Coppi Night 18/03/2012 - Stay

Come probabilmente chi legge qui sa già, da tempo mi dedico con una certa dedizione a mettere insieme racconti e tentare di pubblicarli perché qualcuno oltre a me li legga. Se anche si può dubitare della mia abilità in questo settore, non si può comunque dire che, da quando ho iniziato, non abbia ottenuto considerevoli miglioramenti. Tanto nella concezione di storie che nella loro rappresentazione tramite le parole, ho imparato diverse regole essenziali, in particolare per quanto riguarda la realizzazione di racconti di genere come fantascienza e horror.

Per esempio: in una storia del mistero in cui ul personaggio è circondato da fenomeni apparentemente inspiegabili, ma dei quali si intuisce un collegamento preciso, esistono un modo giusto e uno sbagliato per portare a compimento il racconto. Quello giusto è fornire una effettiva spiegazione degli eventi inspiegabili, possibilmente riconducendo tutti gli indizi precendentemente seminati in modo che il lettore (o più in generale, il "fruitore" dell'opera) possa magari raggiungere la soluzione o comunque intravederla prima che sia rivelata, massimizzando così il suo coinvolgimento; quello sbagliato è liquidare tutto con una conclusione che non tiene conto di quanto mostrato in precedenza, ma semplicemente mette un tappo sulle possibili speculazioni chiudendo tutto in poche battute. Questo è sbaglito soprattutto perché è irrispettoso nei confronti del fruitore: se ad egli si richiede lo sforzo di impegnarsi per seguire la storia e individuarne la soluzione, terminare non dando valore a questi sforzi è estremamente strafottente. Pensate a come vi sentireste se dopo aver tentuo minuziosamente il filo della narrazione, alla fine vi venisse detto: "Oh, già, sei stato bravo, non c'è che dire, comunque la risposta non c'entrava niente con quello che hai visto, quindi hai faticato per nulla e io lo sapevo che stavi sprecando tempo." Ecco, vi hanno appena preso per il culo.


Il cliché più diffuso di questo tipo di atteggiamento è il classico "era solo un sogno". Il protagonista si imbarca in un'avventura incredibile, surreale e misteriosa, e quando si arriva al punto in cui necessariamente deve arrivare una spiegazione per tutte quelle cose assurde... suona la sveglia, il protagonista si tira su dal letto e va al bar a prendere un caffè macchiato. Per qualche ragione, questo è il tipo di trama prediletto di molti principianti, che forse ritengono in questo modo di introdurre una sorpresa imprevedibile, non rendendosi conto di come invece si dimostrano solo irritanti.


Probabilmente a questo punto è chiaro il motivo per cui sto facendo questo lungo preambolo, che è lo stesso per cui ho generalizzato il discorso parlando del "fruitore" invece che del "lettore". Lo stesso discorso si può infatti applicare anche ai film. E nello specifico, questa diagnosi si addice perfettamente al film in oggetto. Che mi stava piacendo, merda, sembrava davvero intrigante, con tutti quegli elementi ricorsivi e indizi che si sommavano e sembravano andare a indicare che ci fosse un filo comune e quel filo forse l'ho quasi capito sto solo aspettando l'ultima parola che mi confermi che davvero è quello che penso e sicuramente sarò il primo a capirlo e ora stai a vedere che si vede che davvero è come credo io e infatti... e infatti il ragazzo sta morendo e intorno a lui ci sono i personaggi del film.

Ommerda, ve l'ho spoilerato? Meglio. Non ci perderete tempo. Per carità, è un bel film, ben realizzato, attori validi, buone interpretazioni e storia intrigante. Fino agli ultimi sette minuti. Poi la situazione si chiarisce: il ragazzo un po' matto che si è visto nel film ha fatto un incidente ed è in punto di morte, e in qualche modo ha "sognato" tutti quelli raccolti intorno a lui, ognuno col suo ruolo in una storia di cui lui occupa il centro ma che non si è mai verificata. E non venitemi a dire che un sogno è una forma di realtà, che anche questa è una storia e che una volta avete sognato vostra nonna che moriva e poi è morta davvero. Non è questo il punto. Si possono costruire anche ottimi film ambientandoli interamente all'interno di sogni o stati mentali affini (cfr: Inception, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Vanilla Sky...). Il punto è che non si costruisce una storia complessa per poi risolverla con "è solo un sogno". Fine del discorso.

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