Nella mia pressoché continua, passiva, serendipitosa ricerca di modi "alternativi" di fare musica, che siano in grado di integrare maggiormente l'artista con il mondo che lo circonda, consentendogli di produrre semplicemente con dei gesti coordinati e intuitivi la musica che ha in testa, mi sono imbattuto tempo fa in un'invenzione che è praticamente l'affermazione di tutto questo. Per quanto il theremin e il ReacTable si avvicinino a questo concetto, entrambi si appoggiano comunque a una precisa sintassi, che può anche essere molto "naturale", ma è anche precedentemente programmata dal costruttore dell'apparecchio. In questo senso, i Music Gloves uniscono i pregi di questi due: la gestualità del theremin e la varietà di suoni e possibilità del ReacTable.
Provo a spiegare di cosa si tratta, anche se vi anticipo subito che piuttosto che stare a leggere queste sfilate di pixel fate meglio a guardare il video che ho messo poco sotto, che spiega tutto e dà una dimostrazione pratica ed emozionante delle potenzialità dell'oggetto. I Music Gloves (si chiamerebbero anche semplicemente "the Gloves", ma così ci capiamo meglio) sono uno strumento tuttora in fase di progettazione, ma già utilizzabile, la cui ricerca viene condotta da Imogen Heap e il suo team di tecnici. Il nome potrebbe risultarvi vagamente familiare: Imogen Heap è una cantante emersa a fine anni 90, che si è distinta ogni tanto, singolarmente o nel duo Frou Frou, e potreste ricordarne alcuni pezzi tra cui Hide and Seek (una sua recente collaborazione è il featuring in Telemiscommunications, ultima traccia del recente album di deadmau5). Senza entrare nei dettagli tecnici, i Music Gloves sono appunto dei guanti che consentono di avere a completa disposizione ogni tipo di strumento e di effetto, attivabile con gesti e movimenti interamente programmabili dall'utilizzatore, e che consentono quindi un'integrazione completa non solo tra artista e musica, ma anche con lo spazio in cui si esegue la performance, che viene mappato in modo che ogni zona corrisponda a una diversa diffusione del suono.
Indossando i guanti è possibile quindi fare musica in modo del tutto "naturale", come la si pensa. Ogni parte può essere registrata e riprodotta, alterata, effettata, ogni strumento può esser suonato come lo si immagina: un piano muovendo le dita, una batteria picchiando le mani che stringono bacchette immaginarie, e così via. È come se, quando siete soli in casa e ascoltate e ballate in segreto la vostra canzone preferita, i vostri gesti producessero davvero la musica.
Ma come dicevo, starne a ragionare non rende l'idea. Dovete vederlo. Qui setto metto il video di una dimostrazione eseguita da Imogen alla convention Wired 2012. Il video è lungo, ma nella prima parte viene spiegata l'idea e il funzionamento dei guanti, nella seconda vengono mostrati alcuni esempi di utilizzo, e infine viene eseguita la canzone Me, the Machine, scritta appositamente come prima demo dei Music Gloves. Personalmente vi consiglio di spenderci i 19 minuti che dura, ma se vi interessa solo la parte cicciosa iniziate verso i 13 minuti per vedere l'esibizione.
I Music Gloves sono ancora in fase di progettazione, ma è chiaro già da questo video che le potenzialità sono enormi. Un live basato sull'utilizzo di questo strumento (perché non si può chiamarlo semplicemente dispositivo o accessorio, è uno strumento completo a tutti gli effetti), o addirittura un gruppo di "glovatori" risulterebbe in una performance spettacolare. E suonare esattamente seguendo l'istinto deve essere una delle sensazioni più liberatorie di questo mondo.
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