Ok, dopo una non dichiarata pausa del blog dovuta a un accavallarsi di impegni che mi hanno tenuto materialmente lontano dal computer per la maggior parte degli ultimi giorni, torniamo alla regolare programmazione dei post, iniziando con gli aggiornamenti dal Coppi Club.
Il film che ha vinto la sera in cui sono tornato da Telese e affrontavo lo schermo con la stanchezza accumulata da due giornate estremamente impegnative, doveva nelle intenzioni essere una commedia di qualche genere. Voglio dire: c'è Vince Vaughn, la storia si basa sulle donazioni di sperma, vorresti non ridere? Io in realtà so che non avrei riso lo stesso, ma almeno quell'ora e mezza sarebbe scivolata senza intoppi. E invece non è andata così.
A me non piace Vince Vaugh, non mi fa ridere quando dovrebbe far ridere e mi irrita quando dovrebbe essere serio. In questo film l'aggravante è che tenta di fare entrambe le cose, e fallisce sempre. Ma non voglio dare tutta la colpa a lui, figuriamoci, i problemi sono ben altri. Abbiamo questo giovanotto che lavora nella ditta del babbo e può quindi permettersi di essere un inetto completo, e scopriamo che 17-18 anni prima ha raschiato il fondo dei suoi testicoli spremendoli con una certa frequenza per donare lo sperma. Che poi in realtà non lo stava donando, perché glielo pagavano. Accade poi che questo sperma risulta essere di ottima qualità (non so bene quali siano i parametri per giudicarlo) e così con questo vengono fecondate più di 300 wannabe madri. Fin qui tutto regolare. Poi per qualche ragione la società di fecondazione artificiale è costretta a rilasciare i documenti e si scopre che questi 300+ bambini sono nati tutti dallo stesso padre, e a quel punto tutti si coalizzano per scoprire di chi si tratta, minacciando azioni legali pesanti.
Così il nostro protagonista (con il nome d'arte [arte onanista, s'intende] Starbuck) conosce uno per uno i suoi figli, senza farsi scoprire, e si sente in dovere di aiutarli in qualche modo. La cosa potrebbe essere simpatica ma poi assume dei toni da fiction: la ragazza tossicodipendente che vuole suicidarsi, il ragazzino handicappato, il musicista di strada, l'omosessuale... il tutto culmina quando Starbuck si ritrova a un raduno dei Figli di Starbuck, e questi non capiscono che si tratta di lui nonostante sia l'unico adulto e molti lo abbiano già conosciuto in situazioni svariate. Ma la cosa più assurda è: che cosa vogliono questi 300+ ragazzi? Sentendoli parlare sembra che lamentino di essere cresciuti senza un padre, senza una guida, e che per questo rivendichino il loro diritto a conoscere chi ha donato lo sperma. Ma santiddio, qualcuno li avrà pur cresciuti, no? Quando vai a farti inseminare con lo sperma di qualcun altro, di solito hai anche un compagno, o comunque hai le carte in regola per avere un figlio. Mica Starbuck ha violentato e messo incinta queste 300 donne, per poi abbandonarle al loro destino. E allora da dove viene tutta questa pretesa di conoscere da quale scroto venivano gli spermatozoi che ti hanno generato, e di metterla in termini di diritti familiari? Mi sembra una visione davvero ottusa del tema della paternità, un discorso che poteva reggere prima che Mendel iniziasse a suddividere i piselli per il loro colore.
Ah, sullo sfondo di tutto questo ci sono anche vicende lavorative, familiari e amorose di Starbuck di cui possiamo fare a meno di parlarne, tanto si risolvono tutto con deus ex machina improbabili e senza nessuna reale crescita del personaggio, quindi perché preoccuparsene.
In tutto il film ci sono forse due battute che fanno effettivamente ridere, il resto è in bilico tra l'improbabile e l'immotivatamente melenso. Le emozioni più frequenti durante la visione sono noia e irritazione. Che se anch'io passavo la serata a donare sperma forse mi divertivo di più.
Nessun commento:
Posta un commento