Coppi Night 04/01/2015 - Ogni cosa è illuminata

Urrà per la prima Coppi Night dell'anno! Di ritorno dall'intensa sessione di editing con il mio nuovo editore per il mio nuovo libro (mi sa che ve la farò pesare ancora un po' nelle prossime settimane), mi aspettavo di poter vedere qualcosa di intrigante ma rilassante, che mi aiutasse a distendere il cervello senza necessariamente spegnerlo, e questo film si è rivelato l'esatto contrario di quello che mi aspettavo. Bam!

Ok, so che è un momento delicato per questo tipo di discorsi visti i recenti fatti di cronaca internazionale, però bisogna che io lo dica. Io di queste storie sugli ebrei e l'olocausto francamente non ne posso più. Ma non da ora, eh, non ne potevo più già quando ero in seconda ragioneria. Don't get me wrong, non sono un negazionista né neofascista né un -ista di alcun tipo, io sto parlando dal puro punto di v-ista narrativo. Il punto è questo: la mia impressione è che tanti di questi autori (dico "autori" in senso ampio, parlo sia di scrittori che sceneggiatori) ritengano che basta che nella loro storia compaia un riferimento all'olocausto perché il tutto acquisti profondità.

Prendiamo come esempio questo film. Elijah Wood è un americano figlio di emigrati ucraini ebrei che dopo la morte del nonno si reca nella sua terra di origine per ritrovare la donna che gli ha permesso di salvarsi dalla persecuzione qualche decennio prima. Fa il suo viaggio insieme a un giovane tamarro ucraino (che mi dicono essere il cantante di una band di qualche rilievo) e il suo intransigentissimo nonno. Gira e gira alla fine si scopre che pure il nonno era ebreo e faceva finta di non esserlo, e tutti sono amici e fratelli. Questa è la storia. Che cosa dovrebbe portarmi a considerare che quello che ho visto abbia un livello di interpretazione più profondo di questo? La rispota per gli autori è semplice: si parla dell'olocausto degli ebrei, quindi tutto è serio e intenso. E invece no, non è così, perché se una storia è insipida lo sarà anche se i protagonisti sono Gengis Khan e Houdini. L'olocausto è un po' il jolly che ti risolve la trama, perché se citi quello non devi dare ulteriori approfondimenti. Per gli autori italiani la stessa cosa può funzionare usando la mafia, il principio è lo stesso.

Poi mi direte "eh no guarda che il libro è diverso, è proprio bello". Ottimo. Non mi interessa, io sto vedendo un film e giudico quello. Il film non ha senso e le ultime scene in particolare lo confermano: il suicidio del nonno, che per stessa ammissione dei protagonisti avviene senza ragione? Le sequenze oniriche all'aeroporto con i personaggi già visti durante il viaggio?? Il funerale ebreo per il nonno che da sessanta-cazzo-di-anni non ha professato la sua fede e probabilmente se ne era pure dimenticato e ora state tutti lì (cane incluso) con la kippah in testa come se la cosa più importante per la vostra famiglia fosse un dettaglio di natura etnica che non ha mai avuto nessun influenza sul corso della vostra vita??? Non ci siamo. Ma in realtà avrei dovuto capirlo molto prima della fine, perché quando in un film i momenti più interessanti sono quelli in cui un cane abbaia, vuol dire che qualcosa non va.

3 commenti:

  1. Guarda, per me 'sto film è invece l'eccezione che conferma la regola: nemmeno io reggo più le storie che riguardano - da vicino o da lontano - l'olocausto che, nella stragrande maggioranza dei casi, non aggiungono nulla di nuovo a quanto già visto e sentito.

    Ma Ogni cosa è illuminata per me è un gran film _nonostante_ affronti il tema dell'olocausto. È lo è grazie alla presenza della strana coppia Alex/Frodo che rendono il film vivo e vitale, nonostanate tutto.
    (ah… il film è meglio del romanzo, che pure non mi è dispiaciuto: http://iguanajo.blogspot.it/2008/09/rapporto-letture-agosto-2008.html )

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    1. mah, non so, forse mi è scattata subito la modalità irritazione appena ho capito il tema centrale, però non ci ho trovato elementi che lo rendessero "vivo". è vero che la coppia malassortita ha i suoi momenti interessanti, ma sono troppo pochi per reggere il film, che invece mi sembra quasi concentrarsi più sulla storia del nonno.

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  2. (secondo me è colpa delle dieci ore in soffitta, comunque)

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