Uno dei colpi più azzeccati di Lost fu ai bei tempi della seconda stagione, quando i naufraghi scoprono il bunker sotterraneo in cui un unico occupante vive in quarantena, a occuparsi di antiquati calcolatori anni 70 con il fine ultimo di salvare il mondo. Sembra che Air, film del 2015 in cui compare Norman Reedus (il Daryl di The Walking Dead) debba molto a questa idea, sia nello sviluppo della trama che nell'estetica. I due protagonisti vicono in un bunker sigillato, programmato per risvegliarli ogni tot mesi per verificare le condizioni di abitabilità della superficie esterna, dopo quella che si presume un'apocalisse nucleare. Non è specificato quando la storia è ambientata, ma dal livello tecnologico delle attrezzature si può supporre che la catastrofe sia avvenuta negli anni 80, o per lo meno una linea temporale alternativa in cui negli anni 80 esistevano celle per l'animazione sospesa.
La storia si svolge tra il bunker e i cunicoli che lo circondano e praticamente coinvolge solo questi due attori (salvo pochi secondi di apparizioni di una terza). È sempre rischioso basare un intero film su un unico set e la performance di un paio di attori. A volte funziona bene (vedi Moon), altre meno; Air rientra nel secondo caso.
Naturalmente in un film del genere il punto di interesse principale è il rapporto tra i personaggi e lo svilupparsi di tensione, inevitabile in un contesto di forzata convivenza e incertezza del proprio futuro. E infatti dopo un primo incidente all'interno della base, ecco che iniziano a emergere divergenze, diffidenze e sospetti. Ed è qui che sorge uno dei problemi principali: il film per qualche ragione decide che uno dei due è il "buono" mentre l'altro è egoista e folle. A mio avviso però quello che viene presentato come pericolo è in realtà il personaggio che si comporta in modo più razionale: è cinico, demotivato, ma estremamente coerente. D'altra parte la situazione non dà molto spazio alla speranza, a maggior ragione quando si scopre lo stato delle altre stazioni di monitoraggio. E infine, è lui a essere vittima del primo tentativo di attacco. Quindi quando verso la fine il conflitto esplode e il film fa di tutto per presentare l'altro come il virtuoso non mi sono più fidato di quello che vedevo.
Un altro grande problema è la noia. Molte scene si trascinano fino a diventare estenuanti, e molti tentativi di trasmettere claustrofobia e oppressione vanno a vuoto. Viene da pensare che con un montaggio più selettivo il film avrebbe potuto essere un cortometraggio senza perdere niente di quello che ha da dire. Una prova mediocre quindi, che non si salva né per originalità né per qualità tecnica.
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