Ellapeppa, è una settimana che non scrivo qui sopra! Ci sarà gente che ha già pensato alla tragedia, invece semplicemente ho voluto lasciare più spazio al post che segnala l'uscita di Dimenticami Trovami Sognami, e poi sono stato via qualche giorno per la presentazione di Spore. Torniamo quindi alla normale programmazione con una nuova recensione del Coppi Club.
Quello che ha passato la fase di votazione è un film che volevo vedere da un po', perché aveva suscitato un certo clamore nell'ambito del cinema di fantascienza qualche mese fa. In realtà non mi aspettavo niente di che, perché Luc Besson non mi è mai sembrato un autore di riferimento del genere. Anche Il quinto elemento, per quanto si consideri ormai un classico, non credo certo si possa indicare come uno dei più fulgidi esempi del genere. Comunque, dicevano, Lucy è altra cosa, Lucy è un film drammatico e profondo. Ora, basterebbe l'assunto di partenza per far crollare tutta l'idea alla base della vicenda: la favoletta secondo cui gli uomini usano solo il 20% delle loro capacità cerebrali. Non è ben chiaro come questa storiella si sia diffusa, ma si sa che non è affatto vero. Comunque, diamo pure per buono il fatto che le cose stiano così: sospendiamo l'incredulità e crediamoci davvero, come avevamo fatto con Limitless. Crediamo anche che esista such thing as CPH4, un non meglio specificato enzima che durante la gravidanza dà l'origine a tutti i processi cognitivi.
Allora, dovremmo anche capire quali conseguenze possa avere il funzionamento a pieno regime del cervello. La piccola Lucy, dopo un attacco epiletticco antigravitazionale (si appende al soffitto), inizia ad acquisire una serie di poteri sempre più elevati: dapprima il controllo del proprio corpo (tanto che una pallottola alla spalla non le provoca nessuna difficoltà), poi il controllo dei corpi altrui, dei ricordi, della materia, delle onde elettromagnetiche, della gravità, del tempo. Insomma, in poche ore diventa un super X-Man con i poteri di tutti gli altri. Ci sarebbe molto da discutere su questo aspetto, perché va bene ottenere un completo controllo delle proprie funzioni, dei sensi superaffinati e pure anche il controllo mentale, ma abbattere le leggi fisiche, diavolo, è un'altra cosa. Ma per assurdo, neanche questo sarebbe di per sé un problema: voglio dire, se lo fanno gli X-Men lo può fare anche lei.
Il problema è che le manifestazioni del suo potere sono poco coerenti con quanto lei stessa o Morgan Freeman (che fa lo scienziato che sa le cose) affermano nel corso del film. Ovvero, la storia contraddice il suo stesso universo narrativo, e questo non va bene. Per essere diventata superintelligente e in grado di manipolare la materia e l'energia, Lucy si comporta in maniera estremamente stupida: non elimina i suoi nemici (mentre invece non si fa problemi a sterminare milioni di innocenti durante inseguimenti vari), non fa in modo di protrarre il suo stato di iperintelligenza più a lungo possibile, non elabora una soluzione che le consenta di ottenere il suo obiettivo nell'arco di pochi secondi. Quindi alla fine non appare così badass come vorrebbe, anzi, risulta piuttosto irritante. La sua trascendenza è molto simile a quella vista in Transcendence, cioè tutt'altro che trascendente, ma ben ancorata al retaggio e agli schemi mentali umani.
Ciò che è ancora peggio dal punto di vista strettamente narrativo è che non c'è nessuno sviluppo dei personaggi. Lucy prima di tutto: non sappiamo chi è, non sappiamo cosa cerca, cosa ci fa in Taiwan, che rapporto ha con la mamma che chiama nel tentativo di suscitare empatia al pubblico, se è innamorata di qualcuno. Quindi la sua storia di vendetta rimane fine a se stessa, perché non sappiamo per cosa sta combattendo. Per la sopravvivenza, forse? Ma se ha trasceso i limiti dell'umanità, perché dovrebbe importarle? C'è più intensità da questo punto di vista in Commando o Taken, dove almeno c'era una figlia da portare in salvo. Se poi si pensa ai personaggi di contorno, beh, siamo messi ancora peggio (il poliziotto non ha proprio senso di esistere).
Assurdi e fuori luogo poi i paralleli con la vita animale, nella prima sequenza in particolare, ma anche in seguito. Estremamente repellenti le lezioni del professor Freeman, che coltiva (da più di vent'anni) teorie evoluzionistiche così antropocentriste che troverebbero l'appoggio di Pio IX: pensare che l'evoluzione sia un processo dagli organismi unicellulari all'uomo non è solo errato, ma anche arrogante. E affermare che i delfini sfruttano il cervello meglio degli uomini solo perché hanno un senso ulteriore è di una ottusità immensa. Considerando che il film non è certo impostato con leggerezza, ma con drammaticità e supposto rigore scientifico, il risultato è davvero pessimo. Anche come mero mezzo d'intrattenimento funziona male, perché non ci si può effettivamente divertire seguendo la storia. Mi dispiace per Scarlett, che pure ce la mette tutta, ma qui abbiamo toppato in pieno; e Luc, da parte tua, la prossima volta torna a fare qualche pastiche con mostri vari, che almeno nessuno ti prende sul serio.
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