Ultimi acquisti - Settembre 2015 (parte 2)

Dopo i primi cinque album di recente entrati nella mia collezione, passiamo alla seconda parte degli acquisti di settembre (ce ne sarà una terza per gli EP).


Ho già parlato in qualche occasione di Ruede Hagelstein, autore non troppo prolifico e non troppo di spicco che però seguo con interesse. Pochi mesi fa è uscito il suo secondo album, Apohpenia. Oltre ad avere un titolo e una copertina eccezionali, questo album contiene una serie di tracce facilmente etichettabili come techno, ma in cui troviamo comunque una saporita varietà di stili. Dai pezzi più minimal a quelli più ricchi e fantasiosi, con una buona presenza di vocal morbidi e melodici, che erano invece la base del suo precedente Soft Pack. Ottimo lavoro di un artista che a mio avviso meriterebbe maggior riconoscimento.


Torniamo alla techno più classica con l'album di Mirko Loko uscito per Cadenza. Comet Plan si basa su un'idea semplice di techno, rifacendosi in gran parte agli schemi minimal con l'aggiunta di qualche pezzo strumentale. Disco interessante da ascoltare, che non regala (ma nemmeno promette) particolari guizzi, buono da avere nella collezione ma certo non un game changer.






...discorso che invece non si applica a Rebellion der Traumer. L'unico album dei Kollektiv Turmstrasse uscito finora, che in effetti risale al 2010 ma ho acquisito dolo adesso, è decisamente qualcosa di atipico e sorprendente. I due certo avevano già dimostrato di avere una concezione molto personale della techno, e di saperla proporre in atmosfere e registri inaspettati. In questa raccolta la loro abilità viene dimostrata, con una serie di tracce al tempo stesso essenziali e complesse, che fa un uso abbondanto del breakbeat, e riesce ad armonizzare bassi e percussioni creando sonorità profonde e per lo più cupe. Anche gli innesti di vocal, quando compaiono, contribuiscono a creare un senso di straniamento e dissociazione. L'ascolto di questo disco è piacevole a livello estetico, ma provoca sensazioni non del tutto positive. Il che è un merito notevole.


Anche l'ultimo album che presento per questo mese è qualcosa di anomalo. E d'altra parte cosa ti puoi aspettare quando metti insieme Ricardo Villalobos e Max Loderbauer? Eccoli fusi nell'alias Vilod a presentare la loro prima collaborazione ufficiale (anche se hanno già lavorato assieme più volte), Safe in Harbour. Ecco, questo è uno di quei casi in cui se qualcuno mi chiedesse "ma che questa la chiami musica?" avrei effettivamente qualche imbarazzo a rispondere di sì, come faccio di solito. Perché questa è quella che potremo definire musica astratta, suoni che seguono una metrica non sempre facile da individuare, tracce spoglie, che fanno della ripetitività e dell'asimmetria la loro caratteristica principale. Per me è un ascolto che apre la mente su dimensioni diverse, quasi aliene, e per questo ne traggo soddisfazione. Ma non mi aspetto che per molti valga lo stesso.

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