Seguendo una lunga tradizione, un nuovo Dottore nei suoi primi episodi deve spostarsi nel presente, nel futuro e nel passato. Per cui è naturale che dopo The Woman Who Fell to Earth e The Ghost Monument ci si dovesse spostare all'indietro. Nello specifico: Alabama, 1955. Il Tardis parcheggia giusto il giorno prima in cui Rosa Parks inscenerà la sua famosa protesta in autobus, rifiutando di cedere il suo posto a un passeggero bianco, e dando così una scossa al movimento dei diritti per i neri in USA.
Cinquanta e passa anni fa, quando nacque Doctor Who, l'intento era di farne una serie a metà tra l'avventuroso e il didattico, che potesse essere seguita dai ragazzi che con la scusa del viaggio nel tempo avrebbero potuto imparare la storia. Per questo nelle prime stagioni sono molto frequenti le storie ambientate semplicemente nel passato, senza nessun elemento "estraneo" (alieni, mostri, robot, quello che vi pare). Il Primo e il Secondo Dottore sono stati nell'antica Roma, tra gli Aztechi, nella Francia della Rivoluzione, tra i clan della Scozia, e così via. Questa tendenza poi si è persa con il tempo, e in seguito (come oggi) gli episodi di ambientazione "storica" sono rimasti, ma contengono sempre quel qualcosa di estraneo: è il caso ad esempio delle streghe di Shakespeare, dei Dalek durante la WW2, dell'alieno invisibile che attacca Van Gogh, dei mostri infradimensionali che affrontano i legionari romani.
Con Rosa abbiamo invece qualcosa di strano. Sembra che la storia si stata messa insieme da due pezzi tra loro scollegati. L'idea di fondo probabilmente era "ambientamo un racconto durante la segregazione razziale in USA", poi qualcuno è intervenuto e ha detto "aspetta, ma questo è Doctor Who, deve esserci qualcosa di fantacientifico, come la risolviamo?" A quel punto l'idea migliore che è venuta in mente è stata quella di far apparire un viaggiatore temporale dal futuro che vuole alterare il corso della storia ma che poi tutto sommato anche se non ci fosse non cambierebbe niente, ma siccome questa è una serie di fantascienza bisogna mettercelo. Il signor Krasko è uno dei problemi principali dell'episodio: un villain "cattivo perché sì", che sembra incredibilmente astuto (riesce a escogitare vari modi per far cambiare gli eventi) ma al tempo stesso inspiegabilmente ottuso (si espone senza ragione e non gli viene in mente di poter far semplicemente sparire nel nulla il suo obiettivo, come poi succederà a lui). Ma ciò che soprattutto lo rende piatto e insipido è la sua totale assenza di motivazioni: ok, abbiamo capito che è un assassino pericolosissimo, ma perché vuole fermare Rosa Parks? Si risponde, "beh, è solo un razzista, non c'è una ragione logica per essere razzisti". Certo, questo nella vita vera. Non in una storia costurita. Cosa me ne frega a me di un avversario di cui non conosco gli obiettivi, di cui non percepisco il conflitto con gli eroi al di là del fatto che dice di voler fare cose brutte? Eppure avrebbe potuto essere un villain molto più interessante, perché il suo condizionamento neurale che gli impedisce di uccidere o fare del male ne fa una controparte ideale per il Dottore. Ma no, si limita a lanciare qualche occhiata da bulletto e poi scomparire.
Purtroppo, non è l'unico problema. La puntata è expositional in modo estenuante. Sembra letteralmente una lezione di storia. E abbiamo capito che il tema è importante e attuale, ma quando il Dottore letteralmente si mette a scrivere sulla lavagna le nozioni riguardo la Parks, e poi nel finale fa cinque minuti di riepilogo di "come è finita la storia" mostrando immagini reali di Rosa Parks premiata da Bill Clinton... sembra tutto davvero troppo didattico e fuori contesto per essere Doctor Who. Piccola nota: portare come prova della sua importanza il fatto che Rosa Parks abbia un asteroide col suo nome non è molto efficace. Voglio dire, c'è pure un asteroide battezzato in onore a Godzilla, eh.
Ma la cosa più terribile della puntata? Diosanto, la canzone. Quella canzonetta da talent show, da playlist ispirational. Butta lì nel momento più drammatico della storia, all'apice del climax, dove la storia si svolge. Ma a chi è venuto in mente? Ma non si sono resi conto di quanto avrebbe potuto essere POTENTE il silenzio in una scena del genere? E anche a volerci mettere una musica non originale, perché scegliere un pezzo moderno così estraneo a quanto si sta vedendo? Sentire quel pezzo è una manata nel viso allo spettatore: "Oh! Non sei negli anni 50, stai vedendo uno show in tv, capito!?" Cancella in un attimo il lavoro di immersione fino a quel momento abbastanza efficace. E poi il testo stesso della canzone dice "i'll rise" il che è ironicamente proprio il contrario di ciò che Rosa sta facendo, perché rimane seduta. Davvero, quest'unico dettaglio fa scorrere giù nel cesso tutto il lavoro fatto fino a quel momento, è totalmente gratuito e inadatto e fuori fuoco e sbagliato.
Ci sono anche cose buone. La ricostruzione storica per quanto ne so è abbastanza accurata e riesce a mostrare bene il problema del conflitto razziale in un'epoca relativamente recente. Quella prima sequenza in cui Ryan riceve uno schiaffo in mezzo alla strada, in pieno giorno, è davvero ben fatta. L'attrice che interpreta Parks ha fatto un buon lavoro, e pure il cameo di Martin Luther King funziona. Molto signficativo il fatto che in questo caso particolare, il corso dell'azione perché tutto vada nel modo giusto sia non fare niente. E il momento in cui la cosa avviene lo si sente addosso, con Graham che dice "I don't wanna be a part of this" ma è costretto ad esserlo e anzi è lui la persona per cui Rosa è costretta ad alzarsi. Vedere il Dottore immobile, in silenzio, mentre dietro di lei l'autista ordina alla donna di alzarsi, è abbastanza straziante. Peccato che poi arrivi quella terribile canzone e la magia si frantumi.
Bisogna anche ammettere che portare in uno show "per famiglie", come è considerato Doctor Who un tema così forte in maniera così esplicita, soprattutto in questo momento storico in cui le tensioni razziali un po' in tutto il mondo occidentale si stanno di nuovo esasperando, è una scelta sicuramente coraggiosa. Un conto è un Handamid's Tale, che parte già con le premesse di essere una mattonata sullo stomaco, ma qui stiamo parlando di una serie in cui a volte abbiamo degli alieni ciccioni che scoreggiano come nemici. Questo coraggio però è forse l'arma a doppio taglio contro cui gli autori stessi si sono feriti: sembra un po' uno di quei casi in cui ci si preoccupa tanto di far vedere un "messaggio importante" che non ci si accorge di come lo si sta trasmettendo. E purtroppo, se si sbaglia a veicolarlo, il messaggio non solo non arriva, ma potrebbe anche essere interpretato per il contrario di quello che è.
Personalmente penso che la forza della fantascienza stia proprio nella possibilità di parlare di ciò che conosciamo da una prospettiva differente, in modo da non suscitare subito le reazioni aprioristiche con cui siamo abituati a ragionare sul mondo che ci circonda. Invece si lavora in modo più subdolo, sotto la superficie, ti mostro qualcosa di diverso ma che se ci pensi bene (e forse anche se proprio non ci pensi) in realtà ti sta parlando di quello che succede a te, adesso. E magari ti porta a riflettere e vedere le cose in una prospetiva diversa. Doctor Who è una serie eccellente per portare avanti un discorso del genere e lo ha fatto anche di recente, penso ad esempio al meraviglioso discorso di Capaldi in The Zygon Inversion. Chi ha realizzato Rosa sembra invece che si sia dimenticato di questa potenzialità enorme, e abbia deciso per un approccio diretto che, non essendo perfetto, scivola nel didascalico.
Quest'ultimo punto è ciò che a mio avviso rende questa puntata piuttosto mediocre. Il divario tra le intenzioni dichiarate, la portata e complessità del tema e il modo in cui si arriva realizzarlo è troppo vasto. Alla fine dei conto gli assegno un voto 5/10, ma posso dire con sicurezza che sarebbe bastato non mettere quella canzonaccia nel momento più importante della puntata per guadagnare già un punto.