Coppi Night 19/07/2015 - Stranger Than Fiction

Sono costretto a fare quella cosa antipatica di inserire il titolo originale perché la trasposizione italiana Vero come la finzione sembra una brutta traduzione letterale fatta col dizionario trovata sul compito in classe di un ragazzino di prima media. Mi rendo conto che la formula non è esattamente traducibile, ma "vero come la finzione" ha un suono così posticcio che contraddice il suo stesso significato.

Quindi, Stranger Than Fiction è un film in cui il protagonista è un Will Ferrell che per una volta non interpreta un ruolo comico. Il tono è perlopiù leggero, ma ci sono anche momenti drammatici e intensi che l'attore riesce a rendere con tremenda efficacia, confermando le sue capacità. La storia è certamente insolita, e scorre sul filo del surreale: il protagonista, un semplice impiegato del fisco, un giorno inizia a sentire una voce (di donna) che narra le sue azioni. È l'unico a sentirla, e la narrazione segue precisamente quello che fa, anche se non racconta proprio tutti i momenti, si limita a quelli salienti per descrivere la sua situazione, come se la sua vita fosse in effetti l'oggetto di una storia raccontata, o scritta.

Il che è precisamente quello che accade. Si scopre abbastanza presto che c'è una scrittrice che sta scrivendo proprio la storia di Harold Crick, il quale però non riesce a entrare in contatto con questa voce onniscente, cosa che gli farebbe comodo perché la voce afferma che la sua morte è imminente. Per cercare di comprendere la situazione, dopo un breve salto da uno psichiatra (che si limita a diagnosticargli schizofrenia), Harold si reca da un esperto di letteratura (Dustin Hoffmann) che lo aiuta a comprendere in che tipo di storia si trova. Tutto questo, sommato all'incontro con un'agguerrita fornaia che non ha pagato le tesse, contribuisce a sconvolgere la vita di Harold, che quindi si troverà in effetti a vivere il periodo più interessante della sua vita, se non fosse che è anche così prossimo alla morte.

Il film parte da una premessa interessante, che lo colloca subito a un livello metatestuale, una storia che sa di essere una storia. Certo non è la prima opera con queste caratteristiche, ma per un film di questo livello (e non una produzione più ponderosa come potrebbe essere Synecdoche New York) costituisce un approccio innovativo. Il tema dell'autoderinazione è forte, e si può leggere a più strati, perché se da una parte Harold Crick è vincolato dalla storia che stanno scrivendo su di lui, è altrettanto vero che lui stesso si è imprigionato in un destino predeterminato. Il suo percorso di liberazione quindi è ambiguo, perché anche se abbandona le convenzioni che ha sempre seguito, sta pur sempre procedendo sui binari della narrazione per lui prevista, e allora si sta davvero liberando?

Un'altra cosa interessante è che non ci sono spiegazioni di come o perché la scrittrice stia narrando precisamente la sua vita. Non ci sono meccanismi per cui Harold viene effettivamente "creato" dalla narrazione, o connessioni per cui la scrittrice dovrebbe avere in testa quello che succede a lui. Semplicemente, accade, ed entrambi non possono fare altro che accettare l'evidenza dei fatti, perché a volte la realtà è più strana della finzione.

In definitiva un film che mi ha sorpreso (non mi aspettavo niente del genere), e che rispetto alle solite storie osa di più, pur rimanendo su atmosfere leggere e con una buona dose di umorismo. Davvero piacevole, e valorizzato dalle eccellenti interpretazioni di tutti i protagonisti.

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