Seconda parte degli ultimi acquisti del mese da poco terminato. Se vi siete persi la prima, con la lista degli album techno/minimal, forse è il caso che vi mettiate in pari. Quelli che seguono sono invece album di genere vario, pur rientrando nell'ambito della musica elettronica.
Qualche pezzo di Ben Westbeech potreste averlo addirittura sentito alla radio, il che è un caso del tutto eccezionale per la musica di cui parlo io. Il suo è quel genere di luounge-house con il beat non troppo marcato e lunghe lyrics lamentose (almeno nel tono della voce, poi i testi in sé sono anche abbastanza leggeri). Si fa abbastanza presto a paragonarlo a Jamiroquai per avere un'idea del genere. Il nuovo album There's More to Life than This si inserisce in questo filone, con tredici pezzi da aperitivo non troppo impegnativi, di quelli che senti e canticchi, per poi dimenticare quando arrivi all'antipasto. Una buona musica da intrattenimento senza pretese.
Anche Sander Van Doorn potreste averlo sentito, se bazzicate un minimo l'ambiente della musica da club. Si tratta di uno dei nuovi talenti della trance, e di fatto l'unico tra tutti gli autori che presento in queste pagine a comparire nell'ultima Top 100 di Dj Mag (non è questa la sede di parlare dell'opinabilità della classifica...). Eleve11 è il suo secondo album, uscito sulla sua etichetta Doorn Records, e raccoglie 11 (+1) pezzi di quel genere di pop-trance che ora va abbastanza, la maggior parte dei quali ha anche featuring/collaborazioni di rilievo. Devo ammettere però che da Van Doorn, che già in passato si è dimostrato un artista di talento, mi aspettavo qualcosa di più, mentre quest'album è molto uniforme quanto a stile e sonorità, e se i pezzi hanno una buona carica non si può invece dire che riescano a colpire nel profondo. Risultato sufficiente, ma migliorabile.
Baldelli e Dionigi sono due veterani dell'elettronica italiana che da anni collaborano per produzioni di vario livello. In questo Adaptors i due hanno raccolto e rielaborato una decina di pezzi di Richard Bone, leggendaro compositore americano di musica ambient, e li hanno adattati in ottica da club, aggiungendo il kick dove mancava, esaltando i bassi quando serviva e così via, ma rimanendo sempre fedeli ai temi dei pezzi originali, che non vengono così semplicemente campionati ma reinterpretati, esaltandone gli aspetti caratteristici. Un ottimo lavoro, che riesce a soddisfare tanto gli amanti dell'electro (con qualche elemento tribal) che i fan della musica puramente ambient, e che grazie ai suoni particolari può farsi apprezzare anche da chi non ha idea di cosa sto parlando.
Da una leggenda all'altra: perché di Jeff Mills non si può dire altro che sia una delle semidivinità che la musica elettronica l'ha in pratica creata. E un personaggio di tale importanza è forse uno dei pochi al mondo che possa permettersi di prendere il film Viaggio allucinante del 1966 (basato sul romanzo di Isaac Asimov) e comporne una colonna sonora. Fantastic Voyage infatti è proprio questo. Come aveva già fatto con Metropolis, Mills ha tratto ispirazione dal classico e ne ha estratto una sua personale interpretazione. 22 tracce tra ambient e techno, un vero e proprio viaggio in atmosfere claustrofobiche ma calde, come può esserlo il corpo umano visto dall'interno. Tempo fa, quando parlavo di Luna di Bodzin & Romboy, mi sono azzardato a sottolineare quanto quell'album fosse profondamente fantascientifico, senza essere in grado di spiegarmi meglio. Ecco, per Fantastic Voyage vale la stessa similitudine, ma in modo molto più esplicito. Anche ignorando l'ispirazione dell'album, chiunque lo ascolti percepisce sicuramente l'aspetto misterotecnologico che fa da tema a tutti i pezzi.
Nessun commento:
Posta un commento