Dopo l'esclusiva Coppi Night in trasferta siamo tornati alle usuali abitudini con una serata in casa, e seddiovole con un film interessante e di buona qualità. Nonostante l'insipidità del titolo (cioè, fare un film su un piloto intotolandolo "volo" è come fare un film su un pescatore chiamandolo "pesce"... a meno che flight non abbia anche qualche significato alternativo, il che non mi risulta), Flight è una storia interessante, che parte con delle premesse piuttosto buone che però si vanno a perdere nelle fasi finali.
Denzel Washington interpreta un pilota di linea alcolista e tossicodipendente, che si prende una bella ciucca prima (e durante) un regolare volo di un'ora, si tira un paio di strisce di cocaina e poi si mette alla cloche. Il problema è che poi l'aereo ha un problema poco prima dell'atterraggio, e il pilota è costretto a compiere una serie di manovre azzardate e potenzialmente diastrose (tipo rovesciare l'aereo a testa in giù!) per riuscire ad atterrare col minor danno possibile... il che significa la morte di "solo" sei persone sulle cento e passa a bordo. Ora, non so niente di aeronautica quindi non riesco a valutare la credibilità delle manovre mostrate, ma c'è da dire che tutta la sequenza è molto realista e impressionante, e pertanto la prima mezz'ora di film è parecchio adrenalinica. Dopo il disastro, che in realtà avrebbe potuto essere ben peggiore perché il mezzo stava letteralmente precipitando, partono le indagini del caso (visto che ci sono stati dei morti), ed è lì che sorgono i problemi, perché dagli esami di routine si è scoperto che Denzel era ubriaco e fatto di coca, che non è esattamente consigliato ai piloti civili. Il protagonista si ritrova quindi a doversi difendere dalle accuse, pur sapendo che se l'aereo non si è semplicemente schiantato al suolo uccidendo tutti è solo merito della sua competenza, inalterata dalla sua condizione psicofisica.
L'idea è quindi buona, e pone un interrogativo stimolante: è più importante riconoscere la "bravura" di una persona, o incolparla per non aver seguito un regolamento che, comunque, non lo avrebbe salvato? Il pilota infatti viene subito acclamato come eroe dai media, e solo in seguito si diffonde la notizia che era sbronzo: qual è la condotta più nobile in questo caso, salvare la reputazione o ammettere l'errore? Purtroppo è qui che il film va alla deriva, perché quello che avrebbe potuto essere un ottimo legal thriller vira drasticamente sul personale, mostrando la vita del pilota da alcolista pesante, i suoi ripetuti tentativi di smettere, la sua relazione con una donna eroinomane che sta cercando a sua volta di disintossicarsi, la sua rabbia nell'affrontare le accuse. Il film non è noioso, ma per tutta la parte centrale si assiste a una serie di scene che essenzialmente ripetono lo stesso concetto. Il climax avviene nel finale, la notte prima del processo, e vede anche una comparsa semicomica di John Goodman, ma anche qui la soluzione è deludentemente buonista.
Per tutto il film poi si subisce un accento fin troppo marcato sul tema di dio e predestinazione, volontà divina e accettazione umana, il che sembra voler ridurre drasticamente la portata delle azioni (qualunque esse siano) del protagonista, come se il suo ruolo fosse solo quello di spettatore, invece che, come è stato, autore delle gesta "eroiche". Questo aspetto di per sé risulta fastidioso, anche perché non porta a una vera e propria conversione religiosa che potrebbe conferire al pilota una diversa prospettiva. A dirla tutta, anche il rapporto con la donna ex-tossica ha ben poco impatto, nonostante un paio di confronti drammatici, perché alla fine dei conti la sua presenza non influisce in modo determinante sullo sviluppo della vicenda.
In definitiva, Flight è un film interessante, che riesce a catturare nella prima parte, ma che forse per mancanza di convizione da parte degli autori non è altrettanto incisivo nel seguito, e cerca di portare sullo schermo dei temi "profondi" senza però riuscire ad evitare qualche banalità, vista e rivista in qualunque film sulla dipendenza. A paragone, per dire, A Scanner Darkly è di certo di tutt'altro impatto. Forse di una mezz'ora più breve, e con una maggiore attenzione al problema etico/professionale di fondo, sarebbe stato un prodotto decisamente migliore.
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