Aprile è stato un mese dedicato interamente al racconto di fantascienza. Non che l'abbia fatto volutamente, ma in qualche modo mi sono trovato a scegliere tra i vari volumi a mia disposizione (alcuni in attesa da anni, altri acquisiti da poche settimane) solo raccolte, di uno o più autori.
La prima antologia che ho voluto leggere sostava sugli scaffali da parecchio, credo almeno 5-6 anni. Non avevo mai trovato la disposizione mentale per iniziare a leggere la raccolta di Tutti i racconti 1947-1953 di Philip K. Dick, ma alla fine mi sono deciso. In realtà non sapevo bene cosa aspettarmi, perché pur avendo già letto molto di Dick non sempre mi sono ritenuto soddisfatto. Si tratta di uno di quegli autori che a mio avviso si "impara ad apprezzare", come ad esempio anche Stanislaw Lem. Tornando alle origini della sua produzione temevo di perdere un po' quella maturità artistica che appunto ho imparato a riconoscere ed apprezzare. In parte avevo ragione, ma fortunatamente non mi sono ritrovato troppo spiazzato. Buona parte dei racconti qui contenuti infatti sono storie di fantascienza molto regolari, dall'avventuroso alla hard sf, con qualche intrusione di fantastico e mistery. Solo in alcuni si scorgono i temi per i quali Dick è stato in seguito (molto in seguito) ricordato. Il livello medio dei racconti è buono, ma difficilmente eccellente, sembra di leggere una tipica antologia di racconti di fantascienza della golden age: per alcuni decisamente mediocri (Il teschio, Il cannone) ce ne sono altri notevoli (Roog). Questo mi ha permesso quindi di gradire almeno in parte le storie anche se non erano quello che mi aspettavo. Ho anche notato che qui Dick ha sfruttato un paio di idee che mi ero appuntato e avevo intenzione di usare per scrivere dei racconti, in particolare in Tony e i coleotteri e Cavie. Queto comporta che dovrò cassare le idee dalla mia to-write-list, o quantomeno integrarle notevolmente. Perché ormai non c'è più niente da inventare... voto: 6.5/10
La seconda raccolta letta invece l'ho acquistata meno di un mese fa, forse non ho saputo resistere al Dalek in copertina. In Intanto, da qualche parte nello spazio sono raccolti i racconti di fantascienza selezionati dalla piccola casa editrice Gorilla Sapiens (che normalmente non pubblica sf). Mi sembrava quindi un esperimento interessante leggere cosa avesse da proporre. In effetti sono rimasto abbastanza sorpreso, perché anche in questo caso non ho trovato esattamente quello che mi aspettavo. Questo perché io ho una mia idea di "antologia di fantascienza", che evidentemente però non è condivisa dai curatori di questo libro. Attenzione, non dico che siano brutti i racconti contenuti, solo ho qualche difficoltà a considerarli effettivamente di fantascienza. O meglio ancora, lo sono per gli elementi narrativi presenti (automi, astronavi, androidi), ma lo sono meno per lo sviluppo e lo stile delle storie, che raramente ha a che fare con la speculazione scientifica e più spesso vira verso il surreale, o il satirico, o il nonsense vero e proprio. Non che non si possa scrivere sf surreale, o sf satirica, ma in questo caso sembra che queste siano le uniche strade percorribili, il che mi pare anomalo. Insomma, sembra di leggere una raccolta di fantascienza messa insieme da qualcuno che non legge fantascienza, il che probabilmente è molto vicino alla realtà. Quindi rimane un buon libro, ma non è il libro che consiglierei a chi mi chieda una buona raccolta di racconti di fantascienza di autori italiani. Voto: 7/10
Concludiamo il mese con il numero 69 di Robot, che essendo dell'estate 2013 mi era effettivamente rimasto sullo scaffale più del dovuto... della parte saggistica niente di particolare da rilevare (solo che i resoconti delle convention di Pohl mi sembrano alquanto noiosi visto che si concentrano sulla sua vita personale di cui faccio volentieri a meno). Per quanto riguarda i racconti ci sono alti e bassi: buone le storie di Giovanni De Matteo (viaggio nel tempo e senso della storia contemporanea italiana) e Jay Lake, qualche dubbio in più sulle altre presenti. In particolare il racconti di Valeria Barbera, anche questo incentrato sui viaggi nel tempo, mi è sembrato forzatamente contestualizzato nell'ambiente camorristico, con personaggi al limite del macchiettistico e un assunto fantascientifico di base che in realtà sembra più funzionare come la maledizione di un genio dispettoso. In definitiva niente di memorabile ma lettura mediamente interessante. Voto: 6/10
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