...che qui da noi è stato proiettato come Le regole della truffa. Titolo che appena ho letto ho capito essere un'adattamento grossoloano (casuale?) di quello originale. Ormai penso che potrei fare anch'io il titolista dei film, li riconosco alla perfezione quando i traduttori italiani si mettono all'opera reinventandosi un nome. Ma questo è un altro discorso. Parliamo del film.
Non è facile definire Flypaper. In un certo senso è una commedia, forse anche una parodia. Ma è anche un film d'azione e un giallo, un Dieci piccoli indiani ambientato in una banca (invece che in un ascensore) in cui i personaggi sembrano avere tutti qualcosa da nascondere, compresa l'identità del nemico intrufolato tra di loro. Per certi versi grottesco, per altri avvincente. Insomma, non si capisce bene quale declinazione sia la principale, e questo è forse il suo problema maggiore.
La storia è interamente ambientata all'interno di una banca, dove nello stesso momento due bande diverse (molto diverse) di rapinatori hanno intenzione di effettuare un colpo. Sparatoria iniziale, e prima vittima. Poi si fa avanti il protagonista, una specie di Adrian Monk più giovane e piacione ma meno fobico e paranoico, che riesce a far cessare le ostilità e convince i rapinatori ad agire ognuno per conto proprio, senza intralciarsi a vicenda. Le due bande si metton così all'opera: una con attrezzature all'avanguardia e piani dettagliati alla Mission: Impossible, l'altra con la semplice idea di far saltare tutto in aria e arraffare i soldi. Da lì poi le cose si fanno complicate, perché lo psicopatico (corroborato dall'esaurimento degli psicofarmaci) inizia a sospettare che ci sia qualcosa sotto, rendendosi conto che l'uomo morto all'inizio non è stato ucciso per caso, e da lì una catena di collegamenti lo porta a successive teorie sempre più arzigogolate. Le bande di rapinatori entrano in constrasto, gli ostaggi si spaventano, qualcun altro muore, qualcosa esplode, e alla fine viene fuori un gran casino.
La storia di per sé è intrigante, e procede un po' alla Ocean's Eleven, con continue sorprese e piani all'interno di piani all'interno di piani che si scoprono di volta in volta. Quello che funziona meno è la conduzione della trama: al fianco della rapina si muove tutto un filone semicomico, affidato in gran parte alla banda di rapinatori cialtroni, ma anche al protagonista e ad alcuni personaggi secondari, che si esibiscono in battute anche piuttosto grette da sexy-american-comedy. Ma questo non basta ad alleggerire il tono, perché nel frattempo ci sono morti e feriti, gente sotto minaccia da parte di criminali che dichiarano di aver voglia di ammazzare qualcuno, e un supercattivo nascosto da qualche parte che probabilmente vuole rimanere l'unico vivo. Ma non siamo nemmeno davanti a un prodotto pulp, che trae forza da uno humor nero e cinico, visto che i personaggi e la situazione sono di tutt'altro carattere.
Insomma, presi singolarmente gli elementi sono buoni, ma l'insieme risulta squilibrato, e non si sa bene in che modo porsi di fronte allo schermo: bisogna ridere o ragionare, stupirsi o inquietarsi? Lo spettatore rimane in bilico, e anche se alla fine non si può dire di aver visto un brutto film, resta difficile riuscire a tirare le somme di quanto visto.
Nessun commento:
Posta un commento