Terzo episodio ad ambinetazione storica di questa stagione, anche se in questo caso si ritorna al senso più tipio di "episodio storico" in Doctor Who, ovvero una storia che si svolge nel passato nella quale si infiltrano alcuni elementi estranei (in genere alieni). È vero che anche in Rosa e Demons of the Punjab c'erano degli elementi estranei, ma di fatto erano praticamente irrilevanti rispetto allo svolgersi della vicenda e non cambiano in alcun modo la nostra conoscenza della storia del periodo. In questo caso invece i mostri/zombie/alieni hanno invece un impatto, come siamo abituati in genere (l'esempio più recente è Thin Ice della scorsa stagione).
C'era da aspettarsi che nel momento in cui questo nuovo Dottore di aspetto femminile si fosse scontrato con la caccia alle streghe ne sarebbe rimasto vittima. Tralasciamo il fatto che di fatto le vere streghe le ha già affrontate (i Carrionite della stagione tre in The Shakespeare Code), è chiaro che un personaggio come lei può suscitare parecchi sospetti, soprattutto per le vaste conoscenze e per il fatto di agitare quell'accidenti di cacciavite come una bacchetta magica. Finora il fatto che il Dottore fosse donna non aveva ostacolato più di tanto le sue azioni, questa è la prima volta che succede e va bene così. Peraltro in questa puntata il Dottore è abbastanza "fisico", nuota, si bagna, corre, si muove e chiacchiera molto. Esprime quindi un po' di quella personalità di base che ogni Dottore dovrebbe avere e che finora era rimasta sempre da parte (escluso forse qualche accenno in Kerblam!)
Quello in cui l'episodio soffre è l'equilibrio. Si passano i primi quaranta minuti a cercare l'origine della minaccia, e quando finalmente viene svelato il complotto alieno che sta dietro tutto, la faccenda viene risolta in otto minuti, soltanto con qualche torcia accesa. Il problema è che la costruzione che porta fino a quel momento è efficace e ben calibrata, ma sembra che poi si siano resi conto che mancava pochissimo tempo e dovevano infilare tutto negli ultimi minuti. Probabilmente Witchfinders avrebbe beneficiato di uno sviluppo allungato su due puntate, lasciando la rivelazione degli alieni come fine della prima e dedicando la seconda a spiegare il loro piano e contrastarlo. Ci sono stati così tanti two-parter che avrebbero potuto essere ridotti in una puntata sola, questo forse è il primo caso in cui avrebbe avuto senso il contrario.
La punta di diamante invece è Re Giacomo I. L'interpretazione sopra le righe di Alan Cumming è fenomenale, e ruba la scena ogni volta che compare. Il modo in cui il re viene rappresentato è sicuramente esagerato, eppure i tratti della sua personalità storica sono rispettati: è accertato che Giacomo I fosse omosessuale (o almeno nutrisse un dichiarato amore per molti suoi collaboratori maschi), fervente cattolico, sospettoso fino alla paranoia per via dei suoi trascorsi familiari, e un grand esperto di caccia alle streghe, almeno fino a un certo punto in cui smise del tutto di occuparsene. La cosa eccezionale è che per quanto istrionico si presenti, il re lascia intuire una certa complessità. Il suo dialogo privato con il Dottore imprigionato prima del processo per stregoneria è molto profondo, e riesce a mettere in difficoltà il Dottore stesso. Spiace dirlo, ma per i quaranta minuti che è sullo schermo, Re Giacomo I risulta un personaggio più convincente di tutto il Team Tardis che abbiamo seguito per le ultime otto ore.
Come nell'episodio precedente, anche qui c'è un po' di confusione sul messaggio che si vuole dare. Abbiamo infatti la caccia alle streghe presentata come un modo per liberarsi di quelle donne che non si sottomettono alle regole stabilite, che è un argomento piuttosto serio. Poi però si scopre che degli atti di stregoneria (i cadaveri rianimati) esistono davvero. E poi che dei mostri deformi capaci di magia (o tecnologia sufficientemente avanzata, come ci suggerisce il Dottore citando Clarke) sono gli artefici di queste anomalie. Quindi, in pratica, le streghe o almeno qualcosa che una persona dell'epoca avrebbe potuto classificare come "streghe" esistono davvero. E infatti nella sequenza finale Dottore e companion vestono letteralmente i panni dei cacciatori di streghe e le sconfiggono bruciandole con le torce. Allora, alla fine dei conti aveva ragione chi credeva genuinamente nella necessità di bruciare ed eliminare le streghe sospette? Non si sarebbe dovuto concludere in qualche modo che evidenziasse più nettamente la differnza tra la superstizione e la realtà dei fatti, magari battendo gli invasori con un'iconografia che richiamasse meno la realtà della caccia alle streghe?
A mio avviso sarebbe stato meglio invertire l'ordine degli episodi storici mostrati finori. The Witchfinder avrebbe dovuto essere il primo, con svolgimento più classico. Qui infatti il Dottore si premura di dire come sempre "non interferite" e poi contravviene alla sua stessa parola, dando in questo modo il cattivo esempio agli altri. A seguire in Demons of the Punjab abbiamo Yaz che ricorda che il Dottore ha interferito quindi si sente autorizzata a fare lo stesso per la sua famiglia. Alla fine vediamo Rosa e qui il gruppo è costretto a interferire per far sì che tutto avvenga come sanno che deve essere, e si ritrovano quindi a essere spettatori passivi per necessità. Visto che non c'è nessun arco complessivo (né a livello di trama né nello sviluppo dei personaggi, che è del tutto assente), non ci sarebbe stato nessun problema a scambiare di posizione questi episodi e dare così una progressione nel modo in cui il Dottore e gli altri si approcciano al passato.
Comunque nonostante queste sbavature nel complesso la puntata è godibile, e soprattutto è resa divertente dalla fenomenale presenza di Alan Cumming, quindi alla fine si merita il suo voto 7/10.
Dico la mia facendo un discorso generale sulla ripresa del Doctow Who, sugli showrunners e sui vari Dottori.
RispondiEliminaPer cominciare "Doctor Who" è talmente parte integrante della cultura popolare britannica da essere considerata come "La Serie" dalla maggior parte degli inglesi. Non "Una Serie", ma "La Serie" per eccellenza,logico quindi che ogni degno suddito di sua maestà britannica abbia le sue preferenze e delle idee ben precise su cosa debba essere il "vero" Doctor Who. Chiunque avesse provato a riportare in vita lo show avrebbe avuto (come in effetti è successo) problemi e critiche dalla base del fandom.
Russel T. Davies nel 2005 ha avuto l'indubbio merito di aver riportato in vita il dottore e di aver tentato di adattare la serie ai gusti della multicolore società britannica, il suo limite maggiore però è stato l'aver ignorato buona parte della cronologia precedente e di aver fatto dell'universo narrativo una sorta di continuo omaggio al Gay Power (vabbè lo ha fatto in misura maggiore con "Torchwood" che con la serie madre, però da lì sono arrivate buona parte delle critiche, non sempre immotivate). Il suo successore Steven Moffat all'inizio ha provato a tornare ad ambientazioni più classiche (il ritorno di alcuni vecchi antagonisti e companion, una immagine più "buonista" di Gallyfrey) il suo errore però è stato di non aver rispettato molte delle regole da lui stesso imposte, di conseguenza la sua gestione è stata un calando continuo.Inoltre ricordiamo tutti la grande delusione dell'"Era Capaldi", un ottimo attore,fortemente voluto dallo stesso Moffat ma che ha lasciato come ricordo un "nullus" assoluto. Chibnall,l'attuale "uomo solo al comando", da un lato ha avuto il coraggio di aver tentato la carta del primo Doctor donna, e Jodie Whittaker sembra essere la persona giusta al momento giusto. Dall'altro però subito dopo appare aver tirato il freno quasi come se avesse avuto paura di andare troppo avanti...Come sappiamo, non è mai un bene fermarsi a metà strada di un guado...ed ecco di conseguenza, che Thirteen spesso risulta più una spettatrice degli eventi quasi come se non si volesse rischiare troppo, però può essere che questa sia solo una fase di passaggio, di crescita, un modo per abituare il telespettatore medio,quello che ricorda i "Dottor i Classici" a considerare "normale", anzi abituale perfino scontata la figura del Dottore Donna e che il meglio debba ancora venire.
Dopotutto ricordo che finora di tutta la ripresa, il Dottore più amato risulta essere il Ten di David Tennant, che però,dopo una primissima fase di assestamento ha avuto una run veramente drammaticissima nella quale davvero gliene sono capitate di tutti i colori.
Magari sbaglio,ma credo che una cosa del genere capiterà anche con l'attuale dottoressa.
ma sai che non sapevo che seguivi DW??
Eliminacomunque, al contrario della maggior parte io ho amato l'epoca di Capaldi, nonostante qualche intoppo iniziale con lui a mio avviso si toccano le vette della serie moderna.
comunque io non mentto in dubbio che sia difficile portare in tv una versione convincente del Dottore, e si sa che non potrà mai soddisfare tutti. quest'ultima incarnazinoe però per quanto si è visto finora (e ormai si è visto quasi tutto) mi pare poco convincente. la sensazione è che Chibnall non abbia un'idea delle potenzialità di questo personaggio e le sue premesse, e che non sia nemmeno così a suo agio con i concetti tipici della fantascienza. per quanto DW sia spesso un po' facilotto, Chibnall sembra giocare al ribasso, con compitini che puntano al 6 politico e nemmeno ci provano a fare di meglio. la cosa è ancora più evidente confrontando gli episodi scritti da lui in prima persona con quelli di altri sceneggiatori (dall'ep. 6 fino al 9) dove si è già visto un miglioramento e una maggior aderenza ai canoni tanto di DW che della sf in generale.
poi io sono apertissimo al cambiamento e alla sovversione dei canoni, ma deve essere un cambio in meglio o l'inaspettato, non verso il banale e noioso!