Non so quanta gente si ricordasse che nel 2011 ci sarebbe stato il censimento. Io sì. Per qualche ragione avevo impresso nella memoria che l'ultimo era stato nel 2001, nonostante allora avessi (se ricordo bene) dieci anni meno di adesso. All'epoca le mie propensioni per la statistica non si erano ancora manifestate, ma forse le stavo già covando.
In realtà, dei miei studi di statistica la parte sociale/demografica è quella che mi ha sempre attratto di meno, rispetto a quella più teorica e sperimentale, diretta derivazione della matematica. Insomma, vista una tavola di mortalità, viste tutte, no? Eppure l'idea di un ente centralizzato che diffonde a tutta la popolazione un numero di domande a cui esse sono tenute (obbligate per legge!) a rispondere, in qualche modo mi affascina. Ispira immagini steampunk di enormi mostri meccanici che fagocitano questionari e vomitano quintali di tabulati stampati in inchiostro sbavato su carta perforata. Ok, forse ho esagerato con le suggestioni, ma l'idea della colossale macchina macina-dati è un po' quella.
Che poi, a leggere le domande del questionario sono rimasto abbastanza deluso. Nel 2001, anche se ricordo il momento in cui mio padre compilava le schede, non avevo mandato a mente le domande (che suppongo non siano cambiate di molto da allora). Ma in pratica l'Istat vuole sapere poco più dei miei dati anagrafici: che lavoro faccio, quanto mi pagano, e come ci vado. Mi aspettavo più domande, e più approfondite, più intricate, e magari anche più subdole. Tuttavia l'immediatezza dei quesiti è sicuramente un requisito voluto da chi le ha elaborate, per urtare il meno possibile i risponditori, che hanno sempre, sempre, qualcosa di meglio da fare.
Certo che se alla fine si considera che tutto questo immenso lavoro per raccogliere una quantità incredibile di dati, alla fine conduce appena a una manciata di indici che sono alla fine dei conti solo dei rapporti, viene da pensare che sia solo fatica sprecata. Che diamine, lo fate una volta ogni dieci anni, potreste impegnarvi di più, no? Mi piacerebbe pensare che le centinaia di milioni di risposte che perverranno alla fine al Cervellone possano costituire la base per qualcosa di più serio, magari i primi passi verso lo sviluppo di una seria psicostoria.
Comunque, penso che mi divertirò (per quanto una cosa del genere possa essere divertente) a compilare il mio questionario. Se non altro, per empatia nei confronti dei miei semicolleghi statistici che prima o poi maneggeranno i dati. E non mi importa se a dio non piacciono i censimenti, io lo compilerò lo stesso!
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