Coppi Night 27/02/2011 - Giustizia privata

Per questa Coppi Night è stato selezionato un buon thriller come non ne erano stati visti dopo Das Experiment. Un film abbastanza coinvolgente, che riesce a mantenere per tutta la durata un buon livello di tensione, e parte da un'idea interessante: l'opposizione a quella che si è affermata come l'"industria" della giustizia, nella quale giudici, avvocati e investigatori sono tutti complici per far procedere le cose non secondo principi di giustizia, ma per convenzioni e comodità.

In realtà, questo punto di forza del film è anche la sua debolezza. Il grosso problema che si rileva guardandolo è che la focalizzazione è sul pubblico ministero che combatte perché il sistema rimanga così com'è, mentre l'uomo che si oppone e cerca di scardinare tutto il baraccone passa come il villain della situazione. Ma lo spettatore empatizza naturalmente con il secondo, personaggio ribelle e mosso non solo da motivi di vendetta personale, ma da un più alto spirito rivoluzioanrio (emblematica in questo senso la scena in cui applaude al giudice). L'avvocato che fa del suo meglio per mantenere lo status quo, se anche agisce secondo un suo codice morale, di fatto protegge un sistema che viene rivelato come viziato e corrotto. Il vero eroe della storia è quindi l'antagonista, e questo lascia insoddisfatti quando, inevitabilmente, egli è costretto a perdere la sua battaglia. Sarebbe stato più interessante (e coraggioso) se quello che passa come cattivo ottenesse infine la sua vittoria, come avviene ad esempio in Seven, dove un altro personaggio mosso da intenti rivoluzionari (per quanto discutibili) riesce a guadagnare almeno in parte le simpatie dello spettatore.


Un altro problema è il continuo gioco al rialzo dei trucchi e marchingegni pianificati dal villain, che se all'inizio rivelano solo un ingeno passabile, dopo metà film iniziano ad apparire poco credibili. Insomma, è piuttosto improbabile che tra tutte le persone che subiscono un'irruzione in casa e l'omicidio della famiglia venisse pescato proprio questo genio del male, un Michael Scofield che si fa volontariamente imprigionare per poter compiere il suo piano con il migliore degli alibi. Va bene che ha avuto dieci anni di tempo per organizzare la sua vendetta, ma un intero sistema di tunnel scavato personalmente da lui sembra davvero troppo.

In definitiva, un film intenso, che parte da una buona idea ma si perde per la strada approdando a un finale eccessivamente convenzionale e buonista. Oh, quanto sarebbe stato bello veder esplodere quel violoncello...

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