Coppi Night 30/08/2015 - La mosca

Calma calma, prima che qualcuno inizi a lanciarmi le cipolle al grido "Ma te vuoi fare un blog dove parli di fanascienza e non hai visto questo film? Sei na sòla!" Certo che ho visto La mosca! Però l'ho visto un po' di tempo fa... fai, uhm, quindici anni? Forse anche qualcosa di più, non dico venti, ma forse diciotto. Cioè da quando io ho visto La mosca c'è gente che ha fatto in tempo a diventare maggiorenne.

Ne portavo fissa in testa un'immagine, quella di Goldblum che si vomita in una mano, alla quale associavo un grande senso di disperazione, però una rinverditina alle mie impressioni ci stava bene. Quindi mi sono messo volentieri a rivederlo, impostando il giudizio critico sull'idea che si tratta di un film degli anni 80, e molto è cambiato da allora (specialmente le pettinature).

È stato sorprendente constatare come, anche rivisto oggi, il film scorra con fluidità, e non soffra tanto di quella lentezza intrinseca a cui oggi non siamo più abituati. La storia funziona ancora benissimo, così come gli effetti speciali che anche in questo caso mi sembrano migliori di quelli che spesso vediamo oggi. La metamorfosi da uomo a ibrido a insettoide è graduale e disgustosa al punto giusto, ma in questo senso andavo sul sicuro, con gli affidabili incubi artropodici di Cronenberg. I momenti di tensione sono gestiti con efficacia e il film, alla fine, non protende per un'unica interpretazione. Il mostro viene sconfitto, è vero, ma davvero sconfiggerlo è una vittoria? In qualche modo, quell'immaigne che mi portavo dentro fin da bambino conferma l'impressione che ho avuto anche ora: una profonda disperazione, un senso di inadeguatezza e sofferenza. A me la mosca, nelle ultime scene, fa tanta pietà.

Un paio di appunti finali su tecnologia e traduzione. Intanto, mi sembra interessante come nello svolgimento del film la tecnologia ricercata dal protagonista non sia della stessa natura dell'incidente. Nel senso: Goldblum cerca un mezzo di trasporto, e poi finisce con un'ibridazione a livello genetico-molecolare, e pensa di riutilizzare il teletrasporto come possibile cura: quindi le capsule sono utilizzate per uno scopo che non è quello per cui sono progettate. Mi sembra un approccio molto realistico alla ricerca tecnologica, in cui spesso studiando una materia si scoprono applicazioni collaterali ben più interessanti. Altro elemento degno di nota è che, forse non se ne è accorto, ma lo scienziato incidentalmente ha inventato anche l'Intelligenza Artificiale! Il computer infatti risponde a domande dirette e piuttosto complesse, che richiedono un livello di comprensione semantica non trascurabile. Oh, se solo non ti fossi trasformato in un insetto, saresti stato il più grande inventore della storia...

Ultima nota è sul doppiaggio. Possibile che in quell'epoca non fosse ancora stata coniata la parola "teletrasporto", e che per tutto il film si usi invece "teletrasbordo"? Ma da dove vi è uscita fuori!? Siamo quasi al livello degli gnocchi di lichene...

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