Avete notato la data nel titolo di questo post? Ecco, in effetti questo è un resoconto del Coppi Club che sovverte il naturale ordine cronologico dei post. Niente di misterioso, semplicemente per una serie di circostanze (tra cui la partenza per Roma e la promozione di DTS) non ho avuto modo di inserire prima questo commento, e quando ho visto Lucy ho voluto parlarne subito finché la vena era scoperta. Se la settimana precedente avessi visto un filmaccio indegno di nota avrei lasciato perdere, ma credo che valga la pena parlare di Il seme della follia.
A posteriori so che è considerato un classico dell'horror, ma non avevo ancora avuto occasione di vederlo nonostante in genere apprezzi i lavori di Carpenter. In questo caso la storia è addirittura ispirata ad alcuni racconti di Lovecraft, in particolare Le montagne della follia ma con diversi richiami anche ad altri. Si inizia con il ricovero in un manicomio (piuttosto grottesco) di un agente assicurativo (un Sam Neill molto convincente nel suo ruolo), che racconta in un flashback come è arrivato a essere considerato pazzo. Scopriamo così la storia di uno scrittore horror così popolare che la gente letteralmente fa a botte per acquistare i suoi libri (e ci vuole una fortissia suspension of disbelief per crederci!) misteriosamente scomparso, sulle cui tracce viene messo Neill, in cerca di una potenziale frode assicurativa. Il discorso però è molto più complesso, perché lo scrittore non è semplicemente scomparso ma ha assunto il suo ruolo di evocatore degli esseri che popolavano il mondo prima dell'umanità, ed è proprio il richiamo di queste creature immonde a provocare gli sconvolgimenti nei suoi lettori e incidentalmente il suo successo (ah, ecco, così è più credibile...). La ricerca va avanti tra mostri e cittadine semistregate, fino a quando il protagonista incontra lo scrittore stesso che gli rivela l'uscita del suo ultimo e definitivo libro Nelle fauci della follia, che scatenerà in una parola la fine del mondo (e della sanità mentale).
Ci sono in realtà alcuni altri elementi interessanti, soprattutto riguardo il ruolo dell'agente, che se in certi momenti può sembrare agire senza criterio, a posteriori si rivela perfettamente coerente con le premesse della storia. La scena finale chiude poi il cerchio con una mise en abyme eccezionale, ed è allora che si capisce davvero il senso della follia evocata fin dall'inizio.
Mi è piaciuto molto come si svolge questo film, perché non capita spesso di vedere un horror che non si basa interamente su jumpscares e visioni mostruose ma cerca di costruire la tensione con una storia allo stesso tempo misteriosa e inquietante, che sviluppa le sue capacità su diversi livelli narrativi. Probabilmente questo è il risultato quando si mettono insieme personaggi di grande competenza come Carpenter e Lovecraft. Metaforicamente, dico, non mi venite a ricordare che Lovecraft era già morto da un po'...
A posteriori so che è considerato un classico dell'horror, ma non avevo ancora avuto occasione di vederlo nonostante in genere apprezzi i lavori di Carpenter. In questo caso la storia è addirittura ispirata ad alcuni racconti di Lovecraft, in particolare Le montagne della follia ma con diversi richiami anche ad altri. Si inizia con il ricovero in un manicomio (piuttosto grottesco) di un agente assicurativo (un Sam Neill molto convincente nel suo ruolo), che racconta in un flashback come è arrivato a essere considerato pazzo. Scopriamo così la storia di uno scrittore horror così popolare che la gente letteralmente fa a botte per acquistare i suoi libri (e ci vuole una fortissia suspension of disbelief per crederci!) misteriosamente scomparso, sulle cui tracce viene messo Neill, in cerca di una potenziale frode assicurativa. Il discorso però è molto più complesso, perché lo scrittore non è semplicemente scomparso ma ha assunto il suo ruolo di evocatore degli esseri che popolavano il mondo prima dell'umanità, ed è proprio il richiamo di queste creature immonde a provocare gli sconvolgimenti nei suoi lettori e incidentalmente il suo successo (ah, ecco, così è più credibile...). La ricerca va avanti tra mostri e cittadine semistregate, fino a quando il protagonista incontra lo scrittore stesso che gli rivela l'uscita del suo ultimo e definitivo libro Nelle fauci della follia, che scatenerà in una parola la fine del mondo (e della sanità mentale).
Ci sono in realtà alcuni altri elementi interessanti, soprattutto riguardo il ruolo dell'agente, che se in certi momenti può sembrare agire senza criterio, a posteriori si rivela perfettamente coerente con le premesse della storia. La scena finale chiude poi il cerchio con una mise en abyme eccezionale, ed è allora che si capisce davvero il senso della follia evocata fin dall'inizio.
Mi è piaciuto molto come si svolge questo film, perché non capita spesso di vedere un horror che non si basa interamente su jumpscares e visioni mostruose ma cerca di costruire la tensione con una storia allo stesso tempo misteriosa e inquietante, che sviluppa le sue capacità su diversi livelli narrativi. Probabilmente questo è il risultato quando si mettono insieme personaggi di grande competenza come Carpenter e Lovecraft. Metaforicamente, dico, non mi venite a ricordare che Lovecraft era già morto da un po'...
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