giudicato dal tribunale del politically correct, ha fatto le spese di questa contraddizione:
Guai a suggerire che un felino domestico possa essere cucinato! Vicenza sia fatta provincia a statuto autonomo e leviamoci il problema! E allo stesso modo, che nessuno pensi di poter scuoiare e marinare un cane: finché i cuccioli vengono affogati nell'acqua, i vecchi abbandonati per strada, e i mordaci soppressi a fucilate non si sta facendo niente di male, ma quelle carni devono marcire nella terra, non essere metabolizzate nell'intestino!
È questa ipocrisia che davvero non riesco a concepire, nonostante per la maggior parte delle persone risulti del tutto naturale. Il principio è simile a quello per cui nessuno mostra immagini di mammiferi accettati o uccellini impallinati, ma in qualsiasi trasmissione di cucina si vedono slamare trote e decapitare anguille ancora vive. Possibile che la distinzione stia tutta nel fatto che un pesce, per definizione omertoso, non è in grado di lamentarsi mentre viene soffocato dall'aria?
Beh, a questo punto, non vorrei cadere nell'apologia di reato. Ma, cito ancora: "vesti a gusto degli altri, ma mangia a gusto tuo". Se nel tuo gusto rientrano i canarini, finché chi ti impone le leggi fa merenda con pane e mortadella non potrà dirti nulla. Certo, uccidere il cane (o il gatto, o il pipistrello, o la tarantola...) del vicino è poco educato. E noi saremo anche carnivori che prosperano sulla morte di altre creature, ma siamo gente civile, no?