Quando ho visto per la prima volta Midnight in Paris, un paio di settimane prima della data in calce a questo post, il mio primo pensiero è stato: "Sì, un film gradevole, ma di certo non potrebbe mai essere visto in una Coppi Night". Evidentemente, mi sbagliavo.
In ogni caso, ciò che intendevo quando ho fatto quella considerazione, è che Midnight in Paris è un film leggero, dove una storia appena accennata serve soprattutto a fare da sfondo a una serie di personaggi caratteristici, definizione che comprende tanto quelli contemporanei "inventati" che quelli storici "veri" (metto le virgolette perché naturalmente gli artisti presenti vengon resi in modo quasi caricaturale). Il protagonista, sceneggiature frustrato dalla prospettiva di scrivere "qualcosa di serio", la sua promessa sposa opprimente e ossessiva, l'amico di lei pedante e arrogante, i suoceri ostili, e così via: sono tutti personaggi stereotipati, che di fatto non hanno un vero approfondimento, visto che le loro vicende servono solo a dare l'idea del senso di inadeguatezza in cui si trova a vivere il protagonista. Da qui deriva la sua gioia nel trovarsi nella Parigi degli anni 20, che lui stesso indicava come sua epoca preferita, nella quale stringe rapporti con una serie di elementi notevoli, da Hemingway a Picasso, da Fitzgerald a Dalì. Quello che poi avviene, nei successivi balzi tra il 1920 e il 2010, non ha molta importanza, perché è solo un gioco di contrapposizioni dal quale, chiaramente, il protagonista uscirà rinvigorito.
Nonostante ci sia in un certo senso una forma di viaggio nel tempo, non si può certo classificare questo film come fantascienza: la comparsa nel 1920 infatti ha più il carattere di un incantesimo che di un fenomeno naturale, tant'è che avviene solo allo scoccare della mezzanotte. E in effetti, tutto il film ha un po' il sapore della favole, con questi miti del passato che tornano in vita per dare consigli allo sperduto uomo del futuro. Certo, per essere apprezzato, bisogna avere una certa conoscenza di base dei personaggi dell'epoca (io ad esempio non sapevo chi fosse Gertrude Stein) per poter cogliere allusioni e riferimenti. In questo modo si riesce anche a divertirsi con le interpretazioni date di ognuno di loro: i migliori sono sicuramente Hemingway, coi suoi discorsi sulla guerra, l'onesta e la boxe, e Dalì, con la sua fissa per i rinoceronti. Ci sarebbe anche da documentarsi se davvero tutte queste personalità fossero riunite proprio a Parigi in quegli anni, ma dopo tutto si tratta di una favola, quindi ci possiamo anche credere.
Alla fine, confermo quel mio commento iniziale: film gradevole, sicuramente non sconvolgente, ma che all'interno di una Coppi Night probabilmente non trova il suo miglior habitat.
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