Da un paio di settimane mi sta andando abbastanza bene nelle serate del Coppi Club, perché sto trovando l'occasione per vedere dei film che avevo in watchlist già da qualche tempo. Stavolta ho potuto vedere Snowpiercer, sul quale avevo sentito pareri discordanti, dall'entusiasta al deluso. Dopo aver sperimentato direttamente, posso dire che la mia collocazione è un po' a metà strada tra questi due estremi.
Il film è sicuramente interessante, visivamente molto suggestivo e di sicuro stimolante anche dal punto di vista dei temi. Si tratta di una delle varie distopie che ultimamente vanno alla grande (c'è che dice che il recente successo del genere distopico deriva da un diffuso senso di disillusione, ma di questo parleremo in altra sede), qui forse esasperata nel livello allegorico, visto che tutta la presunta umanità sopravvissuta è stivata in un unico treno che viaggia da 18 anni intorno al mondo, con una specifica e rigida suddivisione in classi sociali.
Ora, come ho già detto ci sono degli aspetti interessanti, ma in altri casi il plot si piega un po' troppo alle esigenze della sorpresa o della simbologia. Il viaggio dalla coda del treno alla testa, passando per i vari livelli di benessere e funzionalità, risulta avvincente, perché a ogni nuovo scompartimento scopriamo nuovi ambienti, occupanti e potenziali minacce, come in un videogioco. D'altra parte viene anche da chiedersi come il treno, per quanto autosufficiente, possa mantenere certi sistemi come un acquario (peraltro a galleria con pareti trasparenti), un allevamento di galline e tanti altri meccanismi. Inoltre è piuttosto insolito che ci si preoccupi tanto della sopravvivenza del treno (inteso come macchinario e come ecosistema) e non ci sia il minimo interesse per il mantenimento dei binari su cui esso viaggia, a maggior ragione considerando che non c'è più alcun tipo di civiltà al di fuori che possa occuparsi delle rotaie. Difficile credere che in diciotto anni di glaciazione non ci sia un solo tratto interrotto o deformato. Io in realtà mi sono anche domandato a cosa servisse in effetti che il treno si muovesse, visto che trattandosi di un ecosistema autosufficiente probabilmente avrebbe potuto benissimo rimanere fermo alla stazione e mantenere a tempo indeterminato tutta l'umanità.
Insomma, il film si guarda volentieri, ma non regge a un'analisi più approfondita della trama. I successivi twist infilati a partire da metà in poi non sono così imprevedili per lo spettatore minimamente smaliziato. Il finale poi non mi è sembrato così in linea con i temi stessi della storia, e anche abbastanza fuori personaggio per i superstiti. Ma oh, ci sta benissimo che sia io troppo esigente, il film tutto sommato mi è piaciuto anche se mi aspettavo qualcosa di più intenso.
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