La Confederations Cup, il torneo internazionale di calcio più forzato e inutile della storia dello sport, si è sovrapposta al Coppi Club, e poiché tutti i Membri tranne uno* ci tenevano a vedere Italia-Messico, non c'è stato film domenica 17, e siamo saltati direttamente al 23.
E con mio estremo gaudio (e stupore, perché questo tipo di film trionfa raramente), è stato eletto come titolo della serata Cosmopolis, che all'epoca dell'uscita mi ero ripromesso di vedere, e avevo persino contemplato di vedere al cinema. Col senno di poi, posso dire che non mi dispiace aver rispariamto quegli 8 euro. Non perché il film sia brutto, ma sicuramente sarei uscito dalla sala con delle perplessità.
Per farvi capire quanto è difficile valutare questo film, fornisco alcuni elementi di base. Si parte dal fatto che Cosmopolis è stato diretto da Cronenberg: 20 punti assurdità; poi, è basato su un romanzo di Don De Lillo, che io personalmente non ho mai letto, ma a quanto so scriveva roba piuttosto allucinata postmoderna cyberpulp, qualcosa tipo una fusione tra Burroughs e Palahniuk: 30 punti assurdità; e il protagonista è interpretato dall'attore che fa il vampiro metrosessuale di Twilight: 10 punti assurdità; e per finire, il film si svolge praticamente tutto all'interno della limousine di detto protagonista, che viaggia da una parte all'altra di New York per farsi i capelli dal suo barbiere di fiducia, nonostante ci siano in corso attacchi terroristici e rivolte capeggiate dai ratti: 20 punti assurdità. Siamo quindi a un 80/100 sulla scala di assurdità, e il massimo si poteva toccare giusto se la colonna sonora era della Vegetable Orchestra.
Il film è praticamente tutto dialogato, il protagonista, un giovane megamiliardario della finanza internazionale, incontra nella sua macchina/ufficio vari personaggi, dal programmatore al consulente artistico, dal medico alla guardia del corpo, e con loro chiacchiera di... boh, non si capisce bene di cosa cerchi di parlare, perché sembra che butti battute a caso completamente fuori contesto (dando l'idea che non ci sia tutto col cervello), e l'unica che gli tiene testa per tutto il tempo è sua moglie, un'altra ricca industriale dedita alla poesia che ha sposato da poco ma con cui non riesce a consumare, nonostante le sue pressanti insistenze. Non che il sesso gli manchi, perché all'occasione copula con le donne che gli capitano in macchina senza darsi troppa pena. Nel frattempo la città, vista praticamente tramite i finestrini della limousine insonorizzata, pare essere al collasso, con manifestanti che arrivano anche ad assaltare e ridipingere l'auto del miliardario. Alla fine il giovanotto riesce ad arrivare dal barbiere (a notte fonda) e farsi mezzo taglio, poi va in cerca di un tizio che gli stava sparando addosso e passano insieme il resto della nottata, conversando di... boh, sempre stesso discorso, sembra che parlino di qualcosa senza volerlo dire apertamente.
Detta così sembra un film senza un filo logico, e in parte può essere vero, perché la logica e la consequenzialità non sono del tutto valide. Ma al di là di questo, le lunghe riflessioni, i dialoghi e le espressioni dei personaggi, riescono in qualche modo a colpire e far riflettere, introiettando un certo senso di inquietudine e smarrimento, il seme dell'idea che il sistema globale moderno, quello post-capitalistico, possa vacillare e trascinare tutto giù con sé, abbattendo nella caduta tutti i paradigmi su cui abbiamo fondato la nostra esistenza. Ma poi ripensi che è solo un film, e torna il sorriso! :)
*ovviamente, quell'uno ero io.
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