E gira e rigira sono riuscito a far vedere al Coppi Club un altro film scritto da Charlie Kaufman! Di questo autore ho già parlato altre volte, e nel corso degli anni (anche prima della documentazione su questo blog), sono riuscito a far proiettare la domenica sera quasi tutti i suoi film: Human Nature, Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee... gli unici che mi mancano sono Eternal Sunshine of the Spotless Mind (che forse non propongo perché ho visto troppe-troppe-troppe volte) e Synecdoche, New York, che non è mai stato doppiato in italiano. Confessioni di una mente pericolosa è per certi versi un film anomalo, perché si tratta di una biografia romanzata di Chuck Barris, storico autore televisivo americano, ed è trallaltro il primo film diretto da George Clooney. Si potrebbe pensare che questi elementi combinati producano un film mediocre, invece bisogna ricredersi.
Le ragioni per cui il film risulta comunque di buon livello sono principalmente due: l'eccezionale interpretazione di Sam Rockwell (attore a mio parere estremamente sottovalutato) nel ruolo di protagonista, e l'approccio scelto per narrare la storia. Infatti, la vita professionale e personale di Barris non sono meramente riferite in quanto "personaggio pubblico", ma riusciamo a conoscerlo in quanto persona. Non è facile, per un film biografico riuscire a essere appasionante, quando il protagonista non è noto al pubblico (perché in Italia ovviamente non lo conosce nessuno, anche se è l'inventore del format del programma "La Corrida" [no, non l'ha inventata Corrado...]). Capita infatti di vedere film dedicati a personaggi "locali" che sono in sostanza la cronaca delle loro imprese, e per chi non ha seguito la loro carriera il tutto risulta piuttosto vuoto. Questo film invece non è così: il fatto che il protagonista sia Chuck Barris, piuttosto che un qualunque altro giovanotto con idee strampalate, non incide sulla storia (se non in senso positivo per chi già lo conosce), perché quello che viene mostrato è un percorso perfettamente comprensibile per lo spettatore.
Ad arricchire la storia c'è poi la presunta doppia vita di Barris, che si dice essere stato anche un agente della CIA, così il film si colloca a metà tra biografia e spy story, e i due filoni si alternano, con Rockwell che manifesta la sua istrioneria in entrambi. Alla fine ci si trova ad aver visto un film di difficile collocazione, ma assolutamente interessante, imprevedibile, e a suo modo istruttivo. Tocca quindi ammettere che George Clooney non se la cava male alla regia... o forse anche qui dipende dal tocco di Kaufman?
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