Coppi Night 19/01/2014 - La grande bellezza

E così alla fine ci sono cascato anch'io. Lo dico come se fosse una sconfitta per me, e lo è nel senso che in altre circostanze non avrei mai rivolto attenzione a un film di questo genere. Ma visto che se ne sta parlando tanto, per il fatto di aver vinto un premio internazionale ed essere candidato ad altri, alla fine ho pensato che sì, potevo concedere due ore del mio tempo a Sorrentino.

Dico che non avrei guardato il film in altre circostanze perché in effetti il cinema italiano non rientra nelle mie preferenze. Sarà un mio pregiudizio, ma ritengo che essenzialmente la produzione di film italiana si divida in due parti: le commedie e i film "d'autore". Entrambe le tipologie mi lasciano abbastanza indifferente, anzi, insofferente, e se un filmetto leggero ogni tanto mi capita di vederlo (diversi si possono trovare nello storico del Coppi Club), quei film pretenziosi, intesi a lanciare un forte messaggio sociale, cerco proprio di evitarli, perché mi irritano, con la loro aspirazione a essere "arte" pur senza avere nulla da dire.

Con queste terribili premesse, è sorprendente se arrivo a dire che La grande bellezza è un bel film... anche se questo non implica necessariamente che mi sia piaciuto. Si tratta di due cose distinte: ne riconosco il valore come opera, ma non sono sicuro di essere riuscito ad apprezzarla. Vediamo se riesco a spiegarmi meglio.

Da un punto di vista tecnico il film è impeccabile. Ogni inquadratura, ogni immagine, ogni stacco sono perfetti. La luce è usata con grande abilità, così come la musica* e perfino i suoni ambientali. Anche se non mi intendo né di fotografia né di regia, la cura con cui il film è stato realizzato è evidente ed encomiabile. In questo senso non si può contestare niente a Sorrentino e alla sua equipe. Anche le interpretazioni degli attori sono di buon livello, a partire dal protagonista, passando per Carlo Verdone (nel suo ruolo tipico di impresario apprensivo schiavizzato da una bella e algida attrice) e tutti gli altri comprimari che fanno in genere una buona impressione.

I miei dubbi sono più a livello di contenuto. Il problema è che alla domanda "Di che cosa parla questo film?" non saprei cosa rispondere. E non è solo un problema di trama, mi rendo conto che la frammentazione della storia, e l'assenza di un preciso percorso di eventi, è voluta (non lo approvo, ma lo riconosco), ma anche di sensazioni. Il punto è che questo film, in ultima analisi, mi sembra dire tutto e niente. Per ogni tesi portata avanti in una scena, c'è un'antitesi in quella dopo; per ogni "significato" che pare emergere dalle sequenze o dai dialoghi, ci sono altri particolari che lo contraddicono; ogni tema di fondo viene in qualche modo svuotato del suo significato. Faccio degli esempi: in una delle prime scene il protagonista intervista una supposta artista squalificando completamente la sua performance e le sue capacità, ma in seguito scopriamo che lui stesso è uno scrittore famoso per un unico libro che lui stesso definisce un romanzo vuoto e inutile; in una scena una donna che si proclama un'attivista impegnata socialmente, politicamente e familiarmente viene sbugiardata sempre da lui, ma più avanti i due si ritrovano e ballano insieme; la santa in visita a Roma, mostrata come un virtuoso esempio di povertà e umiltà, viene poi usata per fare le selfie con i delegati che l'hanno accolta; il vedovo dell'amore adolescenziale dello scrittore, distrutto dalla perdita della moglie, ma che poi si scopre avere già un'altra compagna. E ci sono anche altri particolari, non interni al film ma metatestuali, come la critica alla vita mondana e alla pochezza dei suoi personaggi, salvo poi scritturare Sabrina Ferilli per uno dei ruoli principali (perché non mi verrete a dire che è una brava attrice, dai); o ancora l'evocazione di grandi quesiti morali e poi l'inserimento di alcune scene al limite della commedia. Quasi ogni elemento del film subisce questo tipo di contrasto, pertanto la cosa non può essere casuale. Si può anzi pensare che proprio questo sia il vero tema di fondo, l'assenza di un qualunque sistema di riferimento, o di valore a cui aggrapparsi. Ma, ecco... non è troppo comodo? Un film il cui messaggio finale è che nulla significa nulla, non lascia fin troppo all'interpretazione dello spettatore, al punto da non potersi considerare un'opera comlpeta?

Ecco perché non posso dire che La grande bellezza mi sia piaciuto. Non mi ha lasciato insensibile, questo no, anzi riconosco che alcune sequenze sono davvero intense. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di un coinvolgimento dovuto più all'equilibrio pressoché perfetto di immagini, suoni e parole. Si tratta di un film bello, ma anche di un film furbo, che forse punta proprio a non dire niente in modo troppo evidente, in modo che ognuno possa trarne quello che preferisce. O forse, semplicemente, sono io che non l'ho capito, vai a sapere. Sia come sia, sono contento che sia questo il film che attualmente ci rappresenta nel mondo, perché quando la qualità c'è, è un piacere che venga riconosciuta. E una volta ogni tanto tocca anche a noi, fortunatamente.



*È stata una sorpresa sentire in sottofondo, nella scena in cui viene presentata per la prima volta la Ferilli, Take My Breath Away di Gui Boratto!

2 commenti:

  1. Io mi sono chiesto: non è forse in Italia che una Santa viene utilizzata per fare selfies? Non è forse in Italia che la grande bellezza viene sprecata, umiliata, misconosciuta da una massa di cafoni e burini? Non è forse l'Italia il paese delle perle ai porci? Il paese dove questa grande bellezza l'abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, senza saperla apprezzare; mentre orde di stranieri vengono ad ammirarla estasiati? Non è forse l'Italia, come la Ferilli del film, una bella donna attempata che si lascia amare e non si rende conto di essere malata e vicina alla fine? Non è rappresentata,l'Italia, dalla vita del protagonista (uno che campa di rendita su qualcosa che viene da lontano e che nessuno, nemmeno lui, si ricorda davvero)?

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    1. certo, questa è una buona interpretazione. ed è sicuramente valida, ma a un certo livello conferma l'impressione che ho avuto io, ovvero che è un film nel quale si può ricercare qualunque significato. la metafora come la descrivi te funziona, ma funzionerebbe altrettanto bene in molti altri modi, quindi, alla fine, qual era l'intenzione del regista?

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