Qualche tempo fa dopo aver visto La fine del mondo ho accennato alla "Trilogia del Cornetto", un tris di film scritti da Edgar Wright e Simon Pegg idealmente legati tra loro, anche se indipendenti. Shaun of the Dead è il primo della serie, uscito nel 2004, ed è una versione parodistica del tipico film di epidemia zombie planetaria. Attenzione, con "parodia" non si intende però roba alla Scary Movie, e se l'adattamento italiano del titolo (L'alba dei morti dementi) può ingannare, in realtà non ci si trova davanti a un prodotto demenziale. L'umorismo è sicuramente l'ingrediente principale, ma è di tipo più soft, grottesco ma non invadente, sicuramente insolito in una storia di apocalisse zombie.
Come in tutti i film della serie il protagonista è Simon Pegg (qui lo Shaun del titolo, necessario per il pun su Dawn of the Dead), che interpreta un giovane indolente e accidioso che si trascina nella vita crogiolandosi nella routine: la fidanzata insoddisfatta, l'amico nullafacente (Nick Frost), la madre semirincoglionita (che poi è l'attrice che faceva il primo ministro inglese nelle prime stagioni di Doctor Who, si vede che ha un talento per fare la rimbambita) e il patrigno stronzo. Naturalmente tutto cambia quando si troveranno a doversi confrontare con l'attacco degli zombie (anche se sta male chiamarli così!) e dovranno quindi trovare rifugio in attesa di essere salvati. Chiaramente le cose non vanno come previsto, il gruppo si troverà spesso in pericolo, e qualcuno rimarrà vittima dei morti viventi. Tutto questo però è portato su schermo con un tono leggero ma non per questo falsato.
Direi addirittura che proprio la credibilità dei personaggi è uno degli elementi che più mi hanno sorpreso in questo film. Si capisce fin da subito che abbiamo davanti personaggi stereotipati (il fallito, il fannullone, l'attricetta ecc), ma le loro reazioni in questo contesto chiaramente fuori dall'ordinario sono del tutto plausibili. Non ci sono infatti eroi determinati o sterminatori infallibili di zombie: anzi, quando il gruppo trova un fucile non sanno quasi come usarlo, e dei pochi proiettili a disposizione sono pochi quelli che vanno a segno. Anche alcuni dei cliché sui film zombie sono smontati, ad esempio qui non c'è nessuna difficoltà a fuggire da un gruppo di zombie inseguitori (che notoriamente procedono a passo di lumaca), e per una volta l'esercito con le mitragliatrici non ha problemi a ripulire le strade dai non-morti. Insomma, questo non è The Walking Dead, ma una zom-rom-com (zombie romantic comedy, come l'ha definita il suo autore) che non si prende sul serio ma fa le cose per bene. Rivedendolo per la secona volta infatti ho notato diversi dettagli piazzati ad arte e che assumono maggiore significato nell'economia complessiva del film.
Come in tutti i film della serie il protagonista è Simon Pegg (qui lo Shaun del titolo, necessario per il pun su Dawn of the Dead), che interpreta un giovane indolente e accidioso che si trascina nella vita crogiolandosi nella routine: la fidanzata insoddisfatta, l'amico nullafacente (Nick Frost), la madre semirincoglionita (che poi è l'attrice che faceva il primo ministro inglese nelle prime stagioni di Doctor Who, si vede che ha un talento per fare la rimbambita) e il patrigno stronzo. Naturalmente tutto cambia quando si troveranno a doversi confrontare con l'attacco degli zombie (anche se sta male chiamarli così!) e dovranno quindi trovare rifugio in attesa di essere salvati. Chiaramente le cose non vanno come previsto, il gruppo si troverà spesso in pericolo, e qualcuno rimarrà vittima dei morti viventi. Tutto questo però è portato su schermo con un tono leggero ma non per questo falsato.
Direi addirittura che proprio la credibilità dei personaggi è uno degli elementi che più mi hanno sorpreso in questo film. Si capisce fin da subito che abbiamo davanti personaggi stereotipati (il fallito, il fannullone, l'attricetta ecc), ma le loro reazioni in questo contesto chiaramente fuori dall'ordinario sono del tutto plausibili. Non ci sono infatti eroi determinati o sterminatori infallibili di zombie: anzi, quando il gruppo trova un fucile non sanno quasi come usarlo, e dei pochi proiettili a disposizione sono pochi quelli che vanno a segno. Anche alcuni dei cliché sui film zombie sono smontati, ad esempio qui non c'è nessuna difficoltà a fuggire da un gruppo di zombie inseguitori (che notoriamente procedono a passo di lumaca), e per una volta l'esercito con le mitragliatrici non ha problemi a ripulire le strade dai non-morti. Insomma, questo non è The Walking Dead, ma una zom-rom-com (zombie romantic comedy, come l'ha definita il suo autore) che non si prende sul serio ma fa le cose per bene. Rivedendolo per la secona volta infatti ho notato diversi dettagli piazzati ad arte e che assumono maggiore significato nell'economia complessiva del film.
Shaun of the Dead non raggiunge gli stessi livelli di The World's End, perché sia la parte drammatica che l'azione in quest'ultimo sono decisamente più intense, ma si tratta comunque di un prodotto ben strutturato, divertente ma intelligente, un'altra prova che per far ridere il pubblico non serve essere idioti, così come per farlo inquietare non bisogna essere truci.
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