Due disclaimer prima di iniziare questo post. Intanto, questa non è una recensione. È chiaro, come si legge dal titolo, che parlerò di The Lego Movie, ma non ho intezione semplicemente di commentare il film, piuttosto di trarne uno spunto (quello più autentico, ritengo) per affrontare un altro tema. In secondo luogo, in quanto segue ci saranno degli spoiler, perché per trattare l'argomento devo necessariamente rivelare alcuni particolari della trama. Eh vabbè, direte, che plot twist folgoranti potrà mai avere The Lego Movie? Ecco, se lo chiedete vuol dire che non l'avete visto, e allora non leggete il seguito.
Siccome non è una recensione non mi dilungo troppo a riferire le mie impressioni sul film. Da quando ho scoperto che sarebbe uscito, più di un anno fa, sapevo già che sarei andato a vederlo al cinema, ma nonostante questo entusiasmo devo ammettere che ero piuttosto scettico su quanto stavo vedendo, almeno per i primi due terzi del film. Perché sì, in effetti è un po' scemotto all'inizio, certo divertente, ma basato su quell'umorismo un po' sempliciotto, tipo quello che si trova in Spongebob. È stato solo quando Emmet approda nel "nostro universo" che le cose si sono fatte interessanti. A posteriori quindi posso dire che il film mi è piaciuto, e che probabilmente (come sempre) lo apprezzerei molto di più in lingua originale. E non voglio nemmeno stare a rispondere a chi protesta "Eh ma è solo una marchetta della Lego"... maddai!? Ma che ti aspettavi da un film che ha scritto in caps lock LEGO nel titolo, con tanto di (R)? È come meravigliarsi che Ronald MacDonald canti canzoncine che invitano a mangiare hamburger.
Ciò che di Lego Movie mi ha colpito e mi ha portato in ultima analisi a rivalutare tutto il film è stato il modo in cui, a partire proprio dall'arrivo di Emmet nel "mondo di sopra", il parallelo tra ciò che avviene all'interno del suo universo e nel nostro sia reso esplicito. Mentre da una parte un leader (caricaturale quanto si vuole) punta a ottenere il supremo ordine, sopprimendo ogni tentativo di iniziativa, dall'altra un padre meticoloso vuole impedire al figlio di utilizzare i mattoncini come "banale" giocattolo. I Lego sono "un sistema avanzato di costruzione ad incastro", dice il padre (Will Ferrel, che non a caso dava anche la voce al cattivo del mondo-Lego), non giocattoli. C'è qualcosa di più, in questo confronto, della banale morale dei bambini innocenti che ancora hanno la capacità di sognare contrapposti agli adulti ingrigiti. Perché il padre/presidente non è un individuo grigio, incapace, ottuso: tutt'altro, è brillante, fantasioso, addirittura il più straordinario di tutti. Ma quella creatività viene espressa da lui solo su binari incanalati e precisi (i modelli perfetti e immobili), e non le è permesso divagare, oltrepassare i confini netti dei mondi che lui stesso ha inventato. È solo quando suo figlio gli fa notare che i Lego sono soprattutto un gioco che anche lui si ferma a riflettere.
Dicevo che c'è qualcosa, in questo confronto tra i due, che mi ha toccato. E credo che sia qualcosa che riguarda la capacità di creare, di lasciarsi trasportare dalle proprie idee, e di esprimerle nel modo più adatto possibile, per quanto inconcludente, incoerente ed apparentemente inutile questo possa sembrare. Vedo delle affinità con quanto io (come molti altri) faccio con la scrittura, o con la musica, e percepisco quel padre/presidente come la personificazione dell'astratto Sistema che ci vorrebbe incanalati e precisi. Ed è per questo che The Lego Movie, alla fine di tutto, mi è sembrato un film valido. Perché quello che cerca di trasmettere è che non sarà l'amore, non saranno la bontà né la misericordia, ma la creatività a salvare il mondo.
Ottimo articolo fuori dal coro. Me lo vado a vedere proprio di gusto!
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