Nel momento in cui scrivo non ho ancora visto The Woman Who Fell to Earth, il primo episodio della stagione 11 di Doctor Who che segna una linea di demarcazione piuttosto netta con quanto la serie ha proposto negli ultimi anni. Lo si può in effetti considerare un reboot, per quanto mitigato dal mantenimento della continuity precedente: nuovo Dottore, nuovi companion, nuovo reparto tecnico (regia, fotografia, autori, compositore), e soprattutto nuovo showrunner. Dopo sei stagioni e un po' più di anni (ché ogni tanto le stagioni sono arrivate più distanziate), Steven Moffat non è più alla guida della serie, e il timone è passato in mano a Chris Chibnall. Proprio perché non ho visto ancora niente a parte promo e trailer, voglio fare una panoramica di cosa la conduzione di Moffat ha portato a Doctor Who, nel bene e nel male, prima di voltare la pagina e iniziare il nuovo capitolo.
Il fandom si è diviso sulla questione, ma questo non ci dice niente perché dividersi è ciò che il fandom fa per sua natura. Da una parte qualcuno ha adorato Moffat, per la sua capacità di tessere trame complesse e la potenza dei suoi plot twist, dall'altro è stato criticato per la monodimensionalità di alcuni suoi personaggi (soprattutto femminili) e per l'arroganza con cui ha immerso le mani nel canon (anche quello storicizzato della serie classica) rivoltandolo a suo piacimento. A volerla guardare nel modo più distaccato possibile, c'è del vero in entrambe le posizioni. Proviamo a fare una discussione serena sull'argomento.
Fin dal revival di Doctor Who nel 2005, Moffat era già tra gli autori. Nelle stagioni 1-4, alcuni degli episodi indubitabilmente più riusciti sono stati scritti da lui: The Empty Child / Blink / Silence in the Library. Quando poi a partire dalla stagione 5 è stato lui a prendere il posto di Russel T. Davies, ha continuato a scrivere le puntate più significative, quelle che danno l'impronta maggiore e definiscono gli archi narrativi più profondi di stagione in stagione. In tal senso, possiamo ammettere, ci sono stati alti e bassi.
All'inizio della stagione 5 Steven Moffat aveva per le mani una situazione simile a quella di Chibnall adesso: nuovo Dottore, nessun companion in eredità. La possibilità di scrivere una storia nuova, da zero. E questa libertà Moffat se l'è sfruttata alla grande, ha infatti imbastito subito un arco narrativo su più stagioni, che con qualche colpetto di retcon ha coperto tutta la vita dell'Undicesimo Dottore di Matt Smith. E qui forse è dove si iniziano a scorgere le prime incrinature: si potrebbe quasi dire che Moffat sia stato abbagliato dal proprio potere. Avere per le mani uno show mutaforma come Doctor Who, che può attingere dall'immenso immaginario della fantascienza (e non solo) su oltre cinquant'anni di storia, significa poter fare davvero tutto ciò che si vuole. Anche, per dire, cambiare sesso al protagonista (ci torneremo dopo) e renderlo un fatto accettabile. Ma come ci ha insegnato un quarto di secolo fa il professor Ian Malcolm, forse era così preoccupato di poterlo fare che non ha pensato se doveva farlo.
Di questo potere, Moffat ha sicuramente abusato. Ecco quindi che il Dottore ha una moglie, River Song, che gli è forse anche superiore in astuzia. Ed è anche mezza Timelord, perché non so se lo sapevate, ma gli ibridi umano-Timelord esistono. Ecco che c'è un Dottore nascosto, così nascosto che non è nemmeno un Dottore e non rientra nel computo delle rigenerazioni. E poi non so se vi ricordate quando il Decimo viene colpito da un Dalek, alla fine dela stagione 4... ecco, pure quella conta come rigenerazione, così ora il Dottore è alla fine del suo ciclo di incarnazioni possibili. Salvo poi che qualcuno gliene concede altre. E comunque Clara Oswald ha incontato tutti i Dottori, anzi è stata quella che ha detto al Primo di rubarsi il Tardis difettoso. E quando il Dottore ha distrutto i Timelord (punto di partenza della serie rinnovata, quando il Dottore è l'unico sopravvissuto della sua specie), non li ha davvero distrutti. E quando il Master è morto, non è davvero morto. E poi i Timelord possono cambiare sesso da una rigenerazione all'altra, nessuno ve l'aveva detto ma è così. Eccetera, eccetera...
Attenzione, io non sto criticando nel merito tutti questi punti. Alcuni a mio avviso sono ben studiati e aggiungono davvero una dimensione alla serie, che in cinquant'anni e passa è comprensibile possa arrivare un po' al limite delle proprie possibilità. Grazie a queste invenzioni di Moffat, il confine in molti casi è stato posto più in là, lasciando aperte nuove strade da esplorare. In questo senso l'esempio più adatto è proprio il cambio di sesso dei Timelords/Timeladies. Un cambiamento davvero epocale, che Moffat ha iniziato a preparare poco alla volta, fino a renderlo possibile. Qui come in molti altri casi, si sono sfruttate le lacune del canone per portare fuori qualcosa di tecnicamente non impossibile secondo la continuity della serie, ma nemmeno mai suggerito prima. Un'operazione del genere ha sempre dei rischi, e lo abbiamo visto bene proprio nelle reazioni all'arrivo di una Dottoressa. Ma al di là dei singoli casi, è innegabile che Moffat si sia appropriato con estrema disinvoltura di un intero universo narrativo, rivoltandolo a proprio piacere. E quando uno stravolgimento del genere viene fatto per motivi futili, magari solo per un twist in più o per dare senso a una battuta, allora può nascere qualche diffidenza da parte del pubblico.
A parziale discolpa di Moffat, c'è da dire che le vicende produttive di Doctor Who negli ultimi anni non sono state così limpide. Spesso lo showrunner si è trovato a dover progettare la serie senza sapere su quali risorse contare, al punto che nemmeno la partecipazione degli attori principali è sempre stata sicura. Il caso più eclatante è la preparazione del cinquantesimo anniversario della serie, per il quale durante la stesura Moffat aveva inizialmente la conferma solo della presenza di Jenna Coleman (Clara), mentre la presenza di David Tennant (Decimo) e addirittura quella di Matt Smith (Undicesimo) è stata per molto in forse. Tutta l'invenzione del War Doctor di John Hurt deriva infatti dall'impossibilità di avere Christopher Eccleston a reinterpretare il Nono Dottore. Dinamiche simli si sono ripetute anche a cavallo delle stagioni otto e nove per la Coleman, determinando quell'andamento un po' altalenante nelle vicende dei companion, per qusto sembra che Clara sia un personaggio diverso a ogni stagione.
Un altro punto che probabilmente va riconosciuto ai detrattori di Moffat è come molte delle sue creazioni più ambiziose si risolvano in una bolla di sapone. Moffat è molto bravo a creare misteri e hype per renderli interessanti, ma spesso quando si arriva alla resa dei conti, sembra quasi che la soluzione non solo non sia all'altezza, ma venga proprio persa di vista. Anche qui gli esempi sono molti: tutta la storia di River Song, la scoperta delle sue origini che in sostanza non porta a niente; l'arco narrativo sulla morte del Dottore, che finisce con il trucco più vecchio del mondo; il Dottore che "torna nell'ombra" per farsi dimenticare, ma poi dopo due-tre episodi tutti lo conoscono di nuovo; Clara nella sua versione impossible girl, mistero universale archiviato come se niente fosse; la riscoperta di Gallifrey, obiettivo del Dottore fin dal cinquantenario, ma poi una volta raggiunto non è che sia granché; due Master insieme passano un intero episodio a passeggaire per la campagna; la tomba del Dottore su Trenzalore, alla fine non si sa a cosa serviva; e nessuno nomini Orson Pink, per favore.
Spesso Moffat viene paragonato a Davies, esaltando le qualità di quest'ultimo per la costruzione di archi narrativi completi. Personalmente su questo confronto ho qualche riserva: è vero, forse gli archi di Davies avevano una chiusa più lineare, ma d'altra parte erano anche molto più semplici, quasi banali. Bene o male ogni fine di stagione tra la 1 e la 4 consiste in "nemico X sta per distruggere la Terra/l'universo così come lo conosciamo". Sì, certo, bello vedere Dalek contro Cybermen, sempre un piacere incontrare Davies, ma non mi si può parlare di soluzione soddisfacente quando il Dottore-Gollum viene ringiovanito dalle preghiere catalizzate da una rete telepatica planetaria e si manifesta avvolto nella luca come Gesù uscito dal sepolcro. Accostare una scena del genere con l'ultima battaglia di Capaldi in The Doctor Falls rende bene l'idea di quanto più ambizioso sia l'approccio di Moffat. In certi casi, anche coraggioso, dichiaratamente avverso allo zoccolo duro di fan su cui la serie fa affidamento. E questo va apprezzato, in un'epoca in cui ogni prodotto di intrattenimento si barcamena con il pandering verso un gruppo e l'altro.
Considerato tutto ciò quindi, che cosa penso dell'epoca di Steven Moffat? Nel complesso credo si possa considerare un periodo positivo, e dirò un eresia, migliore di quello precedente di Davies. Doctor Who ha raggiunto una sua maturità sotto Moffat, soprattutto con l'arrivo di Peter Capaldi. E se non sempre i singoli episodi sono all'altezza (io stesso ne ho detestati diversi, come si può vedere dai miei commenti pubblicati qui), non si può nemmeno ritenere che lo standard si sia abbassato. A chi sostiene questo considero di guardare un po' di episodi della serie classica, chessò, The Horns of Nimon o Timelash o Time and the Rani. Poi venitemi a dire che la qualità si è abbassata, anche al netto dell'evoluzione di mezzi tecnici ed effetti speciali. E pure voler cercare una coerenza interna perfetta è uno sforzo totalmente inutile in Doctor Who. Certo può essere simpatico quando un elemento si incastra con quanto già visto in passato, ma la contraddizione è la norma, fin dalle primissime stagioni della serie. Forse Moffat avrebbe potuto avere un maggiore "rispetto" per questa creatura così delicata, e non sempre le sue manomissioni si sono rivelate giustificate da un payoff meritevole. Ma se non altro ha osato, tentato di sovvertire qualche aspettativa e cacciare il pubblico a pedate dalla sua comfort zone.
Non so cosa aspettarmi da Chibnall, i pochi sprazzi visti finora non mi convincono del tutto, ma so bene che l'impatto con un nuovo Dottore è sempre problematico. Tranne nel caso di Capaldi, lui mi è stato bene fin dall'inizio e non immagino di poter trovare qualcosa dello stesso livello. Ma va bene così, Doctor Who è uno show speciale prprio perché ha il potere di rinnovarsi periodicamente, pur mantenendo alla base lo stesso spirito. Seguirò con attenzione questa nuova era e spero di affezionarmi presto anche alla Dottoressa.
Spesso Moffat viene paragonato a Davies, esaltando le qualità di quest'ultimo per la costruzione di archi narrativi completi. Personalmente su questo confronto ho qualche riserva: è vero, forse gli archi di Davies avevano una chiusa più lineare, ma d'altra parte erano anche molto più semplici, quasi banali. Bene o male ogni fine di stagione tra la 1 e la 4 consiste in "nemico X sta per distruggere la Terra/l'universo così come lo conosciamo". Sì, certo, bello vedere Dalek contro Cybermen, sempre un piacere incontrare Davies, ma non mi si può parlare di soluzione soddisfacente quando il Dottore-Gollum viene ringiovanito dalle preghiere catalizzate da una rete telepatica planetaria e si manifesta avvolto nella luca come Gesù uscito dal sepolcro. Accostare una scena del genere con l'ultima battaglia di Capaldi in The Doctor Falls rende bene l'idea di quanto più ambizioso sia l'approccio di Moffat. In certi casi, anche coraggioso, dichiaratamente avverso allo zoccolo duro di fan su cui la serie fa affidamento. E questo va apprezzato, in un'epoca in cui ogni prodotto di intrattenimento si barcamena con il pandering verso un gruppo e l'altro.
Considerato tutto ciò quindi, che cosa penso dell'epoca di Steven Moffat? Nel complesso credo si possa considerare un periodo positivo, e dirò un eresia, migliore di quello precedente di Davies. Doctor Who ha raggiunto una sua maturità sotto Moffat, soprattutto con l'arrivo di Peter Capaldi. E se non sempre i singoli episodi sono all'altezza (io stesso ne ho detestati diversi, come si può vedere dai miei commenti pubblicati qui), non si può nemmeno ritenere che lo standard si sia abbassato. A chi sostiene questo considero di guardare un po' di episodi della serie classica, chessò, The Horns of Nimon o Timelash o Time and the Rani. Poi venitemi a dire che la qualità si è abbassata, anche al netto dell'evoluzione di mezzi tecnici ed effetti speciali. E pure voler cercare una coerenza interna perfetta è uno sforzo totalmente inutile in Doctor Who. Certo può essere simpatico quando un elemento si incastra con quanto già visto in passato, ma la contraddizione è la norma, fin dalle primissime stagioni della serie. Forse Moffat avrebbe potuto avere un maggiore "rispetto" per questa creatura così delicata, e non sempre le sue manomissioni si sono rivelate giustificate da un payoff meritevole. Ma se non altro ha osato, tentato di sovvertire qualche aspettativa e cacciare il pubblico a pedate dalla sua comfort zone.
Non so cosa aspettarmi da Chibnall, i pochi sprazzi visti finora non mi convincono del tutto, ma so bene che l'impatto con un nuovo Dottore è sempre problematico. Tranne nel caso di Capaldi, lui mi è stato bene fin dall'inizio e non immagino di poter trovare qualcosa dello stesso livello. Ma va bene così, Doctor Who è uno show speciale prprio perché ha il potere di rinnovarsi periodicamente, pur mantenendo alla base lo stesso spirito. Seguirò con attenzione questa nuova era e spero di affezionarmi presto anche alla Dottoressa.
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