Ultimi acquisti - Settembre 2015 (parte 1)

Sei mesi! Tanto ho dovuto patire prima di poter finalmente mettere le mani su qualche disco nuovo, visto gli acquisti precedenti risalgono a marzo! Che poi non è che nel tempo trascorso da un blocco di acquisti e l'altro me ne stia in silenzio, di materiale da vagliare me ne passa comunque diverso, ma è un'altra cosa quando finalmente maneggio della musica nuova. Perché è vero che gestisco con tranquillità libri e film in digitale, ma la musica è un'altra cosa... forse un giorno ne parleremo.

Passiamo a descrivere i dischi acquistati questo mese, che essendo numerosi divideremo in tre parti. Nessuna compilation, solo album e un paio di EP.


Cominciamo con un disco che aspettavo da un po'. Beh, dai, il nuovo album di Stephan Bodzin è un'occasione esaltante. Powers of Ten continua il percorso che Bodzin ha iniziato diversi anni fa, quando è stato uno dei primi a porre le basi per un nuovo sottogenere della techno da alcuni definito neotrance. Si può intravedere anche una certa affinità, tanto di sonorità che di tematiche, con i lavori inclusi in Luna, prodotto in collaborazione con Marc Romboy (con cui negli ultimi anni ha continuato a rilasciare nuove tracce in linea con il progetto). Musica ipnotica e ben strutturata, con una componente melodica dietro cui si riesce comunque a percepire una precisa geometrica, quelle potenze di dieci che stanno alla base di un sistema metrico.


Qui sono arrivato in ritardo io, perché Abaporu, quarto album di Gui Boratto, è uscito da quasi un anno, ma sono riuscito ad averlo solo adesso. Poco male, perché la musica di Boratto mantiene quasi sempre una certa leggerezza che la rende fruibile senza troppa preparazione. In Abaporu ritroviamo i suoni a cui ci ha abituato coi lavori precedenti, vocal dolci e testi semplici e orecchiabili. Tutto sommato niente di nuovo rispetto a quanto si è già sentito da parte sua, ma è un genere in cui ha pochi concorrenti, per cui è sempre un piacere.



Joris Voorn, devo ammetterlo, mi ha leggermente sorpreso con questo suo album. Conoscendo già la sua produzione (e i suoi ottimi remix), mi aspettavo una raccolta di pezzi più marcatamente techno, mentre qui sembra che si sia divertito a mettere insieme tracce con una varietà di generi e stili ben più ampia. Ben venga, perché in Nobody Knows si trovano pezzi techno, house, breakbeat, ambiente e strumentali, con un inaspettato gusto per vocal e melodie. E così quando pensi ormai di conoscere i tuoi dj, questi arrivano dal nulla e ti spiazzano così...



Anche con Fritz Kalkbrenner sono in ritardo, perché Ways Over Water è uscito a fine 2014. Finalmente ho recuperato, e ne sono sollevato, perché mi stavo perdendo qualcosa di veramente buono. Fritz ha sviluppato uno stile tutto suo, un modo di far combaciare la techno con certe sonorità folk che non si ritrova altrove. I testi e le atmosfere tendono spesso al malinconico, e contribuiscono a creare un viaggio ideale lungo il quale l'autore ci accompagna. Una cosa che mi fa molto piacere è che Fritz abbia trovato una strada indipendente rispetto al fratello Paul, del quale sarebbe stato facile cavalcare l'onda: i due invece si mantengono su percorsi paralleli, che solo raramente si incrociano per remix o collaborazioni occasionali.

E parlando del fratello, ecco anche il nuovo album di Paul Kalkbrenner, questo invece fresco fresco di pubblicazione. 7 è (come si potrebbe intuire) il settimo album di Paul, uscito quasi tre anni dopo l'ultimo Guten Tag. Si può dire che il Kalkbrenner più famoso dei due mantiene il suo stile riconoscibile, perché è facile attribuire le tracce al loro padre anche al primo ascolto. Come nei suoi lavori precedenti, anche qui Paul gioca molto con la campionatura di pezzi rock e acustici, includendo ad esempio parti di White Rabbit dei Jefferson Airplane. Devo dire che mi sembra di percepire, col tempo, una crescente angoscia latente nelle sue tracce, come se ci fosse qualcosa che sta avanzando in lui, che lo sta costringendo sempre di più... ma forse sono io che ci vedo (sento) più di quanto ci sia realmente. La musica rimane bella, e sono convinto che qualunque demone possa portarsi dentro, Paul riesce a liberarsene, almeno temporaneamente, quando ci fa ascoltare cose come queste.

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