Rapporto letture - Settembre 2014

Tre libri letti a settembre, e ancora una volta sono riuscito a tenere un buon equilibrio tra autori italiani ed esteri, e addirittura non anglofoni! Un mese di ottime letture, questo, infatti ricordo raramente una media di voto così alta in altri rapporti mensili.


Più riguardo a YIniziamo con gli autori italiani. Claudio Selva è un collega di Factory, uno degli ultimi pubblicati dalla casa editrice che ha pubblicato anche il mio Spore. Ammetto di essere rimasto incuriosito da Y soprattutto per la copertina, e beh, ve lo dico, tanto non è spoiler, in effetti la doppia copertina: Y infatti si legge sia da un lato che dall'altro, e arrivati a metà libro ci si trova davanti a pagine a testa in giù, si capisce che bisogna cambiare letteralmente prospettiva. Questa particolarità non è solo un giochetto, ma funzionale ai fini della storia, accompagna il lettore nel senso di straniamento che si prova a passare dalla prima alla seconda parte. Nella prima infatti abbiamo una serie di racconti, alcuni molto brevi, vagamente collegai tra loro, mentre la seconda parte è una storia unica, ambientata in una città distopica nella quale si trovano insoliti collegamenti suggeriti a quanto letto in precedenza. Sì, vabbè, mi direte, questa è la struttura, ma la storia? Di che parla il libro? Ecco, non è facile fornire una descrizione semplice e completa. I temi principali sono probabilmente la creazione e la distruzione, sia in senso materiale che artistico, e la follia, e la prospettiva attraverso la quale vediamo il mondo. Non è un libro in cui si possano identificare introduzione, svolgimento, epilogo. Ma è un libro che dice molto, che fa vibrare delle corde che tutti abbiamo dentro, anche se di solito le teniamo ferme. La cosa più simile che mi viene da accostare a questo libro è il film Mulholland Drive, con la differenza che qui le cose hanno senso. Voto: 8/10


Più riguardo a Forbici vince carta vince pietraPer secondo abbiamo un altro libro di Ian MacDonald, e sono stato grato a Urania di aver ripubblicato questo titolo che cercavo da tanto. Forbici vince carta vince pietra (che poi, a logica, dovrebbe essere "sasso", non pietra, perché il gioco a me risulta si chiami forbici-sasso-carta, chi è che dice forbici-sasso-pietra?) è la storia di un programmatore che scopre delle immagini, semplici segni grafici, che scatenano con la sola visione reazioni devastanti e improvvise: gioia, estasi, esperienze mistiche, guarigione, oblio, dolore, morte. Sconvolto da questo potere, si incammina in un pellegrinaggio dei templi giapponesi, ma scopre che c'è qualcuno che vuole ancora sfruttarlo. L'idea è molto intrigante, e la storia costruita bene, con la narrazione presente (come sempre MacDonald riesce a rendere fedelmente le ambientazioni asiatiche) che si alterna a quella passata. Il libro è arricchito anche di altri quattro racconti più brevi, tra i quali spicca La ruota di Santa Caterina, che in qualche modo si può considerare un prequel di Desolation Road. Nel complesso un ottimo volume di un autore che sta vivendo un periodo di meritato riconoscimento in Italia. Voto: 8/10


Più riguardo a Memorie di un viaggiatore spazialeE concludo con un altro autore che solo nominato dovrebbe suscitare rispetto e ammirazione. Non ho letto moltissimo di Stanislaw Lem, ma ogni volta rimango sorpreso e stordito dalla vastità di temi e idee che ogni suo opera trasmette, e di come sia in grado di passare da un tono leggero e umoristico (come in questo caso) a quello profondo e intimista come in Solaris o La voce del padrone (lettura che non a caso consigliavo agli appassionati di sf). Memorie di un viaggiatore spaziale consiste in una serie di racconti di lunghezza variabile, che costituiscono le annotazioni dell'astronauta/avventuriero Ijon Tichy, che nella sua lunga carriera ha visitato innumerevoli mondi e civiltà. Volendo ridurre al massimo, questo libro si potrebbe considerare una versione fantascientifica dei Viaggi di Gulliver, perché Ijon scopre civiltà grottesche e usanze assurde, che però hanno una loro perfetta giustificazone e un chiaro intento satirico. Ma c'è anche dell'altro, perché tutti i temi tipici della fantascienza sono in qualche modo affrontati e sovvertiti: dal viaggio nel tempo e i suoi paradossi all'origine dell'universo, dalla percezione del mondo all'ingegneria genetica, dall'etica dei robot alla singolarità tecnologica. Il tono è sempre leggero, ma non per questo le idee sono banali e scontate, anzi, credo che da queste storie siano scaturita buona parte di tutta la fantascienza umoristica successiva (dalla Guida di Douglas Adams a Futurama), e se non si tratta di un'ispirazione diretta, lui non è stato sicuramente il precursore. Un'opera eccezionale, di un autore che credo non abbia mai sbagliato un colpo. Voto: 9/10

2 commenti:

  1. Credo che il titolo del secondo sia tradotto dall'inglese Rock-paper-scissors (... lizard, Spock) senza badare troppo al corrispettivo italiano. Magari ha senso la parola "pietra" nel testo? Tu l'hai letto. :)

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  2. sì, appunto, ma non è così impossibile da capire che lo stesso giochino in italia si chiama "sasso" e non "pietra". nel testo il riferimento c'è al gioco, ma nessuna "pietra" particolare (a meno di doppi sensi che mi siano sfuggiti, ma non credo).

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