Se si inizia una storia con "quattro amici persi nel bosco", è facile prevedere dove andrà a finire. Il gioco che inizia subito è quello di individuare chi sarà il primo a morire, e chi invece rimarrà per ultimo e forse se la scamperà. Da questo punto di vista, The Ritual non fa eccezione, perché è proprio quel tipo di film, nel quale quattro amici nel bosco si perdono e le cose finiscono male.
Ma si sa, di storie originali sono pieni i Blockbuster falliti vent'anni fa, quindi nessuno pretende che una storia sia totalmente innovativa perché sia piacevole. E The Ritual è quel tipo di film, in cui un'idea tutto sommato scontata risulta efficace grazie a come viene proposta.
A reggere tutta la storia c'è un antefatto importante. I quattro amici stanno affrontando un viaggio commemorativo in onore del quinto del gruppo, rimasto ucciso alcuni mesi prima durante una rapina, alla quale era presente anche il protagonsita della storia, che paralizzato dalla paura non è intervenuto per aiutarlo, e forse anche salvarlo. Questo nodo irrisolto sta alla base delle dinamiche del gruppo, da una parte come senso di colpa, dall'altra come rancore nei confronti del vigliacco che ha lasciato ammazzare un amico. C'è tensione, fin dai primi momenti, non è dichiarata ma si percepisce, ed è chiaro che nesssuno si sta divertendo in questa vacanza. Poi naturalmente le cose peggiorano quando entrano di mezzo semidivinità nordiche con i loro boscaioli adoratori pronti a sacrificare vite altrui per placare la loro ira.
E in fondo la parte in cui i mostri (umani e divini) si manifestano è quasi quella più monotona e moscia. Perché il conflitto che sta alla base della storia è un altro, e in quella fase del film viene quasi messo da parte. Sono gli incubi ricorrenti, in cui il protagonista rivive la scena della rapina con alcune varianti, a portare avanti il vero terrore. Il boss finale si rivela poi interessante nella forma, ma non così efficace nel portare avanti il suo dominio, ubbidisce lui stesso a delle leggi più grandi, e non ha potere al di fuori del suo territorio. Ed è lì che si finisce, tornando al mondo normale che piano piano sta perdendo i pezzi, in un territorio governato da leggi che non possiamo controllare.
Se dovessi paragonarlo a qualcosa, potrei The Ritual a The Descent. Struttura e svoglimento sono simili, con un gruppo di amici che esplorano spazi sconosciuti e scoprono qualcosa con cui non hanno la forza di confrontarsi, e dal quale riemergono le diffidenze e le amarezze sepolte per anni. The Descent è più efficace, perché in questo invece c'è una parte centrale un po' più moscia, che è poi quella che dà il titolo al film anche se non ne costituisce il centro. Comunque un buon modo di intendere l'horror, come quel tipo di narrativa che proietta fuori i mostri che stanno dentro.
Se dovessi paragonarlo a qualcosa, potrei The Ritual a The Descent. Struttura e svoglimento sono simili, con un gruppo di amici che esplorano spazi sconosciuti e scoprono qualcosa con cui non hanno la forza di confrontarsi, e dal quale riemergono le diffidenze e le amarezze sepolte per anni. The Descent è più efficace, perché in questo invece c'è una parte centrale un po' più moscia, che è poi quella che dà il titolo al film anche se non ne costituisce il centro. Comunque un buon modo di intendere l'horror, come quel tipo di narrativa che proietta fuori i mostri che stanno dentro.
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