Pur rimanendo spesso in secondo piano rispetto agli altri comprimari della serie, Hermes Conrad è un personaggio inaspettatamente compleso. Ad arricchire la sua figura ci sono la famiglia, che compare spesso al suo fianco, le sue origini assurde ma non aliene (la fantasiosa Indo-Giamaica), il suo repertorio di catchphrases, e soprattutto la sua professione di burocrate, che, forse più di ogni altro, lo colloca all'interno del Sistema del XXXI secolo, meglio di quanto lo siano un ragazzo ibernato nel 1999, una mutante con un occhio solo, uno scienziato pazzo in piena senilità, un robot piegatore cleptomane, un immigrato crostacioide, e così via. Hermes è forse l'unico del gruppo ad avere una chiara prospettiva della sua epoca, e questa sua visione viene spesso mostrata con singole battute ("didn't we use to be a delivery company?") o negli episodi che lo vedono coinvolto in un ruolo maggiore, che comunque sono molto limitati. Per questo, anche se spesso relegato a un ruolo marginale, la "densità" della sua presenza è piuttosto alta rispetto ad altri personaggi.
Hermes è anche uno dei personaggi che più spesso ha subito mutilazioni di qualche tipo: in Bender's Big Score diventa una testa-nella-vasca, in The Late Philip J. Fry lo vediamo, qualche decennio nel futuro, di nuovo senza corpo, e in questo The Six Million Dollar Mon assistiamo alla sua progressiva conversione in un robot. Il titolo riprende infatti la serie degli anni 70 The Six Million Dollar Man, in cui il protagonista aveva diversi innesti cibernetici, cambiando giusto una lettera per rendere più chiara la proncuncia indo-giamaicana. La storia parte dal confronto di Hermes con il suo sostituto, un robo-burocrate (poco più di una scatola con due braccia e tre luci) che incarna l'ideale di efficienza meccanica che già altre volte il burocrate di ciccia ha affermato di aspirare a raggiungere. La serie di upgrade robotici parte da un arpione in mezzo al petto, prosegue con un braccio multifunzione allungabile, visore cylon... per poi arrivare a un corpo interamente meccanico, escluso il cervello. Ma non passerà molto prima che Hermes decida di completare la sua conversione in robot, nonostante l'opposizione di moglie e amici. La trama secondaria vede invece Zoidberg raccogliere tutti i pezzi di scarto rimossi con i successivi innesti, e metterli insieme per creare un pupazzo con cui si esibisce in un numero da ventriloquo. Ma in realtà sembra che l'obiettivo del gamberone sia anche un altro, che verrà fuori solo nel finale, quando toccherà a Zoidberg salvare la situazione.
Il tema dell'automiglioramento robotico non è certo nuovo, così come i dilemmi "etici" che dovrebbe sollevare, che riguardano il presunto confine tra uomo e macchina, tra cosa è vivo e cosa no, chi ha un'anima e chi solo software. In questo caso non ci sono grandi sorprese in questo senso, Hermes si lascia trascinare nella spirale di innesti, anelando una perfezione che solo le macchine possono ottenere, e perde di vista la sua "vera natura", che gli sarà restituita a sua insaputa. Comunque, per quanto non originale, la tematica è sviluppata con efficacia, e applicata a un personaggio per il quale risulta perfettamente credibile. L'altro filo seguito dall'episodio vede invece Zoidberg preoccupato per la perdita del suo "amico" (rapporto che identifica con la quantità e la fantasiosità degli insulti ricevuti da Hermes), che infine riesce a far tornare le cose alla normalità. Per cui anche qui, come era successo in The Silence of the Clamps e The Tip of the Zoidberg, è il dottore a interpretare la parte dell'eroe, e ad uscire di scena da vero signore. Considerando tutto questo, oltre ad altri dettagli che si capisce essere studiati fin da subito per convergere nel finale, e anche lo spassoso pezzo musicale, la puntata risulta tra le miglior della settima stagione, e si aggiudica un pieno voto: 8/10.
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