E vabbè, me la sono cercata. Perché nell'ultima Coppi Night (che risale a due settimane fa, sì, ne abbiamo saltata una) mi meravigliavo che fosse da tempo che non vincesse un film comico/commedia italiano, ed ecco che siamo al secondo consecutivo. Come molte altre operazioni cinematografiche di quel periodo, qui gli autori puntano a mettere insieme due stelle della comicità, ovvero Pozzetto e Greggio, e farne i protagonisti del film.
Forse l'ho già detto in occasioni precedente, ma devo ammettere che a me Pozzetto in effetti piace. O meglio, il suo personaggio tipico, quello dell'uomo mediocre e convenzionale che viene trascinato in situazioni assurde e imprevedibili, che reagisce in tono moderato ma con improvvisi scatti di rabbia e volgarità, per me funziona sempre. Anche il suo modo di proporre le battute e i giochi di parole nonsense mi sembra sempre buono. Di Greggio ho invece una considerazione minore, spesso le sue interpretazioni sembrano troppo forzate, ed è soprattutto la sua mimica ad apprire artificiosa. E forse in questo caso, il fatto di rimanere per tutto il film con degli occhiali scuri che coprono completamente gli occhi, aiuta proprio a non farlo scadere nella macchietta come succede spesso.
Nell'insieme però la storia della coppia di handicappati (un cieco e un paralitico) in viaggio per concludere loschi affari di contrabbando si regge abbastanza bene. Le immancabili disavventure, gli equivoci, gli scontri, si susseguono con un buon ritmo, senza dare spazio a momenti morti, e anzi nella parte finale ci sono alcune sequenze al limite del drammatico di impatto piuttosto forte, per un film di questo genere. A livello tecnico la struttura del film non è troppo equilibrata, con un inizio e una fine improvvisi (quasi da far pensare che manchino delle parti), flashback infilati senza alcuna indicazione, e palesi campagne di pubblicità progresso contro l'abbandono degli animali che risultano alquanto invadenti. Ma certo non ci si poteva aspettare anche una regia all'altezza, visti i soggetti coinvolti. Infine ,come al solito, è da rilevare che le morali principali che emergono dalla storia non sono poi così edificanti: dal tipico messaggio sull'inaffidabilità delle donne, all'implicita ammissione che i soldi fanno la felicità.
In ogni caso, nonostante le imperfezioni usuali nella cinematografia italiana dell'epoca, questo film risulta alla fine dei conti piacevole, con diverse sequenze molto divertenti ("non c'è l'aria condizionata!") e anche qualche buon inciso drammatico. Per cui, pur contro i miei principi, sono tenuto a promuoverlo.
Nell'insieme però la storia della coppia di handicappati (un cieco e un paralitico) in viaggio per concludere loschi affari di contrabbando si regge abbastanza bene. Le immancabili disavventure, gli equivoci, gli scontri, si susseguono con un buon ritmo, senza dare spazio a momenti morti, e anzi nella parte finale ci sono alcune sequenze al limite del drammatico di impatto piuttosto forte, per un film di questo genere. A livello tecnico la struttura del film non è troppo equilibrata, con un inizio e una fine improvvisi (quasi da far pensare che manchino delle parti), flashback infilati senza alcuna indicazione, e palesi campagne di pubblicità progresso contro l'abbandono degli animali che risultano alquanto invadenti. Ma certo non ci si poteva aspettare anche una regia all'altezza, visti i soggetti coinvolti. Infine ,come al solito, è da rilevare che le morali principali che emergono dalla storia non sono poi così edificanti: dal tipico messaggio sull'inaffidabilità delle donne, all'implicita ammissione che i soldi fanno la felicità.
In ogni caso, nonostante le imperfezioni usuali nella cinematografia italiana dell'epoca, questo film risulta alla fine dei conti piacevole, con diverse sequenze molto divertenti ("non c'è l'aria condizionata!") e anche qualche buon inciso drammatico. Per cui, pur contro i miei principi, sono tenuto a promuoverlo.