Ogni tanto Doctor Who si concede di giocare con alcuni trope di altri generi come l'horror e reinterpretarli i chiavi fanascientifica, o quantomeno whoviana. Gli esempi più recenti sono la mummia e il mostro sotto il letto della stagione otto, ma ce ne sono molti altri sia nella serie moderna che in quella classica. In questo episodio torniamo a visitare una "casa stregata", cliché che a sua volta era stato rivisitato nella stagione sette nell'episodio Hide, anche se in quel caso si trattava esplicitamente di una casa infestata da un fantasma, mentre stavolta si parla più di un edificio sinistro in cui accadono strane cose.
Knock Knock nonostante si basi sulle assi scricchiolanti si regge bene nella prima parte. Bill e i suoi compagni di studi si trasferiscono nella nuova casa, incomprensibilmente economica per le dimensioni, e subito notano le varie stranezze, dai rumori all'inquietante proprietario. La tensione cresce bene fino a quando si arriva al punto in cui la casa sembra viva e dotata di una sua volontà di intrappolare gli occupanti, e alcune scene possono effettivamente far salire qualche brivido a chiunque abbia mai sentito suoni inspiegabili nel cuore della notte. La tensione però si smonta come maionese impazzita quando viene rivelata l'origine delle stranezze: non è un'entità-casa, ma la presenza di milioni di tarli (presumibilmente alieni) che infestano e anzi costituiscono la casa stessa. Insetti sotto il controllo del proprietario, che ha a sua volta un segreto più grande, e una ragione più profonda per la necessità di consumare un gruppo di ragazzi ogni vent'anni.
Diciamo pure che si arriva alla fine di Knock Knock soddisfatti è grazie soprattutto alle interpretazioni degli attori. In primo luogo il landlord, l'attore brittanico David Suchet (famoso soprattutto per il personaggio di Poirot nella longeva serie omonima) che riesce a rendere alla perfezione i diversi ruoli e atteggiamenti del suo personaggio: la sequenza più intensa dell'intero episodio funziona solo grazie a lui. Per Capaldi non c'è bisogno di ulteriori conferme, e la nuova companion continua a confermare la sua efficacia e alchimia con il Dottore. Ma bravi, pur nel loro ruolo marginale e per forza di cose macchiettistico, anche gli altri coinquilini. Gli attori rendono quindi l'episodio gradevole, perché se ci si fermasse a riflettere sulla storia, assurdità e incongruenze sarebbero troppo pesanti, insieme a qualche scelta di design poco originale (di creature-albero ne abbiamo già viste diverse, a partire dalla stagione uno fino a uno speciale natalizio di Matt Smith).
Non so se è un caso o un tema volutamente ricorrente, ma finora tutti gli episodi di questa stagione si basavano su un cattivo-che-non-è-davvero-cattivo, vuoi per necessità di compagnia, vuoi per un errore di interpretazione, o perché prigioniero o perché ha spinto all'estremo la sua necessità di proteggere qualcuno di caro. Forse è un po' nella natura del Doctor Who moderno fornire villain che non sono del tutto negativi, ma in questi primi quattro episodi della stagione dieci il trend è decisamente marcato.
Da notare il breve accenno del Dottore ai Time Lord e alla rigenerazione, argomento che sembra pungerlo, come se già sapesse che la sua fine è vicina: noi lo sappiamo per ragione off-universe, ma quali indizi potrebbe avere lui? Nel finale si torna anche alla stanza sigillata sotto l'università, e si scopre che in effetti il Dottore può accedervi, e dentro c'è effettivamente qualcuno con cui conversa. I sospetti si concentrano sempre di più sul Master, ma sembra quasi troppo scontato.
Knock Knock rimane un episodio tipico di DW, con qualche buona idea e una realizzazione non del tutto all'altezza, che si salva soprattutto per un paio di momenti molto forti. Due-tre episodi così di fila sono sostenibili, dopodiché si spera in una scossa un po' più forte per mantenere alta l'attenzione. Voto: 6.5/10
Nessun commento:
Posta un commento