È notizia di ieri che la procura di Roma ha finalmente chiuso il caso (per quanto questa espressione possa avere senso in un contesto del genere) della sparizione di Ettore Majorana, il brillante fisico italiano scomparso nel 1938, quando non aveva fatto ritorno come previsto al porto di Napoli su un piroscafo proveniente da Palermo. Secondo le analisi eseguite su alcune foto recentemente acquisite, Majorana era in Venezuela fino alla fine degli anni 50, sotto falso nome, e qui probabilmente è morto.
La notizia è di per sé straordinaria, perché risolve uno dei più misteriosi casi della storia e della scienza moderna. La scomparsa di Majorana aveva fin da subito suscitato un grande clamore, tant'è che Mussolini stesso aveva promesso una ricompensa per chi avesse fornito informazioni, e in seguito in molti immaginarono il destino del fisico: ritirato in convento, suicida in mare, rapito dai nazisti. Niente però era emerso fino a pochi anni fa, quando durante la trasmissione televisiva Chi l'ha visto un italiano emigrato in Venezuela dichiarò di aver conosciuto Majorana e fornì le foto che poi sarebbero state analizzate, e che hanno confermato l'effettiva presenza in Sudamerica dello scienziato vent'anni dopo la sua sparizione.
Ma se mi prendo il disturbo di segnalare la cosa qui, quando potrei semplicemente condividere un paio di link sui social, è perché anch'io mi sono dedicato al caso Majorana, in un racconto che avevo inizialmente intitolato Pace e morte e che è stato in seguito pubblicato con il titolo La conquista all'interno del libro Perché nulla vada perduto e altri racconti, volume che raccoglie i racconti selezionati del XIX Trofeo RiLL. La cosa interessante è che la teoria da ma proposta nel racconto è proprio quella che è stata confermata vera. Certo, io ci ho messo di mezzo anche diversi altri personaggi di rilievo storico: Tesla, Marconi, Rachele Mussolini. Ritengo però che la storia costruita intorno a questi non abbia nessun elemento eccessivamente fantastorico, e che insolite coincidenze ben documentate potrebbero renderla come minimo possibile.
Ecco quindi che mi trovo di nuovo ad aver azzeccato una previsione in una delle mie storie. In effetti in questo caso non ho indovinato qualcosa di futuro, ma un evento passato, su cui sono già stati condotti studi e ricerche, quindi non si può dire che io abbia trovato una soluzione innovativa. Ma è comunque curioso che una storia messa insieme senza pretese si confermi poi come vera. Una cosa simile è avventa per un altro mio racconto, Cattivi genitori (incluso in Spore): in questo racconto scritto nel 2011 mi lancio in un'inusitata (per me) analisi della situazione politica italiana, affermando che l'apice del declino (scusate l'ossimoro) si è ottenuto durante le elezioni del Presidente della Repubblica del 2013: ed effettivamente proprio in quell'anno l'impossibilità di individuare un nuovo Presidente portò alla secona elezione di Napolitano. È ovvio che non avevo nessuna idea che potesse succedere qualcosa del genere, eppure col senno di poi, qualcosa avevo azzeccato.
Si può quindi dire che la fantascienza può davvero prevedere il futuro (anche prossimo), o in certi casi, il passato? Nell'articolo pubblicato un paio di settimane fa sul magazine TuttoMondo affermavo quasi il contrario: la fantascienza non cerca di prevedere, non nel senso di profetizzare. D'altra parte sia in Pace e morte che in Cattivi genitori il particolare che si è "avverato" non era certo il nucleo della narrazione, ma un dettaglio marginale, quindi la storia non avrebbe perso in alcun modo il suo valore se quel particolare non fosse stato confermato in seguito. Il fatto che invece la storia abbia avvalorato la mia versione aggiunge alcune sfaccettature alla speculazione svolta nei racconti.
Si tratta solo di una casualità? Sì, ok, è probabile. Anche l'oroscopo ogni tanto ci chiappa, no? Però mi piace pensare che possa esserci dell'altro, e non lo dico per autocelebrazione, ma ancora per far capire il meccanismo che sta alla base della fantascienza: partendo da una serie di dati e cercando di estrapolarne l'evoluzione più plausibile, si può davvero ottenere qualcosa, anche se lo si sta facendo solo per divertimento, perché non sono mica un futurologo, io. Succede così che la fantascienza non cerca la previsione, ma quando è ben sviluppata la ottiene comunque.
Con buona pace di Sciascia, che invece aveva creduto al convento.
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