Neal Stephenson - Seveneves

Neal Stephenson è quell'autore che può iniziare un romanzo con:
La luna esplose all'improvviso e senza una ragione apparente
e farne seguire 860 pagine di hard sf traboccante di infodump che scorrono con la piacevolezza di un'acqua tonica ghiaccio e limone il 28 luglio. Stephenson si è costruito dagli anni novanta in poi una posizione quasi di culto nell'ambito della fantascienza contemporanea, grazie a una produzione non troppo vasta ma sempre azzeccata. Dall'iconico Snow Crash a Cryptonomicon, dal Ciclo Barocco al capolavoro di Anathem, ogni romanzo di questo atuore è un viaggio completo in una dimensione diversa, sia essa storia alternativa, universo parallelo, futuro, o soltanto il presente che ancora non siamo capaci di riconoscere. Seveneves, pubblicato nel 2015 e colpevolmente ancora inedito in Italia, è solo l'ultimo dei suoi viaggi epici, e in questo caso il termine ha una connotazione quasi letterale.

Seveneves è una storia della fine del mondo, che comincia con quella frase riportata sopra. La luna si frammenta di punto in bianco in sette pezzi, senza che nessun potesse prevederlo o possa capire perché è successo (e mettetevi l'animo in pace: non verrà mai data una spiegazione di come e perché è successo). Dalla iniziale curiosità si passa al terrore quando il calcolo delle meccaniche orbitali degli iniziali sette frammenti porta a concludere che nell'arco di due anni circa la massa di detriti raggiungerà un livello critico di caos tale da iniziare a piovere sulla Terra, sottoponendo il pianeta a una caduta continua di bolidi in grado di devastare la superficie e incendiare l'atmosfera. Inizia allora la corsa contro il tempo per salvare l'umanità e fare in modo che una parte sufficiente della popolazione sopravvivere all'imminente apocalisse. Da qui in poi ci sarà qualche spoiler, ma niente di più di quello che si scopre leggendo la quarta di copertina.

Il romanzo è diviso in tre parti: nella prima si verifica la distruzione della luna e vengono elaborati i piani di emergenza messi in atto per mettere in salvo la maggior parte possibile della popolazione. La soluzione che viene adottata e condivisa da tutte le nazioni è quella di ampliare la Stazione Spaziale Internazionale (ISS o Izzy per i suoi abitanti) e portare in orbita, al riparo dalla tempesta di fuoco, un numero selezionato di persone che possano poi ripopolare il pianeta, quando a distanza di qualche migliaio di anni la superficie tornerà abitabile. Nella seconda parte viene abbandonata la prospettiva terrestre, e tutta l'azione si svolge in orbita, tra Izzy e le arklet che formano lo sciame di arche su cui è stata trasferita la popolazione. Da qui si assiste all'inizio della Hard Rain che mette fine alla civiltà umana sulla Terra, per poi passare al difficile compito di sopravvivere alle condizioni estreme, mancanza di spazio ed esaurimento delle risorse. Le poche migliaia di occupanti di Izzy e delle arklet sopportano una sequenza di momenti terribili, e l'estinzione dell'umanità si fa pericolosamente vicina. Infine, nella terza parte, si salta di cinquemila anni nel futuro, quando l'umanità si è più o meno ricostituita e ha stabilito la sua vita in una moltitudine di habitat che circondano tutta l'orbita terrestre, e si sta preparando a tornare finalmente sul pianeta.

Il livello di speculazione verso cui si spinge Stephenson è estremo ma sempre coerente. La storia parte da un'epoca tecnologicamente affine a quella attuale. Gli unici due elementi non ancora presenti "nel mondo reale" rispetto a quanto narrato nel romanzo sono la presenza di un asteroide catturato e agganciato alla ISS, e la disponibilità di piccoli robot da lavoro più avanzati di quelli attualmente in uso. Si tratta di due elementi che si rivelano determinanti nel dipanarsi nella storia, le uniche concessioni alla sospensione dell'incredulità richieste dall'autore. Per il resto il mondo è perfettamente riconoscibile: dai social media alla politica internazionale fino a personaggi che sembrano di fatto gli alter ego di personaggi reali, come Neil DeGrasse Tyson ed Elon Musk. A paritre da questo Stephenson si permettere però di sollevare problemi e proporre soluzioni, da questioni apparentemente banali del tipo "come funziona una frusta a gravità zero" ad altre più complesse come "dove trovare la massa di reazione per far cambiare orbita alla ISS in assenza di rifornimenti dalla Tera". Come già successo in molti dei suoi lavori precedenti, l'autore non ha paura di lanciarsi in lunge digressioni, usando terminologia precisa ma non strettamente tecnica, e prendendosi il tempo di illustrare tutte le nozioni di base per comprendere le questioni affrontate. In qualche modo, Neal Stephenson sembra totalmente immune dall'intolleranza all'infodump che affligge la maggior parte degli autori e lettori di oggi, e anzi ha con sé gli anticorpi necessari per debellare questa epidemia contemporanea, perché non si avverte nemmeno per una pagina il fastidio delle informazioni rigurgitate in modo gratuito e anticlimatico. I temi affrontati nel corso delle quasi 900 pagine sono davvero vasti, afferenti a numerose discipline, dalla meccanica dei corpi celesti alla balistica, dalla genetica alla programmazione, dalle arti marziali alla sociologia.

Volendo ricercare un difetto in Seveneves, forse la sproporzione tra le prime due parti e la terza è quello più evidente. Per le prime 570 pagine la storia segue l'umanità come la conosciamo, con il focus su un gruppo di personaggi principali, che si impara a conoscere e apprezzare. Nella terza parte ci si trova sbalzati di 5000 anni, e per quanto sia stimolante vedere come la società e gli uomini si sono evoluti durante la loro permanzenza nell'habitat orbitale, si perdono tutti i punti di riferimento accumulati fino a quel momento e al tempo stesso non si ha modo di acquisirne di altri, perché le rimanenti trecento pagine hanno così tanto da dover raccontare del presente e dei cinquemila anni trascorsi che non c'è spazio per approfondire a dovere personaggi e dinamiche. A lettura ultimata mi è venuto da chiedermi se non avrebbe potuto avere senso raccontare prima la parte ambientata nel futuro, e in seguito riferire come è avvenuta la fine del mondo. Dato che nella terza parte le riprese di alcuni momenti storici dell'epoca della crisi sono continuamente riprodotte e formano un'Epica a cui tutta l'umanità si ispira, forse sarebbe stato giustificato. Peraltro c'è anche chi teorizza che l'intero libro sia una sorta di documento di propaganda in-universe, la storia come viene raccontata da una delle due fazioni in cui l'umanità si è divisa nel futuro.

Nonostante la storia cominci con una catastrofe totale e arrivi vicinissima all'annientamento completo dell'umanità, Seveneves è in un'ultima analisi un'opera ottimista, anzi, quasi positivista. Gli eroi del romanzo sono le persone che si impegnano, quelli che affrontano i problemi e trovano le soluzioni, che pensano e agiscono. Si può avvertire anche una certa contrapposizione tra tecnica e politica, laddove i professionisti (ingegneri, astronomi, medici, programmatori) sono costretti a seguire le decisioni dei burocrati (presidenti, uffici stampa, avvocati, ambasciatori), spesso abbandonando la strategia più efficace a favore di quella più opportuna. Questo contrasto in alcune occasioni si fa esplicito, e culmina a un certo punto in una vera e propria guerra sui social media con conseguenze devastanti.

In definitiva, Seveneves è un'opera totalizzante. Se qualche pecca minore si può individuare, non toglie nulla all'immensità del quadro complessivo. È uno di quei libri che, una volta chiuso, richiede qualche giorno di assestamento, perché la sola idea di poter metterlo da parte e aprire un libro che non parli di quello sembra inconcepibile. Per questo sono anche un po' preoccupato che il film tratto dal romanzo a cui sta lavorando Ron Howard si riveli alla fine solo un disaster movie che poco ha a che spartire con la profondità della narrazione e la speculazione selvaggia del libro.

E in tutto questo, sono riuscito a non rivelare che cosa significa il titolo palindromo. Il che costituisce da sé il momento più wtf di tutto il libro, se si esclude l'incipit.


Piccola nota personale: Seveneves contiene nella sua vastissima trama almeno tre spunti che avevo messo da parte e avrei voluto usare per dei racconti, cosa che a questo punto eviterò di fare. Ma sono ben contento che Neal Stephenson si sia occupato di raccontare le mie storie meglio di quanto avrei mai potuto farlo io!

1 commento:

  1. "Ma sono ben contento che Neal Stephenson si sia occupato di raccontare le mie storie meglio di quanto avrei mai potuto farlo io!"
    Le "tue" storie? Viva la modestia. Il romanzo non l'ho letto, ma se il film lo dirige Ron Howard mi fido.

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