Letture piuttosto variegate a febbraio, sia per genere che per provenienza. Tutte comunque riconducibili a meritevoli editori italiani, il che è un buon segno.
Iniziamo con Guiscardi senza gloria, secondo romanzo di Mauro Longo ambientato nel setting GDR Ultima Forsan. Personalmente non sono un giocatore di ruolo quindi non ho seguito il progetto, a quanto ne so si tratta di un'ambientazione a tema zombie, in cui fondamentalmente al posto dell'epidemia di peste che ha investito l'Europa nel 1300 c'è stata la diffusione del morbo che ha risvegliato i morti. La devastazione delle città e il bilancio delle vittime è stato pesante, ma nonostante questo la società si è ripresa. Questo romanzo è ambientato infatti alcuni secoli dopo, quando si è più o meno ritrovato un equilibrio se pur a condizioni diverse, e la minaccia dell'infezione è sempre presente. La storia segue una banda di avventurieri sulle tracce di un leggendario tesoro lasciato da Marco Polo, braccati da un cavaliere francese in disgrazia che ha lo stesso obiettivo. La trama è un pretesto per spostarsi da una città italiana all'altra (Venezia, Otranto, Salerno) e inscenare qualche combattimento tra le due fazioni e i sempre presenti trapassati redivivi (che possono attraversare diversi "stadi" di attività). La componente forse più interessante, al di là dell'azione arricchita di elementi clockpunk, è il modo in cui la società si è ristabilita, e come nelle diverse città vengono trattati i Corrotti, ovvero gli umani contaminati dall'atramento (il sangue nero che veicola il morbo) ma ancora "normali", destinati a trasformarsi in zombie una volta morti. In molte città esistono ghetti appositi e i Corrotti sono discriminati, mentre altrove sono trattati come cittadini degni di rispetto. A fare la differenza è di solito il fanatismo religioso e la presenza di Corrotti nelle famiglie ricche e nobili che governano le città. Ho trovato un po' debole la motivazione iniziale che spinge il cavaliere francese a intraprendere la sua caccia (e quindi innescare tutta la vicenda), e forse anche la rivelazione finale riguardo il tesoro dei Polo, ma lo svolgimento rimane comunque godibile. Soprattutto, il romanzo funziona come standalone, e non serve aver letto o giocato altre opere dello stesso setting per poterlo seguire, anche se è probabile che in questo modo si perda qualche riferimento inserito qua e là. Voto: 7/10
Come intermezzo tra un romanzo e il successivo ho letto il numero 0 di Parallàxis, la rivista che è giunta fino al numero 4 prima di doversi arrendere e concludere il suo percorso (e che ho avuto l'occasione di intervistare). In questo numero si trovano racconti di Valerio Evangelisti, Lisa Tuttle, Neil Gaiman e Max Barry, tutti piuttosto inquietanti anche se non credo di possa parlare di horror, siamo più sul thriller psicologico, se questa definizione esiste. Di certo qualche moto di repulsione viene a leggere della morbosità delle relazioni reali o unilaterali dei vari personaggi, dal Cicci di Scandicci di Evangelisti alla statua umana di Gaiman. A chiudere il volume c'è un saggio sull'aggressività espressa nella letteratura, che parte dall'esempio iconico della dualità Jekyll/Hyde.
Infine ho voluto leggere Elysium, l'ultimo titolo di Zona 42 da cui ero rimasto parecchio incuriosito dopo la prima presentazione a Firenze. Il romanzo di Jennifer Marie Brissett è senza dubbio classificabile come fantascienza, ma questa è un'etichetta che forse si riesce a dare solo a posteriori. Per una buona parte (forse più di metà), tutto quello a cui si assiste è una successione di sequenze con personaggi diversi che portano gli stessi nomi, in episodi collocati in punti diversi dello spazio e del tempo che però mantengono sempre tra loro un collegamento forte: Adrian/Adrianne e Antione/Antoinette sono sempre in qualche modo legati da un rapporto di amore di varia natura (ora sono una coppia, ora padre/figlio, ora fratelli), ma in questo rapporto c'è sempre qualcosa che li porta ad allontanarsi e perdersi spesso a causa di fattori estremi: la guerra, la malattia, la morte. Si capisce abbastanza presto che quello che si sta leggendo in un certo senso non è "reale" e fa parte di una sorta di simuazione (alcuni capitoli sono inframezzati o interroti da linee di codice macchina che fanno subito pensare a qualcosa del genere), ma lo scopo e la natura di questo ripetersi di episodi simili diventa appunto l'interesse princpale procedendo nella lettura. Arrivati alla fine si riesce in qualche modo a comporre la storia di cosa è "successo davvero", ma rimane comunque un margine di incertezza, dato che molti degli episodi riprendono alcuni elementi del filone principale reinterpetandoli in maniera diversa, quasi un'espressione metaforica del senso originale (ad esempio le parti nell'ucronia romana, e quelle con il virus che provoca mutazioni). È difficile quindi poter affermare con sicurezza quale sia la storia princpale, perché in realtà ognuno degli episodi ha un suo contesto e un significato autonomo. Una volta chiuso il libro viene voglia di andare a riprendere le parti precedenti, e rileggerle alla luce di quanto si è appreso alla fine. Nel suo complesso, Elysium è un romanzo sulla perdita, sull'inevitabilità del dolore e il suo posto all'interno di ognuno, come traccia indelebile di quello che in precedenza era amore. È una storia che cerca di mettere in risalto ciò che è importante, quello che resta quando tutto ciò che conosciamo crolla e smette di sorreggerci. Probabilmente bisogna trovarsi nel mood adatto per poterlo seguire e apprezzare, soprattutto nella parte iniziale quando non è chiaro dove la storia vuole andare, ma vale la pena dare fiducia all'autrice e lasciarsi accompagnare in questo viaggio struggente. Voto: 8/10
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