È un dato di fatto ormai che i miei acquisti musicali si sono notevolmente ridotti da un anno a questa parte, infatti gli ultimi risalivano a ottobre. Certo il portafoglio ringrazia, ma lo stimolo che arrivava ogni due-tre mesi da nuova musica è qualcosa che a tratti mi manca. Cerchiamo se non altro di compensare con la qualità.
Tra i nuovi acquisti c'è un album di cui ho già parlato, perché mi ha sorpreso oltre ogni aspettativa. Voyage de la planète di Marc Romboy è un disco che unisce in maniera sublime due generi apparentemente antitetici, musica classica ed elettronica, con una chiave tematica gustosamente fantascientifica. Non serve aggiungere altro a quanto già ampiamente espresso nel post dedicato, quindi rimando a quello.
Altro album di cui non mi rimane molto da parlare è Live dei Moderat. Si tratta come intuibile di una versione live dei pezzi del gruppo, registrato durante il tour del 2016 tra Berlino e Milano. Non contiene solo pezzi tratte dall'ultimo album III (di cui ho parlato qualche mese fa) ma anche dei due precedenti. Si trovano così le interpretazioni sul palco di pezzi diventati classici come A New Error e Bad Kingdom, così come le nuove aggiunte come Reminder e Intruder. Di scarsa consolazione per chi avrebbe potuto essere presente, ma comunque coinvolgente.
Passiamo alle novità anche se ci manteniamo sui nomi familiari di questo blog. Fritz Kalkbrenner si è visto spesso da queste parte, sia parlando dei suoi album che per l'inclusione in diversi miei dj set. Il suo lavoro Grand Départ è uscito verso la fine del 2016 e l'ho recuperato solo adesso. Tredici pezzi techno-folk come ci ha abituato da anni, col suo stile particolare e riconoscibile. Niente di stravolgente per la verità, un buon equilibrio tra tracce strumentali e lyrics e l'aggiunta di qualche strumento che contribuisce a rendere l'atmosfera per lo più malinconica di questo viaggio. Affidabile come sempre.
Nicolas Jaar è probabilmente quanto di più hipster troverete su questo blog in termini musicali. La sua house/downtempo avvolgente piace molto in certi ambienti, e devo dire che per molti versi piace anche a me. Pezzi lenti dari ritmi semplici con qualche incursione tribal, testi basilari e mai invadenti, attenzione ai suoni. Sirens, uscito anch'esso verso la fine del 2016, è un album tutto sommato di ascolto non così facile, con le sue poche tracce alcune delle quali al confine con l'ambient più astratta. Si percepisce però un criterio e un progetto, e l'impronta dell'autore, per quanto non assimilabile da tutti, è ben presente.
Infine torniamo da uno dei miei patroni favoriti della techno propriamente detta, il polacco Jacek Sienkiewicz, che ha fatto uscire Hideland l'anno scorso. Sienkiewicz è uno che non cede ai cormpromessi delle tendenze, la sua è una techno dritta, essenziale nella struttura ma complessa nella realizzazione. Pezzi psichedelici e ripetitivi, ma nonostante questo mai monotoni o uguali a se stessi, impossibili da ridurre a minimi termini. Siamo ovviamente dalle parti che i profani commentano con "ma è tutto così?", ma chi sa cogliere le sfumature può apprezzare la perenne asimmetricità e circolarità di ogni traccia. Non lo consiglio a chi è digiuno di techno old school.
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