Come tutti nel mondo sanno, la settimana scorsa si è conclusa la missione 42 (mind this number) sulla ISS, che comprendeva tra l'equipaggio di bordo l'italiana Samantha Cristoforetti. Ora che ho esaurito le nozioni prese da wikipedia, passiamo all'oggetto di questo post.
Durante i lunghi 200 giorni di permanenza della Cristoforetti (Astrosamantha per amici e uccellini) sulla stazione spaziale, si sono succeduti tanti commenti sul suo ruolo e la sua occupazione all'interno della missione. La presenza di una donna italiana nello Spazio (la prima, per inciso) è stata per lo più motivo di vanto e orgoglio nazionale, ma ci sono state anche reazioni avverse, e molte di queste si sono scatenate proprio in concomitanza con il rientro di Astrosamantha dalla missione, quando è stato un fiorire di "ebbasta non se ne pole più, ma chi è sta cretina e che ha fatto di così eccezionale?" Ci sono stati anche commenti di personaggi "illustri", gente che ha un seguito di pubblico e la cui opinione viene presa in considerazione e riportata dai giornali, che si muovevano su questo tono. "Se lei è un'eroina, cosa sono le donne che tutti i giorni si spaccano la schiena e poi hanno la famiglia da portare avanti? Mia nonna ha cresciuto quattordici figli, era più stupida di lei?" Uscite del genere sono accompagnati da valanghe di like e commenti di supporto.
Personalmente, non ho la pretesa di far cambiare opinione a nessuno. E dubito anche che uno qualunque di quelli che hanno espresso accordo per un discorso del genere possano capitare su questo blog (se non cercando di scoprire qualcosa sull'osso del pene). Quindi probabilmente questo è un post senza pubblico, ma mi piacerebbe provare a spiegare perché Samanta Cristoforetti è davvero un'eroina, perché la consideriamo tale e merita questo titolo.
Lasciamo pure da parte tutta la sfilza di primati che ha accumulato (prima italiana nello Spazio, donna con permanenza più lunga nello Spazio, ecc...), anche se, in effetti, per alcuni è bastato molto meno ad essere proclamati eroi nazionali. Lasciamo anche stare il banale discorso anti-populista "Ah, ma quando la nazionale di calcio vince i mondiali sono tutti eroi e nominati cavalieri, quando si tratta di scienza non conta nulla, gli italiano ragionano col pallone al posto della testa", anche se, in effetti, ci sarebbe da discuterne. Io stesso, d'altra parte, non sono un fan di prima linea di Astrosamantha, ho seguito le sue avventure sporadicamente, eppure il poco che mi è arrivato mi ha convinto.
Il punto è che, per la prima volta nella storia dell'esplorazione spaziale italiana (ammesso che questa storia esista), ad andare nello Spazio è stato uno di noi. E quando parlo di noi, intendo noi seguaci della fantascienza, noi gente cresciuta coi dinosauri spiegati da Piero Angela, noi che cerchiamo di invividuare le costellazioni di notte... Samantha, da lassù, ci ha lanciato decine di segnali, ammicchi, citazioni. I più non le hanno colte, come quando i giornali hanno riportato il suo ultimo saluto senza capire che cosa significasse quel "Addio, e grazie di tutto il pesce", che non poteva non essere il commiato della missione 42. Ma noi ce ne siamo accorti, eccome!
Ecco perché la Cristoforetti ha riscosso tanto successo, tutto meritato. Con poche semplici battute ci ha fatto sentire tutti parte di un'unica squadra, e tutti più vicini alla Luna. Ci ha mostrato che c'è davvero spazio per noi, lassù, e di questo le siamo grati. È questo che fanno gli eroi: cambiare la dimensione umana di coloro che incontrano.
Tutta questione di marketing? Solo una strategia di comunicazione, un'abile sfruttamento delle possibilità offerte dai social network, che all'epoca di Parmitano ancora non erano diffusi? Probabile. Ed è quasi sicuro che Astrosamantha non avrebbe avuto tanto seguito (nel senso: tanti follower), se non avesse avuto modo di twittare le sue foto. Ma insomma, per una volta sembra che i social abbiano davvero svolto un ruolo importante nell'unire le persone, e potremmo anche perdonarli.
"Il punto è che, per la prima volta nella storia dell'esplorazione spaziale italiana (ammesso che questa storia esista),"
RispondiEliminaEsiste, esiste...
Broglio, Franco Malerba, la ISS stessa...
Sono ormai tre anni che a Roma c'e' stata la mostra per il ventennale del volo del primo italiano nello spazio.
La storia c'e', sono gli Italiani che si dimenticano di studiarla.
Quiz. Quale dei tre astronauti della missione Apollo 11 e' nato a Roma.
Non barate guardando su Wiki, vi basta andare in via Tevere 16 a leggere la lapide commemorativa!
parli con uno che ha l'autografo di Malerba in camera! lo so bene che la nostra parte l'abbiamo fatta, quell'inciso era un po' una provocazione, per far notare che comunque quando un italiano va nello spazio è ancora un evento.
EliminaBell'articolo. Io però ho seguito con più interesse Parmitano e non mi pare che i social fossero meno duffusi. Forse la differenza mediatica sta nel fatto che questa volta si è trattato di una donna.
RispondiEliminaAnche Luca ci ha fatti sognare con tweet e immagini dallo spazio.
non ricordo bene che "seguito" avesse Parmitano all'epoca, certo era prima che anche ministri e presidenti facessero i loro annunci su twitter, quindi la percezione media dei social come strumento di comunicazion era ben diversa.
Elimina