Quando si parla di letteratura fantascientifica, per un buon 80% dei casi si fa riferimento ad autori anglofoni: americani, inglesi, canadesi, al più australiani. Sono abbastanza rari gli autori "di rilievo" che non scrivono originariamente in inglese. Alcuni nomi possono essere Stanislaw Lem, René Barjavel, Jacques Spitz, Andreas Eschbach, e non me ne vengono proprio altri. Gli scrittori di fantascienza non anlgofoni sono una specie talmente rara che vengono preservati in apposite aree protette (leggi: antologie dedicate). Per questo, quando ci si trova per le mani un libro di sf di un'autrice russa tradotto in italiano, è già di per sé un evento. La portata aumenta ulteriormente se, col proseguire della lettura, ci si accorge che si tratta per di più di un ottimo libro.
L'autrice in questione è Anna Starobinec, che non dovete sentirvi ignoranti se non avete mai sentito nominare perché, di fatto, penso non si sia mai vista transitare prima nel nostro paese. Tuttavia la Atmosphere Libri, casa editrice che si dedica principalmente alla traduzione di libri stranieri (è stato pubblicato da loro anche Seconda origine di Manuel de Pedrolo) ha pubblicato con meno di un anno di ritardo il suo libro Zero, che in originale è qualcosa tipo Zivuscij, ma con un sacco di segnetti sopra ogni lettera. Volendo stringere al massimo le definizioni, Zero si può inquadare come un romanzo cyberpunk, visto che la parte cruciale della storia ruota intorno a una realtà virtuale condivisa da tutto il pianeta con la quale la popolazione viene asservita. Questa però è una sintesi alquanto imperfetta, per cui, cercando di evitare gli spoiler, provo a dare qualche elemento in più della trama.
La storia si svolge in un futuro non troppo distante (ma non si sa quanto perché il computo degli anni è cambiato), in una società che è la diretta evoluzione di quella attuale, basata sull'integrazione tra vita "reale" e "virtuale". In seguito a una crisi mondiale che ha provocato la morte di miliardi di persone (e di quasi tutti gli animali), all'interno della rete che connette tutti gli esseri umani è sorto "il Vivente", un'entità spontanea che costituisce la somma e l'insieme di tutti i tre miliardi di individui. Questo numero, tre miliardi, è fisso, e deve rimanere tale affinché la nuova società possa sorreggersi. Per questo, a ogni persona è associato un in-code, un codice identificativo immutabile, anche dopo la morte. In effetti, anzi, il concetto di morte è stato rimosso: un corpo fisico può cessare di funzionare (ed è obbligato a farlo raggiunti i sessant'anni), ma in questo caso si dice che ha "cessato temporaneamente di esistere". Dopo i "cinque secondi di buio", lo stesso in-code si "incarna" in un embrione appena concepito. Il sistema è calibrato in modo che ad ogni morte corrisponda sempre una nuova gravidanza, e così il numero di tre miliardi di soggetti è sempre garantito. Raggiunti gli otto anni di età, ogni individuo può accedere alla storia della sua precedente incarnazione e agli automessaggi lasciati da questo, apprendendo così la sua vita precedente (anche se in realtà la sequenza di incarnazioni viene considerata una vita unica ed eterna, con solo alcune "pause"). All'interno del Vivente, la vita si svolge principalmente nel sotzio, una realtà virtuale che è un'evoluzione estrema dei social network, e che comprende varie forme di intrattenimento (e di pubblicità). Ci sono in effetti diversi "strati" di questa realtà, ovvero livelli successivi di immersione nel virtuale, e se il primo strato (il mondo fisico) è snobbato dai più, non sono in molti a saper andare oltre il terzo strato, anche se si dice ne esistano fino a tredici. I rapporti personali, familiari e amorosi sono scoraggiati, mentre l'attività sociale si svolge praticamente tutta nel sotzio, e anche per la riproduzione "forzata" vengono organizzati appositi festival in cui le persone sono indotte ad accoppiarsi (e un pari numero a "entrare in pausa").
La trama di Zero inizia con il concepimento di un individuo a cui non è associato nessun in-code: in pratica, il tremiliardieun-esimo elemento del Vivente. Questo è di per sé stabilizzante, e il bambino, che viene chiamato appunto Zero, viene immediatamente inserito in un Centro di Correzione, ovvero una casa di cura in cui vengono detenuti, e presumibilmente "corretti", tutti i soggetti ritenuti pericolosi. Molti di questi sono lì dalla nascita, poiché il loro in-code corrisponde a quello di noti criminali, che quindi trascorrono la loro intera vita all'interno del Centro. Qui Zero fa la conoscenza di Cracker, l'inventore del sotzio, che fin dall'emergere del Vivente ha cercato di distruggerlo ed è stato per questo obbligato ad entrare in correzione. Cracker è convinto che Zero sia in grado di rovesciare il sistema e abbattere il Vivente, e lo incoraggerà a farlo in diversi modi. In realtà, già nei primi capitoli ci viene detto che Zero si è suicidato, e nel suo caso si parla di vera morte perché il suo in-code inesistente non si reincarnerà. Tutta la prima parte del libro costituisce una narrazione/indagine sulla morte di Zero da parte di alcuni agenti di sicurezza, interessati a ricostruirne la dinamica, poiché con il suicidio egli ha assunto in breve tempo il ruolo di un messia di cui molti "dissidenti" aspettano il ritorno. Nella seconda parte del libro si inizia poi a scoprire che alcuni dei personaggi hanno assunto identità diverse da quelle dichiarate (grazie anche al fatto che dopo la "pausa", un in-code può manifestarsi in soggetti completamente diversi e anche di sesso opposto), e che forse lo stesso Zero, in realtà, è ancora vivo. In seguito, si fa la conoscenza anche del Collegio degli Otto, il "governo" del Vivente, i cui membri hanno il compito di vigilare sulle essenziali funzioni della società, e godono di consistenti privilegi (per esempio, hanno la facoltà di tenere dei compagni stabili e formare una famiglia). Infiltrandosi all'interno del Collegio, Zero cerca di sovvertire il sistema dall'interno, ma anche questo si dimostra tutt'altro che facile, anzi, lui stesso viene presto corrotto dalle promesse del Collegio. Naturalmente nella parte finale si verifica una scossa definitiva, ma il modo in cui questo avviene ve lo lascio scoprire.
Messa in questi termini può sembrare una tipica distopia, nella quale un elemento ribelle nota le perversioni del sistema e cerca di rovesciarle. Tuttavia, rispetto ad esempio a un Fahrenheit 451 o un Mondo nuovo, c'è una differenza sostanziale: Zero non vuole distruggere il sistema. Anzi, fin dalla nascita, il suo più grande desiderio è quello di entrare a farne parte. Infatti, per la sua presunta pericolosità, Zero è privato dell'accesso al sotzio, e quindi non è parte del Vivente. Si ritrova quindi a essere un escluso, ma non per sua scelta, e quando in seguito risucirà ad avere un accesso (per quanto limitato) al secondo strato, ne diventerà quasi dipendente. Di fatto, è Cracker a spingere Zero alla ribellione, forte del fatto che lui, proprio perché elemento "esterno", può agire liberamente nel primo strato. E in ogni caso, Zero è lontano dall'essere un eroe infallibile e valoroso: compie numerosi errori di leggerezza, si lascia coinvolgere e tentare dalla curiosità, dalla fama e dalle lusinghe, e in più di un'occasione è sul punto di abbandonare la sua missione. Inoltre, il Vivente non è mostrato come male assoluto: non si tratta di un regime dispotico e schiavizzante, anzi, la sua nascita sembra davvero aver portato un equilibrio, nonostante le storture dell'"ordine naturale" che comporta. Nell'ultima parte del libro, quando entrano nella narrazione gli Otto, si scopre al contrario che il sistema è più fragile di quello che viene mostrato, e che basterebbe veramente poco per farlo crollare.
Il libro è strutturato con una narrazione che segue il punto di vista di vari personaggi e include documenti, automessaggi, sezioni di chat e così via. All'inizio si rimane leggermente spaesati, anche per l'introduzione di molti termini dal significato non del tutto chiaro, ma procedendo si acquisisce familiarità con la società del Vivente e le sue caratteristiche. Questa forse è una delle parti meglio riuscite del romanzo: il mondo è reso con un'estrema credibiltà, che non deriva tanto dalle descrzioni, quanto proprio da tutta una serie di dettagli di livello "quotidiano" che riescono a far intuire come questa civilità si sia evoluta a partire da quella attuale. Ecco perché la lettura risulta a suo modo anche inquietante: quello che vediamo in Zero, se pur estremizzato in certi aspetti, non è poi così distante dalla realtà con cui ci stiamo confrontando attualmente.
È per tutte queste ragioni che ritengo Zero un ottimo libro, e il fatto che per una volta si parli bene di un romanzo sf di origine non anglofona si aggiunge come gustoso bonus. E se non siete d'accordo, VAZP!
La trama di Zero inizia con il concepimento di un individuo a cui non è associato nessun in-code: in pratica, il tremiliardieun-esimo elemento del Vivente. Questo è di per sé stabilizzante, e il bambino, che viene chiamato appunto Zero, viene immediatamente inserito in un Centro di Correzione, ovvero una casa di cura in cui vengono detenuti, e presumibilmente "corretti", tutti i soggetti ritenuti pericolosi. Molti di questi sono lì dalla nascita, poiché il loro in-code corrisponde a quello di noti criminali, che quindi trascorrono la loro intera vita all'interno del Centro. Qui Zero fa la conoscenza di Cracker, l'inventore del sotzio, che fin dall'emergere del Vivente ha cercato di distruggerlo ed è stato per questo obbligato ad entrare in correzione. Cracker è convinto che Zero sia in grado di rovesciare il sistema e abbattere il Vivente, e lo incoraggerà a farlo in diversi modi. In realtà, già nei primi capitoli ci viene detto che Zero si è suicidato, e nel suo caso si parla di vera morte perché il suo in-code inesistente non si reincarnerà. Tutta la prima parte del libro costituisce una narrazione/indagine sulla morte di Zero da parte di alcuni agenti di sicurezza, interessati a ricostruirne la dinamica, poiché con il suicidio egli ha assunto in breve tempo il ruolo di un messia di cui molti "dissidenti" aspettano il ritorno. Nella seconda parte del libro si inizia poi a scoprire che alcuni dei personaggi hanno assunto identità diverse da quelle dichiarate (grazie anche al fatto che dopo la "pausa", un in-code può manifestarsi in soggetti completamente diversi e anche di sesso opposto), e che forse lo stesso Zero, in realtà, è ancora vivo. In seguito, si fa la conoscenza anche del Collegio degli Otto, il "governo" del Vivente, i cui membri hanno il compito di vigilare sulle essenziali funzioni della società, e godono di consistenti privilegi (per esempio, hanno la facoltà di tenere dei compagni stabili e formare una famiglia). Infiltrandosi all'interno del Collegio, Zero cerca di sovvertire il sistema dall'interno, ma anche questo si dimostra tutt'altro che facile, anzi, lui stesso viene presto corrotto dalle promesse del Collegio. Naturalmente nella parte finale si verifica una scossa definitiva, ma il modo in cui questo avviene ve lo lascio scoprire.
Messa in questi termini può sembrare una tipica distopia, nella quale un elemento ribelle nota le perversioni del sistema e cerca di rovesciarle. Tuttavia, rispetto ad esempio a un Fahrenheit 451 o un Mondo nuovo, c'è una differenza sostanziale: Zero non vuole distruggere il sistema. Anzi, fin dalla nascita, il suo più grande desiderio è quello di entrare a farne parte. Infatti, per la sua presunta pericolosità, Zero è privato dell'accesso al sotzio, e quindi non è parte del Vivente. Si ritrova quindi a essere un escluso, ma non per sua scelta, e quando in seguito risucirà ad avere un accesso (per quanto limitato) al secondo strato, ne diventerà quasi dipendente. Di fatto, è Cracker a spingere Zero alla ribellione, forte del fatto che lui, proprio perché elemento "esterno", può agire liberamente nel primo strato. E in ogni caso, Zero è lontano dall'essere un eroe infallibile e valoroso: compie numerosi errori di leggerezza, si lascia coinvolgere e tentare dalla curiosità, dalla fama e dalle lusinghe, e in più di un'occasione è sul punto di abbandonare la sua missione. Inoltre, il Vivente non è mostrato come male assoluto: non si tratta di un regime dispotico e schiavizzante, anzi, la sua nascita sembra davvero aver portato un equilibrio, nonostante le storture dell'"ordine naturale" che comporta. Nell'ultima parte del libro, quando entrano nella narrazione gli Otto, si scopre al contrario che il sistema è più fragile di quello che viene mostrato, e che basterebbe veramente poco per farlo crollare.
Il libro è strutturato con una narrazione che segue il punto di vista di vari personaggi e include documenti, automessaggi, sezioni di chat e così via. All'inizio si rimane leggermente spaesati, anche per l'introduzione di molti termini dal significato non del tutto chiaro, ma procedendo si acquisisce familiarità con la società del Vivente e le sue caratteristiche. Questa forse è una delle parti meglio riuscite del romanzo: il mondo è reso con un'estrema credibiltà, che non deriva tanto dalle descrzioni, quanto proprio da tutta una serie di dettagli di livello "quotidiano" che riescono a far intuire come questa civilità si sia evoluta a partire da quella attuale. Ecco perché la lettura risulta a suo modo anche inquietante: quello che vediamo in Zero, se pur estremizzato in certi aspetti, non è poi così distante dalla realtà con cui ci stiamo confrontando attualmente.
È per tutte queste ragioni che ritengo Zero un ottimo libro, e il fatto che per una volta si parli bene di un romanzo sf di origine non anglofona si aggiunge come gustoso bonus. E se non siete d'accordo, VAZP!
Segnato!
RispondiEliminaIo sono d'accordo con te e non mi prendo il VAPZ :P
RispondiEliminaE me lo segno pure io che mi sembra proprio una gran figata!
bene, mi saprete dire se ne valeva la pena!
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